Tv: Il fatto - 2000

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La piccola Sara e la legge del cuore

Tratto da: Il fatto

Scheda informativa

Titolo: La piccola Sara e la legge del cuore

Autore: Enzo Biagi

Tratto da: Il fatto, di e condotto da Enzo Biagi

Data e canale di trasmissione: 06/12/2000, RaiUno

La puntata da cui è tratta la sequenza appartiene alla VI edizione del programma ed è andata in onda alle 20.35.

Il caso presentato nella puntata in oggetto è relativo a un affidamento di una bambina, del suo successivo rifiuto da parte della famiglia affidataria e dell'allontanamento dalla madre naturale.

Intervengono nella trasmissione la madre naturale del minore, lo psichiatra Paolo Crepet e una donna che parla della sua passata e positiva esperienza di affido.

Dopo la sigla iniziale, come di consueto nel programma, appare Biagi in mezzo busto e ripreso frontalmente che introduce l'argomento specificando luogo e attori della vicenda. Concluso l'inquadramento, il conduttore interpella direttamente la madre di Sara (questo il nome della bambina) con la prima domanda: "Signora G., che bambina è sua figlia? " . Vediamo così la madre, inquadrata singolarmente, che risponde. Segue un alternarsi di inquadrature campo/controcampo che mostrano Biagi porre alcune domande ("Che cosa ha detto a Sara per facilitare il distacco? ", "..Poi, il Tribunale dei minori, ha deciso di toglierle la bambina…", "Sara è di nuovo scappata per tornare da lei. Come è stato il vostro incontro?", "Che cosa le manca di sua figlia?") e la donna rispondere.

L'ultima domanda di Biagi ("Quando si ricorre all'affido?") non è rivolta alla madre, ma direttamente al dispositivo televisivo. Il conduttore infatti, ponendosi dalla parte dello spettatore estraneo alla vicenda, si chiede che cosa sia tecnicamente l'affido e immediatamente parte il primo inserto in videografica con voce fuoricampo. La risposta arriva quindi dall'interno del programma: è il dispositivo televisivo stesso che risponde ("L'affidamento avviene per:…. ").

Concluso l'intervento grafico, ricompare con la medesima inquadratura Biagi, che interpella il secondo ospite della trasmissione: "Professor Crepet, una bambina di 11 anni data in affidamento, ha diritto di decidere di tornare dalla madre naturale? ". "I bambini vanno ascoltati…. " è l'incipit della risposta dello psichiatra che appare nel primo intervento della trasmissione e viene intervistato secondo le consuete modalità di campo e controcampo.

A seguire Biagi introduce il terzo ospite. Si tratta di una donna che in passato è stata affidata a una famiglia e che ha vissuto positivamente tale esperienza e che quindi viene intervistata.

Chiusa l'intervista, inizia la sequenza qui riportata (contenente il secondo intervento grafico dal titolo "Che cos'è l'affidamento", un'altra domanda alla madre e il secondo intervento di Crepet).

Successivamente Biagi torna a interpellare la madre ("Sua figlia le ha potuto telefonare, che cosa vi siete detto? " e ancora "Tra venti giorni è Natale, se Sara torna a casa come immagina la vostra festa? ").

La chiusa del programma vede Biagi augurare una conclusione positiva della vicenda in occasione del Natale ("Questa storia sembra una favola, e mai come in questi giorni è augurabile un lieto fine").

La messa in scena

La cornice

Il fatto di Enzo Biagi è stato uno dei programmi di attualità più autorevoli e seguiti degli ultimi anni. In formato di striscia quotidiana, trasmesso in una fascia alta di ascolto (a ridosso del tg della sera), e di durata molto limitata (non più di dieci minuti), la trasmissione si poneva come obiettivo quello di approfondire il 'fatto del giorno' (tratto dalla cronaca, dalla politica, ecc.) fornendo appena qualche elemento in più (grazie a interviste ai protagonisti, all'intervento di esperti, a schede informative) di quelli solitamente offerti dai servizi dei telegiornali, ma senza diventare un reportage di approfondimento. A orientare il flusso comunicativo, lo stile sobrio tipico di Biagi, caratterizzato da uno sforzo di semplificazione (ma non di impoverimento) dei contenuti, al fine di ottenere un alto livello divulgativo. La sobrietà non impediva comunque al giornalista di dichiarare il suo punto di vista, cercando di convalidarlo con ogni argomentazione e strategia linguistica a sua disposizione.

E' interessante a tale proposito l'incipit (fuori sequenza) della puntata in esame. Biagi introduce l'argomento orientando in modo inequivocabile la visione dei successivi dieci minuti di trasmissione: "Qualcuno dirà che è rispetto della legge, ma è una storia crudele. Luogo: Forlì. Protagonista: una bambina. Età: 11 anni. Titolo che si potrebbe dare alla storia: Senza famiglia.". Viene prefigurata una storia di abbandono in cui c'è una vittima (il minore) e quindi, necessariamente, dei persecutori, che ancora non vengono nominati, ma che Biagi, citando il "rispetto della legge" in realtà già evoca.

Altra caratteristica del programma è la rigidità schematica delle puntate. Chi interviene non è 'ospite' di Biagi, per cui non appare mai un salotto o uno studio ampio che riunisce tutti. L'ambiente, a sottolineare una ricerca di obiettività, appare quasi asettico, con il conduttore che rivolge le domande ripreso frontalmente su fondo grigio e gli interlocutori che rispondono inquadrati singolarmente, ognuno con un'ambientazione differente, ma sempre il più possibile neutra. Unica variante è l'intervento dell'esperto, in questo caso Paolo Crepet: è il solo infatti a guadagnarsi una 'scenografia' connotativa (è su un divano e c'è, sullo sfondo, una libreria colma di volumi) e un titolo nella didascalia ("Paolo Crepet, Psichiatra ", recita il sottopancia).

Come appare e dove appare

In questo documento televisivo la figura dell'assistente sociale (e di tutto l'apparato dei servizi sociali) è solo evocato, senza apparire direttamente nella puntata, a differenza di ciò che accade nelle altre sequenze televisive analizzate. E' il classico caso della citazione in absentia.

In particolare è Crepet a nominarlo ("...si dovrebbero vergognare tutti quei tribunali dei minori e assistenti sociali che fanno questo tutti i giorni"), ma comunque, indirettamente, la sua presenza aleggia nella vicenda durante tutta la trasmissione. Inoltre, in più punti della trasmissione vengono citati in generale i servizi sociali, spesso insieme ai Tribunali dei minori: così accade nella scheda informativa in videografica e così nelle parole di Crepet. Biagi inoltre, nominando pochissimo le istituzioni (cita il Tribunale dei minori una volta), parla più volte del "rispetto della legge" e di "codice" in contrapposizione alla "legge del cuore".

Che cosa fa

Come rilevato, l'assistente sociale nella sequenza viene evocato due volte: prima indirettamente (nella scheda informativa) quando si parla dei servizi sociali e dopo direttamente da Crepet. In entrambi i casi la professione appare legata ad azioni specifiche, tutte relative all'affido (essendo questo l'argomento della puntata). In particolare nel primo caso i servizi sociali dispongono l'affidamento "in accordo con i genitori del minore" dopo una segnalazione di disponibilità ricevuta da parte di una famiglia affidataria e nel secondo, più drammaticamente, alcuni assistenti sociali tolgono "tutti i giorni" i bambini alle famiglie. Il ruolo che emerge appare quindi tratteggiato secondo due caratteristiche: dapprima, estremamente normativo ma comunque, apparentemente, teso a contenere un disagio, mentre le parole di Crepet sono segnate da un duro giudizio sull'operato delle istituzioni in determinate mansioni.

Chi ne parla e come

Nel corso della pur breve trasmissione appaiono parecchi personaggi: una protagonista del fatto di cui si discute (la madre), un testimone privilegiato (la donna che nell'infanzia è stata affidata a una famiglia), l'esperto (Crepet) e, naturalmente, il conduttore (Biagi). Vi sono cioè due 'attori' interni alla vicenda o all'argomento trattato (la madre e la donna) e due esterni (Crepet e Biagi) che si relazionano con la vicenda e con il tema non già perché vissuto da loro in prima persona, ma in quanto ne discutono e lo raccontano. Entrambi sono però interni, per varie ragioni, al dispositivo televisivo e ne sono in qualche modo artefici e/o protagonisti. E' proprio il dispositivo allora a mettere in scena il servizio sociale e la figura dell'assistente sociale. Mentre la madre infatti cita vagamente la presenza di un istituto presso cui si trova la figlia, è Crepet, come già rilevato, a parlare di assistenti sociali. Oltre all'esperto è lo stesso dispositivo televisivo, nella sua forma più neutra (la scheda informativa in videografica), a citare il servizo sociale.

Da una parte cioè si presenta asetticamente, nella scheda, il servizio sociale nelle sue funzioni (l'affidamento avviene nel tal modo..), dall'altra l'esperto chiamato a esprimere la sua autorevole opinione, ne sottolinea i difetti e quasi accusa tutto il sistema di assistenza ("i codici non possono essere pedofobi, ma devono essere per i bambini").

Da che parte sta

Presentata attraverso le strategie comunicative sopra indicate, la figura dell'assistente sociale appare lontanissima dalle esigenze dell'utenza e dai bisogni del territorio. Tribunale, provvedimenti e codici rappresentano, nel corso del programma, una rigida burocrazia in cui viene collocato anche l'assistente sociale. La scelta del campo operativo (relativo al solo rispetto della norma in contrapposizione alla legge del cuore) in questa messa in scena non viene però effettuata dall'assistente sociale. Sono altri infatti a stabilirne la posizione, mentre tutti gli strumenti di coinvolgimento dello spettatore (primo piano, racconto in prima persona, ecc) vengono affidati alla figura che viene designata come 'controparte': la madre a cui, a Natale, è stata tolta la figlia.

Ipotesi di lettura

Fin dal titolo della trasmissione si evidenzia una volontà di far emergere gli avvenimenti in un modo neutro: si parla di 'fatti', di cose che accadono quotidianamente, siano esse di natura politica o sportiva o sociale. Il programma però non è asettico: il conduttore fa intervenire esperti in qualità di opinionisti (come appare Crepet) e costruisce i pochi minuti di trasmissione seguendo un preciso orientamento. Siamo nell'ambito di una 'tv d'autore', realizzata con grande professionalità e maestria, in grado di dire - o far dire - molto in poco tempo e, apparentemente, con pochi mezzi. Le strategie comunicative messe in atto e la conduzione complessiva mirano più a stimolare riflessioni che a informare in modo completo. Osservando la trasmissione infatti non emerge in modo così netto l'esatto susseguirsi degli eventi. Ciò che è accaduto viene raccontato unicamente dalla madre, il cui discorso è però chiaramente montato e tagliato nel dispositivo, seguendo le direttive redazionali. Alla fine della puntata le informazioni che rimangono sono relative a un allontanamento avvenuto a Forlì, vissuto da una madre in prima persona. Veniamo a sapere inoltre che esiste un istituto specifico che si chiama 'affidamento familiare' e che tale intervento può funzionare molto bene (come riportato dalla testimonianza). A volte però (ma sembra essere un evento più che sporadico) qualcosa non funziona e quando ciò capita, la società civile in generale e i servizi sociali in particolare ne hanno principale colpa. La trasmissione pone la questione del 'che fare?' di fronte all'emergere dei problemi, ma contemporaneamente punta a identificare delle responsabilità. Gli autori, che forse danno per scontata una conoscenza pregressa da parte dello spettatore, non spiegano cosa sia realmente successo, quali siano stati i passaggi e se e quali tentativi di contenimento siano stati attuati. Si passa dal caso specifico alle prassi di intervento in cui gli assistenti sociali appaiono - pur essendo 'invisibili' nel programma - come il 'braccio della legge', nominati sempre insieme al tribunale e collocati sempre in un impasto linguistico tecnico/amministrativo (come accade nella scheda) o di denuncia (Crepet). La legge che cercano di far rispettare inoltre appare sempre in contrapposizione con le reali esigenze delle persone. E' l'esperto infatti che chiude la riflessione sui principi, affermando che il codice deve essere interpretato (a differenza di quanto succede normalmente sembra dire), in quanto "applicazione della legge del cuore -perché- altrimenti, è la legge della testa e della razionalità e assomiglia molto di più a Caligola che non agli amanti dei bambini".

Rinvii

Racconti e rappresentazioni

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Guarda la sequenza confrontandola con le considerazioni di Anna Fiorentini sul rapporto fra sistema dell'informazione e professione dell'assistente sociale