I fratelli di Domodossola

Cosa è successo

Due fratelli che da tempo vivono in un istituto religioso di Domodossola (Novara), perché in stato di abbandono, vengono separati da una sentenza dei giudici minorili: secondo la legge in vigore il più piccolo (11 anni) è potenzialmente adottabile, il più grande (16) lo è solo se esprime parere favorevole (e non è d'accordo). C'è anche una sorella, che vive però in un altro istituto, sul lago d'Orta. I genitori dei due ragazzi, il padre disoccupato e la madre invalida, si erano separati. Il pretore, un carabiniere e due assistenti sociali vanno a prendere il più piccolo a scuola, in esecuzione della sentenza. Il fatto avviene quasi contestualmente alla vicenda Serena Cruz e senza dubbio risente dell'onda emotiva provocata da quel caso. Il religioso che gestisce l'istituto protesta per la separazione dei due fratelli. Il più grande scrive una lettera all'allora presidente della Repubblica, Francesco Cossiga. La vicenda smuove gli animi. Il sindaco del paese si mobilita. In seguito, il padre fa una battaglia giudiziaria per ottenere l'affidamento del piccolo e l'ottiene, con un periodo di prova.

Il processo mediatico

La notizia viene pubblicata dal quotidiano "La Stampa" nelle pagine interne il 16 aprile 1989 e viene seguita fino a metà maggio, anche se con spazio alterno. Come sappiamo, nei quotidiani una vicenda viene trattata con continuità quando ha importanza per il tipo di tema che coinvolge direttamente i destini del paese (le vicende politiche, economiche o internazionali) o perché c'è un fatto di cronaca (per esempio un assassinio - pensiamo al caso di Cogne - o una calamità naturale, o un decesso per droga che fa scoppiare il caso - quello di J.B. per ecstasy nella notte di Halloween del 1999-) che mobilita l'opinione pubblica, come la vicenda Cruz o, in misura minore, questa stessa vicenda. Quando si verificano eventi di tal genere, i quotidiani di norma non trattano la cosa 'seguendo' semplicemente la cronaca. Ma mettono in campo i propri più autorevoli commentatori, che prendono posizione. Talvolta si tratta di una posizione unica, che definisce un preciso modo di pensarla su un dato evento e non si dà spazio a voci differenti. Altre volte, soprattutto quando un fatto divide le coscienze (pensiamo sempre al caso Cruz), sui quotidiani vengono pubblicati punti di vista anche molto diversi, spesso opposti l'uno all'altro: è un modo di rispecchiare le differenti opinioni che agitano il paese. Nell'osservare il modo in cui i quotidiani seguono un evento, bisogna poi tener conto del fatto che la loro è una 'dinamica di processo', vale a dire, non è sufficiente andare a vedere come trattano quella specifica cosa in un dato giorno, ma come la seguono anche in quelli successivi. Perché il giorno prima possono intervistare un dato personaggio e il giorno dopo un altro e la 'parità' è in qualche modo garantita. Anche se, naturalmente, è significativo andare a verificare come si è dato conto di un dato fatto e a chi è stata data la parola nel giorno in cui si è verificato l'evento e con quale rilievo ciò accaduto, in quel giorno e nei giorni successivi e ciò vale anche per gli altri personaggi e gli eventuali altri snodi della vicenda.

Gli articoli

Un'adozione divide due fratelli, di Gianfranco Quaglia, "La Stampa", 16 aprile 1989 pagina 12 taglio basso

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La messa in pagina

L'articolo di cronaca che vediamo è il primo che tratta la vicenda di Domodossola su La Stampa. Siamo nella sezione "Interno" del quotidiano, a pagina 12. L'articolo - il 'pezzo', in gergo giornalistico - non è in apertura, è collocato in quello che si usa dire 'un taglio basso', vale a dire la parte inferiore della pagina, il penultimo articolo. E' collocato su cinque colonne, ma piccole, l'articolo non supera i 4.000 caratteri. Il titolo, pure su cinque colonne, ha un rilievo medio. Recita. "Un adozione divide due fratelli". 'L'occhiello' (la parte sopra al titolo): "Caso umano in un istituto di Domodossola, un bambino ha scritto al presidente Cossiga". Il 'sommario' (la parte sotto il titolo): "Christian (10 anni) affidato a una famiglia ha dovuto lasciare Demis, sedicenne. E' stato prelevato a scuola dal pretore con un carabiniere - Il direttore: un bliz perché sapevano che mi sarei opposto". L'apertura dell'articolo - 'l'attacco', l'incipit - fa riferimento implicito al caso Cruz: "Un'altra adozione che suscita sofferenza. Questa volta è la storia di due fratelli separati dalla legge". Prosegue raccontando la storia. Il pezzo è di cronaca, il linguaggio è descrittivo, non emergono particolari aggettivazioni. Il testo racconta i fatti così come si sono svolti. Spiega che il caso emerge da una lettera che il fratello maggiore C. ha scritto al presidente della Repubblica Cossiga (anche nel caso Cruz intervenne il presidente della Repubblica) e ne riporta direttamente ampi stralci. "Non so più che fine ha fatto mio fratello, ho chiesto anche ai giudici torinesi ma non ho avuto soddisfazione. Mi aiuti lei in questo momento tanto doloroso perché ravviva una ferita che non si è ancora rimarginata, dopo la separazione dei miei genitori". Prosegue raccontando la vicenda: perché i due fratelli sono nell'istituto religioso e la sorella in un altro. Spiega chi è padre Michelangelo, il frate cappuccino che li ha in consegna: "a lui si deve l'intervento assistenziale per molti figli di immigrati. Un ambiente positivo, come dice suor Maria Luisa, educatrice di Demis". Il testo continua sottolineando che l'iter giudiziario percorre la sua strada e porta alla sentenza dei giudici che dichiarano l fratello più piccolo adottabile. Interviene direttamente suor Maria Luisa che racconta anche come sono andate le cose il giorno in cui il piccolo è stato "prelevato" da scuola: "Sono arrivati in quattro, due assistenti sociali, il pretore e un carabiniere, e si sono presentati a scuola. Hanno prelevato Christian mentre faceva ginnastica, davanti ai compagni, senza nemmeno dargli il tempo di prendere con sé i vestiti. Poi sono andati da padre Michelangelo dicendo di non aver potuto comportarsi diversamente per timore che si opponesse". Parla il frate: "Me l'hanno preso con l'inganno, promettendo a Demis, come già avevano fatto in precedenza, che l'avrebbero accompagnato a Torino soltanto per un colloquio. Invece non è più tornato". L'articolo riporta poi un biglietto che il fratello piccolo, prima di andar via, scrive al fratello maggiore: "vado a parlare con i giudici, spero che non ti arrabbi, ciao". E poi ancora interviene padre Michelangelo il quale spiega che sotto il profilo strettamente giuridico non si può intervenire, ma mette in evidenza che sul piano educativo "non possiamo accettare tutto questo. Lo abbiamo detto ai giudici, siamo stati a Torino cercando di spiegare loro che la decisione spezza un'unione solida fra i due, anzi tre, fratelli più grandi. Perché anche la sorella veniva sovente a fare visita. Avevo già preparato una stanzetta per tutti e tre. C'è di più: i ragazzi, insieme, stavano recuperando i genitori: venivano a trovarli insieme, forse sarebbe nato quel clima di affetto da sempre cercato da una famiglia disperata e disunita". I rappresentanti del 'pubblico' non sono interpellati in questo articolo in modo diretto. Né il pretore, né gli assistenti sociali, né i giudici del Tribunale dei minori. Questi ultimi verranno intervistati il giorno dopo e con ampio risalto: una pagina intera la pagina 8 della sezione "Interno", in cui a loro viene dedicato il pezzo di apertura e poi si intervista nuovamente padre Michelangelo e 'a piede' - l'articolo più basso, al fondo della pagina - la madre dei tre ragazzi. Gli Assistenti sociali non vengono menzionati direttamente, non parlano nel discorso diretto. Sono citati "due assistenti sociali", non c'è riferimento a persone specifiche o a un servizio specifico. Non c'è 'personalizzazione'. Sono fra gli attori descritti nel testo, ma non sono 'protagonisti'. Agiscono a scuola e, insieme al pretore e a un carabiniere, "prelevano" il piccolo davanti ai compagni. Sempre insieme al pretore e a un carabiniere, nelle parole del frate, lo hanno "preso con l'inganno".

Ipotesi di lettura

Dobbiamo ricordare che il fatto avviene mentre è in pieno svolgimento la vicenda Cruz, evento significativo perché, da un punto di vista giornalistico, quel caso - così forte, così esplosivo - porta alla luce una miriade di casi analoghi o simili o con elementi di affinità in cui, per usare una contrapposizione allora molto utilizzata, le "ragioni del cuore" si oppongono alle "ragioni della legge". Il termine "portare alla luce" non è casuale: non è che prima questi casi non esistessero, è che la vicenda Cruz fornisce loro visibilità giornalistica: dà loro una ribalta mediatica che li porta all'attenzione dell'opinione pubblica. Ecco allora che anche questa vicenda trova spazio. Con questo titolo: <Un' adozione che divide due fratelli>: è "un'adozione" controversa che fa scoppiare il caso Cruz. E anche con questo incipit: <Un'altra adozione che suscita sofferenze. Questa volta è storia di fratelli separati dalla legge>. Il riferimento è chiaro, in quei giorni sui giornali non si parla d'altro. Abbiamo qui a che fare con un articolo di cronaca. Il testo descrive i fatti. Non si usano aggettivi che diano un accento particolare alle cose. Manca però la voce di tutti i soggetti 'pubblici' dell'intervento: giudici, Assistenti sociali. Il giorno dopo ai giudici viene data la possibilità di replica, come si è detto, e con rilievo. Per quanto riguarda la figura degli Assistenti sociali, la narrazione li fa comparire marginalmente, nel racconto diretto dell'educatrice del ragazzo. Sono citati una volta sola, anche se, con pretore e carabinieri, svolgono un azione importante, quella di andare a prendere il fratello minore in esecuzione di una sentenza del Tribunale. E' l'azione che, insieme alla decisione dei giudici, dà luogo alla notizia. L'educatrice dell'istituto usa il verbo "prelevare", come altre volte è accaduto nella descrizione di eventi simili e come si è visto anche nei dispacci Ansa ("Fuori da scuola, a Trento"). Gli Assistenti sociali - in questo caso insieme ad altri attori - prelevano il bimbo e lo portano altrove. E, nelle parole del frate lo fanno "con l'inganno". Viene evocata, anche se indirettamente, un'immagine ricorrente: quella degli Assistenti sociali che "portano via i bambini", con ragioni fredde - quelle della legge - che non tengono conto del cuore. E "con l'inganno", come nel caso di Trento ("Fuori da scuola, a Trento") era "nel più totale mistero". Rimane in ombra un riferimento - anche critico, dialettico - diretto o indiretto al perché di queste azioni da parte degli Assistenti sociali, al lavoro svolto a monte. Ciò che rimane impresso è invece il "prelievo", da loro svolto insieme ad altri soggetti, con una connotazione fredda burocratica, impietosa. Il testo nel suo complesso finisce dunque per mettere in evidenza, senza eccessi formali, le "ragioni del cuore": chi parla in modo diretto è il fratello maggiore, attraverso la lettera che scrive al presidente della Repubblica e che è toccante per chi la scrive e per ciò che viene detto. Parla anche il frate che aveva in custodia i due ragazzi, parla l'educatrice.

Rinvii

Racconti e rappresentazioni

Confronta questa descrizione/narrazione con la messa in scena di Ken Loach e individua analogie e divergenze nelle rappresentazioni

Metti a confronto questa descrizione/narrazione con quella messa in atto da Enzo Biagi e con le parole di Paolo Crepet. Individua analogie e differenze fra le rappresentazioni

Coni d'ombra

Il minore e la norma. Rifletti su questa descrizione/rappresentazione alla luce del contributo di Anna Rosa Favretto


Aspettando la faccia buona della legge, di Furio Colombo, "La Stampa", 18 aprile1989, pagina 1, fogliettone

Leggi l'articolo

La messa in pagina

Ipotesi di lettura

Racconti e rappresentazioni

Confronta questa descrizione/narrazione con la messa in scena di Ken Loach e individua analogie e divergenze nelle rappresentazioni

Metti a confronto questa descrizione/narrazione con quella messa in atto da Enzo Biagi e con le parole di Paolo Crepet. Individua analogie e differenze fra le rappresentazioni

Una professione spesso poco visibile. Perché? E perché non può esserlo di più? Metti in relazione alcuni degli interrogativi che questo commento suscita con quelli che emergono nell'articolo di Vera Schiavazzi

Coni d'ombra

Un mestiere spesso poco visibile. Perché? E perché non può esserlo di piu? Rifletti su alcuni degli interrogativi che questo articolo contribuisce a far emergere analizzando il contributo di Elena Allegri sul rapporto fra visibilità e invisibilità del mestiere dell'assistente sociale

Un mestiere spesso poco visibile. Perché? Rifletti su alcuni interrogativi che questo articolo contribuisce a far emergere analizzando il contributo di Anna Fiorentini sulla dialettica fra visibilità e invisibilità nella professione dell'assistente sociale

Un mestiere spesso poco visibile? Perché? Rifletti su alcuni interrogativi che questo articolo contribuisce a porre, prendendo in considerazione le affermazioni di Aurelia Tassinari sui motivi della mancata visibilità del lavoro dell'assistente sociale

Metti a confronto il commento di Colombo sull'aspetto formale della legge e sulla differenza che fa l'adulto che è chiamato ad applicarla con le due testimonianze di Gastaldi e Pennizzotto. Raffronta le diverse rappresentazioni che emergono dalle tre narrazioni


Altri articoli

Mi tolgono il figlio perché peso troppo, di Alessandra Arachi, "Il Corriere della Sera", 11/07/1998, pag 13.


Dalla parte dei bambini, di Paola Zanuttini, "Venerdì di Repubblica", 15 dicembre 2000.

Ipotesi di lettura e articolo

Rinvii

Racconti e rappresentazioni

Interiors. Confronta questa intervista con la messa in scena dell'assistente sociale fra le pareti domestiche che emerge dal film ambientato nella Mirafiori Sud degli anni 70 a Torino

Coni d'ombra

Leggi le considerazioni che emergono da questa intervista con quelle che vengono fatte da Laura Gastaldi e da Domenico Pennizzotto con uno sguardo all'angolo di visuale scelto da ciascun autore e al tipo di rappresentazione che emerge dai due testi. Analogie o differenze?


Christian può tornare con il padre, E. Fer," La Stampa", 22/04/1989, pag.7

Christian, vittoria a metà, Carlo Bologna, "La Stampa", 16/05/1989, pag.11

Christian tornerà da papà, ma in prova, Eva Ferrero, "La Stampa", 19/05/1989, pag.1

Christian torna a casa <Mai più via da papà>, Eva Ferrero, "La Stampa", 19/05/1989, pag.13