Chi è l'assistente sociale - Definizione

Elena Allegri e Anna Laura Passera

Definizione internazionale del servizio sociale

Nel luglio 2001 IASSW (International Association of Schools of Social Work) e ISFW (International Federation of Social Workers) hanno redatto la seguente definizione internazionale del servizio sociale:

"La professione del servizio sociale promuove il cambiamento sociale, il metodo del problem solving nei rapporti umani e l'empowerment e la liberazione delle persone per migliorare il benessere. Utilizzando le teorie del comportamento umano e del sistema sociale, il servizio sociale interviene nelle situazioni in cui le persone interagiscono con il loro ambiente. I principi dei diritti umani e della giustizia sociale sono fondamentali per il servizio sociale".

Naturalmente il servizio sociale si declina in maniera diversa nei vari Stati: in alcuni contesti, ad esempio, sono maggiormente predominanti le funzioni di controllo.

Le tensioni e le contraddizioni insite nella professione, che sono state costantemente ri-negoziate piuttosto che risolte, costituiscono elementi di successo e di sfida: "E' proprio la sua apertura che dà a questa professione l'opportunità di misurarsi con specifici contesti storici e politici (continuamente mutevoli), mentre nel contempo si sforza di raggiungere un grado di universalità, di base scientifica, di autonomia professionale e di responsabilità morale"(Lorenz, 2001, p. 12).

Definizione italiana di Assistente sociale

La prima definizione ufficiale di assistente sociale in Italia è stata quella elaborata, anche sulla scorta del dibattito internazionale, dalla "Commissione nazionale di studio per la definizione dei profili professionali e dei requisiti di formazione degli operatori sociali", istituita nel 1982 dal Ministero dell'Interno e poi pubblicata nel 1984.

"L'Assistente Sociale e' un operatore sociale che, agendo secondo i principi, le conoscenze e i metodi specifici della professione, svolge la propria attivita' nell'ambito del sistema organizzato delle risorse messe a disposizione dalla comunita', a favore di individui, gruppi e famiglie, per prevenire e risolvere situazioni di bisogno, aiutando l'utenza nell'uso personale e sociale di tali risorse, organizzando e promuovendo prestazioni e servizi per una maggiore rispondenza degli stessi alle particolari situazioni di bisogno e alle esigenze di autonomia e responsabilita' delle persone, valorizzando a questo scopo tutte le risorse della comunità".


Ambiti, contesti, orizzonti

Due dimensioni

A partire dalla definizione proposta si evidenziano due dimensioni interessanti:

1) La specificità della professione:

"L'Assistente Sociale è un operatore sociale che, agendo secondo i principi, le conoscenze, il metodo e le tecniche specifiche della professione..".

Lo specifico professionale può essere inteso come sinonimo di ruolo, elemento in relazione con altri all'interno di un sistema di relazioni complesso ed articolato che comprende il servizio, l'organizzazione, l'utenza, la comunità. Il ruolo è caratterizzato dalla polivalenza e dalla polifunzionalità, dalla capacità dell'operatore di interagire con bisogni, persone, istituzioni, soggetti collettivi. L'azione professionale è resa possibile dalla traduzione in atti concreti delle conoscenze, delle capacità e degli atteggiamenti che costituiscono il ruolo di una professione "estremamente articolata e flessibile, in possesso di un ampio bagaglio tecnico-culturale con ampia disponibilità e interesse al rapporto umano". (Coraglia, Garena, 1991, p.63).

L'assistente sociale agisce, integrando competenze intellettuali e comunicative con componenti etiche e valoriali, secondo un metodo scientifico ed unitario - mutuato dalle scienze umano-sociali, le cui fasi strettamente correlate, ma non necessariamente sequenziali, sono sinteticamente identificabili nel rapporto circolare e dinamico/processuale del conoscere, del progettare/agire e del valutare - per l'implementazione di un fare pensato rispetto a contesti e fenomeni letti ed interpretati alla luce di teorie esplicative (Macaluso, 1992) tratte da discipline affini. L'identificazione di tali teorie e la loro congruenza con il sistema dei valori in cui la professione si riconosce, determina la non indifferenza e la non riducibilità dell'azione stessa a pura tecnica.

Il metodo del processo di aiuto è un aspetto centrale della professione, trasversale ai vari ambiti applicativi, con "funzione di struttura portante, sul piano metodologico" (Lerma, 1992), per qualsiasi tipo di intervento psico-sociale. Il metodo è un' "azione teoricamente fondata, metodologicamente ordinata, attraverso cui gli operatori, collocati nel contesto dei servizi sociali, rispondono ai bisogni singoli e collettivi dell'utenza attivando le proprie competenze professionali, le risorse istituzionali, le risorse personali e familiari dei richiedenti"(ivi, 1992, p.92)

2) L'Assistente Sociale tra bisogni e risorse

L'assistente sociale svolge "la propria attivita' nell'ambito del sistema organizzato delle risorse messe a disposizione dalla comunità "...per risolvere e prevenire situazioni di bisogno, aiutando l'utenza nell'uso personale di tali risorse, organizzando e promuovendo prestazioni e servizi per una maggiore rispondenza. degli stessi alle particolari situazioni di bisogno e alle esigenze di autonomia e responsabilita' delle persone, valorizzando a questo scopo tutte le risorse della comunità".

Obiettivo dell'intervento non è, però, quello del cambiamento della persona con riferimento ad una determinata patologia, o disturbo della personalità, né il cambiamento della realtà sociale indipendentemente dalle persone che ne fanno parte, bensì la modifica della persona attraverso processi partecipati e condivisi di chiarificazione e valutazione dei problemi e dei vissuti sottostanti e di apprendimento di modalità risolutive e di comportamenti idonei e funzionali, nella misura in cui ciò sia necessario perché possa incidere nella realtà sociale per la soluzione dei problemi stessi e la modifica della realtà sociale, cui appartiene, o senta di appartenere, o sia stimolato a riscoprirne l'appartenenza, con tutto ciò che questo comporta sul piano della auto ed etero percezione del proprio significato individuale e sociale.


L'assistente sociale, in quanto professionista che guarda ai problemi ed alle persone nella loro globalità e continuità individuale-sociale (Neve, 2000), interviene, quindi, ponendo contemporanea attenzione ai soggetti che esprimono la domanda di aiuto o che vivono una situazione di difficoltà, alle loro risorse ed alla loro competenze, reali, parziali, inespresse o latenti, maturate nel tempo ed attraverso esperienze e percorsi pregressi di soluzione ai problemi, al loro ambiente fisico e di vita, relazionale ed affettiva. Inoltre si rivolge al servizio in cui lavora e alla comunità sociale entro cui i bisogni o i problemi si manifestano ma che nel contempo costituisce il naturale contenitore delle risorse utili e necessarie, spesso non compiutamente conosciute ed implementate, per la soluzione degli stessi.

Mediazione, transazione, facilitazione

La centratura e' quindi sull'importanza della conoscenza del contesto nel quale si opera, delle sue caratteristiche fondamentali, delle risorse attivate e attivabili, e sulla funzione di stimolo dell'assistente sociale alla creazione di sinergie possibili tra soggetti singoli e collettivi della comunità. Sottolinea, in un certo senso, la funzione di "mediazione sociale" strutturalmente compresa nel ruolo professionale, questione importante nel dibattito contemporaneo sul ruolo dell'assistente sociale. Secondo Donati (1981) la mediazione - intesa non come integrazione conformistica ma come "scambio politico ad orientamento emancipatorio - e' continuamente attivata anche dalla interpretazione del proprio ruolo come "operatore sistemico", tramite la lettura attenta delle logiche proprie delle organizzazioni di appartenenza, e come "operatore di mondo vitale", tramite l'animazione di gruppi di base.

Rispetto alla funzione di mediazione Villa (1987) suggerisce di utilizzare il termine transazione, tralasciando mediazione " che evoca troppi fantasmi del passato e troppe polemiche sulla funzione di integrazione sociale di questi operatori" (ivi, p. 341).

L'operatore professionale, quando lavora nel territorio, può essere definito anche "facilitatore sociale", per sottolineare la funzione di facilitazione della comunicazione e della sinergia tra i vari soggetti coinvolti, tramite la valorizzazione di risorse e di capacità, fino a giungere all'autonomia dei soggetti nella loro relazione.


Gli obiettivi dell'azione professionale

La relazione persona/ambiente/istituzioni, costituisce, pertanto, oggetto e bersaglio dell'azione professionale in base all'assunto secondo cui ogni situazione o evento possono essere letti, compresi e valutati nella loro complessità e nelle loro valenze solo ricorrendo ad un'ottica unitaria e globale che permetta di ricomporre le variabili concorrenti alla formazione e superamento dei medesimi attraverso connessioni logico/interpretative e processuali/operative sistemiche ed intrasistemiche. Questi obiettivi non sono in quanto tali esclusivi della professione, ma ne divengono specifici quando trovano spazio e senso in un progetto di intervento, socialmente ed istituzionalmente legittimato, formulato ed agito alla luce dei valori e principi assunti come fondamenti etico-filosofici della stessa e che hanno costituito il presupposto per il consolidarsi nel tempo, a prescindere dal particolare ambito operativo, di atteggiamenti professionali tipici (Sanicola, 1988) e di modalità operative con cui i valori e i principi stessi diventano azione e sostanza della specificità del processo di aiuto posto in essere.


Un professionista nella rete

La complessità dei bisogni e dei problemi oggetto di intervento, la prospettiva unitaria e globale dell'azione di aiuto a fronte di problemi non segmentabili secondo logiche riduttive e semplificative, ha consolidato la consapevolezza che l'assistente sociale è un professionista che agisce e si coordina con altri professionisti per rendere concretamente esigibili i diritti di cittadinanza da parte di ogni soggetto a prescindere dallo stato, o condizione, di utente dei servizi costituenti il sistema di sicurezza sociale.