Progetto

Introduzione

Dalla persona alla comunità

"Quando il signor N. si presentò per un colloquio nel mio servizio, in stato di completa confusione a causa del troppo alcool che da troppo tempo regnava nel suo corpo, non avrei mai immaginato che sarebbe stata la molla per attivare un profondo cambiamento nel mio modo di lavorare. Dopo numerosi quanto inutili tentativi di attivare un processo di aiuto individuale, sempre terminati con ricoveri al pronto soccorso, che, peraltro, andavano ad arricchire la lista dei fallimenti di altri 'casi' trattati nello stesso modo, decisi di formarmi sul trattamento per i problemi alcolcorrelati. In capo a sei mesi riuscii ad avviare, fuori orario di lavoro e quindi in regime di volontariato, un gruppo di auto-aiuto nel quartiere di riferimento, con l'importante concessione di un locale, in orario serale, da parte dell'organizzazione per la quale lavoravo. Così, gli alcolisti in trattamento ed i loro famigliari mi insegnarono il profondo significato dell'attivazione di reti sociali, il senso di appartenenza ad un gruppo, la solidarietà concreta, la scoperta delle risorse delle persone che presentano anche problemi. In capo ad un anno la dirigenza mi autorizzò ad impegnare alcune ore settimanali del mio lavoro per attivare un progetto nel contesto territoriale, fui chiamata dall'ospedale regionale per attivare un gruppo di autoaiuto anche in quell'organizzazione, gli alcolisti in trattamento ed i loro famigliari decisero di aderire ad un'associazione finalizzata all'informazione e al cambiamento di cultura nei confronti dell'alcool e dal loro entusiasmo nacque un progetto di prima accoglienza gestito da loro, anche se con il mio aiuto. Tutto questo non sarebbe accaduto senza un progetto mio, che è diventato anche quello dell'organizzazione, dei famigliari , degli alcolisti in trattamento, di un parte del quartiere… tutto questo non sarebbe accaduto se il signor N. , quel giorno, non mi avesse detto. ' considermai una persona e non un caso, per favore'. Ecco, credo che sia questo il senso profondo del lavoro sociale e del progettare".

(da un'intervista a un'assistente sociale)

Quella che abbiamo letto è insieme un'esperienza professionale e un' esperienza di vita da cui emerge con chiarezza una dimensione processuale propria del lavoro sociale e generalmente caratterizzata da una bassa visibilità: si parte da una persona e dalla sua richiesta di aiuto per costruire, step dopo step, un percorso di uscita dal problema (attraverso un progetto individuale) e si può - si deve - arrivare (laddove serve, è utile, è necessario) a un progetto più ampio che coinvolga realtà intemerdie (l'attivazione di un gruppo di autoaiuto) e, se possibile, l'intera comunità locale in relazione a un problema da fronteggiare. Il nodo è proprio quello della progettualità trasversale, che dal micro (la persona) riesca a costruire modelli utili anche per il macro (i soggetti intermedi, la comunità).

Il brano dell'intervista riportata evidenzia alcuni aspetti centrali del lavoro sociale che spesso non sono conosciuti e che richiedono la capacità dell'A.S. di passare dal particolare (il progetto per il signor N.) al generale (l'attivazione di un gruppo di auto-aiuto, la sensibilizzazione della comunità locale verso un problema sociale da fronteggiare.

Come un mosaico

Il progetto definisce, quale garanzia per realizzare gli obiettivi, un assetto organizzativo dell'intervento professionale, quasi un asse portante delle diverse azioni, che trovano così un senso come fossero pezzi di un mosaico: prevede procedure, strumenti, spazi e tempi di realizzazione in una continua revisione che risponde ad esigenze di intenzionalità, discrezionalità, innovazione. (Scortegagna, 1992).

Il lavoro sociale presenta un'esigenza di innovazione continua intrinseca alle varie azioni poiché il suo oggetto, la relazione tra persona, gruppi, organizzazioni, attori sociali nella comunità di appartenenza, è fortemente esposto a processi di cambiamento ravvicinati nel tempo. In questo senso, e per la realizzazione delle proprie specifiche funzioni, l'assistente sociale, tra vincoli ed opportunità, opera contestualmente in tre specifiche direzioni: verso il singolo, per reperire le istanze e sostenerlo nel rapporto con le risorse altrui e soggettive, verso l'organizzazione di appartenenza, per farvi giungere la domanda sociale e contribuire ad organizzare il processo di risposta, verso il contesto sociale (territorio, comunità), per rendere visibili domande e risorse concrete da sviluppare attraverso la partecipazione dei cittadini.

  • Il progetto individuale è centrato sulle peculiarità, sulle unicità e sulle differenze di una singola persona o di una singola famiglia rispetto ad un'altra;

  • il progetto a dimensione collettiva tende ad avere come bersaglio (focus) gli aspetti che accomunano più situazioni, più persone, più famiglie, in una stessa situazione sociale (Sanicola, 2003).

Saranno presentate alcune sintetiche precisazioni rispetto ai tre ambiti di progettazione in cui spesso opera l'assistente sociale: persona, organizzazione, contesto.

Persona

Presupposti

Il lavoro dell'assistente sociale con le persone si fonda su un presupposto etico espresso dal codice deontologico al punto 5:

"La professione si fonda sul valore, sulla dignità e sulla unicità di tutte le persone, sul rispetto dei loro diritti universalmente riconosciuti e sull'affermazione delle qualità originarie delle persone: libertà, uguaglianza, socialità, solidarietà, partecipazione"

e al punto 7:

" L'assistente sociale pone la persona al centro di ogni intervento".

Il lavoro sociale parte quindi dall'incontro fra due diverse intenzionalità progettuali: quella della persona che si rivolge al servizio sociale con un "progetto di cambiamento" di una condizione di vita che viene giudicata insoddisfacente o non adeguata ad affrontare nuove condizioni di vita e quella del professionista assistente sociale che orienta la progettualità "in base alla persona ed alla sua esperienza, secondo gli oggetti d'attenzione professionale e/o i diversi oggetti, con processi di ricerca di mappe di lavoro o di coordinate di riferimento che facilitino il percorso" (Okely, 2000).

Nell'orientare la sua progettualità professionale l'assistente sociale ha come vincolo etico il principio dell'autodeterminazione del cliente, punto 11 del codice deontologico,

"L'assistente sociale deve impegnare la sua competenza professionale per promuovere la piena autodeterminazione degli utenti e dei clienti, la loro potenzialità ed autonomia, in quanto soggetti attivi del progetto di aiuto",

e, come vincolo concreto, le risorse delle organizzazioni e dell'ambiente di cui il suo stesso servizio fa parte.

Obiettivi

Gli obiettivi del lavoro progettuale con le persone, in sintesi, sono:

  • Miglioramento di una situazione che il cliente sente come difficile, o superamento di una carenza, un bisogno: povertà economica, mancanza di lavoro, fragilità educative …

  • diminuzione delle conseguenze negative di una situazione di vita: in questo il progetto di cambiamento riguarda il non peggioramento o il rallentamento dell'impatto negativo di eventi sulla vita e sulla autonomia della persona (situazioni di malattia, non auto sufficienza… disabilità con peggioramenti progressivi…)

  • fronteggiamento di situazioni che modificano traumaticamente la vita delle persone: il progetto di cambiamento riguarda l'affiancamento del cliente nel recupero di capacità di agire sulle nuove condizioni di vita (Colaianni, 2004)

  • produzione di cambiamenti in situazioni segnalate da terzi come "estreme" o bisognose di intervento e di cui la persona non ha consapevolezza o ha consapevolezza parziale: situazioni di "tutela"

Metodi

  • La costruzione di un progetto di intervento sociale con la persona tiene conto di alcune fasi metodologiche così definibili

  • fase di primo contatto e di raccolta delle informazioni: analisi della richiesta, del problema, del contesto

  • prima valutazione di appropriatezza della richiesta ed eventuale conclusione della relazione con invio ad altri

  • presa in carico e fase di approfondimento diagnostico: approfondimento della richiesta, definizione del contesto dell'intervento, definizione degli obiettivi generali e specifici

  • co-costruzione della situazione di intervento e attuazione del progetto da parte dai vari attori coinvolti in una logica di contratto (De Robertis, 1986)

  • fase conclusiva: verifica degli obiettivi, valutazione complessiva dell'intervento nei suoi aspetti più generali, conclusione della relazione con il professionista; eventuale ripresa del ciclo progettuale

Nodi critici

La complessità

Il lavoro di progettazione con la persona non si esaurisce nel contatto con il singolo cliente ma prende in considerazione, come elementi costitutivi del progetto il suo ambiente familiare e di vita, la rete delle sue relazioni formali e informali, anche se l'obiettivo rimane la progettazione di un intervento individualizzato. (A. Campanini, 2002, Ferrario, 1992)

Il conflitto

Il rispetto dell'autodeterminazione del cliente può a volte configgere con il progetto professionale dell'assistente sociale ed è necessario mantenere equilibrio nella relazione, pur nel rispetto dei ruoli e delle responsabilità diverse. Ciò è particolarmente evidente nelle situazioni di tutela in cui la persona di cui il servizio sociale si occupa non ha progetti in comune con i professionisti: in queste situazioni è possibile anche un conflitto fra diversi progetti di cambiamento dei diversi soggetti che compongono la rete di vita della persona.

Il coordinamento e la collaborazione

Il lavoro con la persona nell'ottica della complessità descritta sopra richiede sinergie di azione fra tutti i soggetti che compongono la rete formale e informale del soggetto. E' un'ottica di lavoro difficile da adottare che ha come presupposto l'interdipendenza dei vari soggetti, la collaborazione, ma anche la conoscenza e il rispetto dei ruoli reciproci. Per questo è importante un impegno continuo per sviluppare le capacità riflessive degli operatori attraverso al supervisione (E. Allegri, 2000).

Rinvii

Racconti e rappresentazioni

Identifica i nodi chiave nella relazione con l'utente che ti sembrano meglio concretizzati nella sequenza

Focalizzare l'attenzione. Confronta le informazioni evidenziate da questo documento con la sequenza tratta da "Scatola aperta"

Esporre il progetto. Rifletti sui contenuti di questo documento confrontandolo con la sequenza tratta da "Chi l'ha visto?"

Organizzazione

Presupposti

I riferimenti principali sono:

  • il decreto del Presidente della Repubblica (Dpr) 14/87 che, riconoscendo la professione dell'assistente sociale, all'articolo 2 recita:

  • "l'esercizio professionale … consiste nell'operare in rapporto di lavoro subordinato e autonomo, con i principi, le conoscenze e i metodi specifici del servizio sociale e nell'ambito del sistema organizzato dalle risorse sociali, in favore di persone singole, di gruppi e di comunità', …"

  • il codice deontologico, punto 45: "L'assistente sociale deve impegnare la propria competenza professionale per contribuire al miglioramento della politica e delle procedure dell'organizzazione di lavoro, all'efficacia, all'efficienza, all'economicità ed alla qualità degli interventi, …"

Quindi l'azione professionale dell'assistente sociale non avviene nel vuoto e non si esaurisce nella relazione con il cliente, ma assume spessore e complessità perché è calata nel sistema delle organizzazioni: organizzazioni che sono contesto dell'agire professionale ma anche destinatarie dell'azione di cambiamento dei progetti sociali.

Obiettivi

Le organizzazioni non sono elementi marginali o semplici sfondi all'operatività ma ambiti entro cui dirigere la professionalità e "bersagli" dell'azione professionale di cambiamento (Campanini 2002).

Gli obiettivi del lavoro professionale e progettuale con le organizzazioni possono quindi essere:

  • conoscere il contesto organizzativo in cui sia il professionista che il cliente sono inseriti

  • utilizzare gli spazi di lavoro del professionista per innescare cambiamenti utili per il cliente, evitando disfunzioni o paradossi

  • valorizzare il lavoro organizzativo indiretto o "alle spalle" per renderlo più efficace e rispondente agli obiettivi del lavoro diretto con i clienti

  • aumentare la consapevolezza dell'agire organizzativo dell'assistente sociale, e degli altri professionisti, come co-costruttore del proprio ruolo professionale e non esecutore di mandati burocratici (Piva, 2001)

Metodi

I metodi professionali per affrontare il lavoro progettuale nelle organizzazioni non differiscono, come impostazione metodologica, dai metodi per l'azione progettuale individuale.

Prevedono comunque:

  • la conoscenza dell'organizzazione come sistema (finalità, struttura formale e informale, regole, ruoli, cultura organizzativa)

  • l'ipotesi di cambiamento possibile

  • la realizzazione di strategie organizzative del singolo professionista o meglio di gruppi di professionisti

  • la valutazione finale della riuscita dell'intervento.

Nodi critici

Obiettivi in contrasto

A volte sottosistemi diversi della stessa organizzazione perseguono obiettivi sociali diversi e in conflitto fra loro. Può anche succedere che i risultati negativi per il cittadino siano un sottoprodotto non compreso negli scopi espliciti dell'organizzazione (Anfossi, 1978)

Il sistema delle organizzazioni che compongono le reti sociali delle persone possono avere obiettivi conflittuali: è necessario quindi impostare un lavoro professionale interorganizzativo e consapevole che crei sinergia tra i diversi enti o organizzazioni sociali che collaborano ad un progetto (Ferrario 1992, Folgheraiter 1994)

Resistenza al cambiamento

Le organizzazioni strutturano risposte a bisogni sociali in modo da durare nel tempo. Spesso gli interventi sono perpetuati senza tener conto dei cambiamenti sociali, dei bisogni e delle domande dei clienti. E' necessario un lavoro impegnativo, di osservazione e strategico, per favorire cambiamenti più funzionali ai bisogni delle persone. L'assistente sociale, che ha un ruolo di frontiera - fra i bisogni del cittadino e i mandati dell'organizzazione - è in una posizione favorevole per facilitare il cambiamento organizzativo (Piva, 2001)

Sottovalutazione del ruolo organizzativo

Spesso i professionisti dell'aiuto privilegiano la relazione col cliente e oscillano fra il considerare l'organizzazione come "supermercato" a cui attingere risorse o "ingranaggio burocratico" che stritola e assorbe il lavoro professionale. (Piva 2001) Entrambe le posizioni mettono in ombra la responsabilità e il ruolo costruttivo (anche attraverso l'apertura di conflitti) dei professionisti che nelle organizzazioni e per le organizzazioni lavorano.

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Racconti e rappresentazioni

Quali elementi della sequenza sembrano rendere meglio il concetto di organizzazione qui descritto?

Quali elementi dell'organizzazione e in quale prospettiva vengono sottolineati nel film? Quali mancano, invece?

Verifica gli elementi chiave legati al concetto di organizzazione qui descritto che appaiono (o meno) nell'operato della protagonista

Quando troppo e quando troppo poco. Leggi questo documento avendo presente l'articolo di Alessandro Fulloni sulla vicenda di Ostia

Gli obiettivi e i metodi del lavoro organizzativo declinati nell'operato di Hermione e Vera: cosa c'è, cosa manca sulla base dei riferimenti teorici?

Contesto

Presupposti

Contesto è un concetto cardine della terminologia su cui si è fondato l'approccio sistemico-relazionale. Furono le intuizioni di Bateson a guidare la ricerca sul termine, a partire da tre accezioni diverse:

  • contesto come luogo sociale
    prive dell'osservazione del luogo sociale, della cultura in cui avvengono, le relazioni sociali non hanno significato, ovvero il loro significato può essere travisato, perché il contesto contribuisce alla costruzione degli eventi soggettivi e sociali, nella stessa relazione in cui posso stare i fili di lana e il tappeto che compongono;

  • contesto di apprendimento
    un fenomeno o un certo comportamento (relazione) si sviluppano all'interno di un contesto e sono connessi all'apprendimento con carattere di ripetitività. Esiste un "apprendimento del contesto, un apprendimento che è diverso da ciò che vedono gli sperimentatori, e scaturisce da una specie di descrizione doppia, che si accompagna alla relazione e all'interazione" (Bateson, tr.it. 1984 p.181). Il contesto ha una funzione assemblativa e costituisce la trama di tutti quegli eventi che indicano al soggetto quale sia l'insieme delle alternative all'interno del quale deve compiere la scelta successiva,e guiderà così il suo comportamento futuro;

  • contesto e significato
    la possibilità di comprendere, in senso processuale, altre realtà, altre verità, si concretizza attraverso l'attenzione epistemologica al nesso tra contesto e significato: il contesto non può esistere separato dagli eventi che accadono al suo interno, ed è con essi intrecciato, articolato, embricato, connesso in modo indissolubile.

Il lavoro sociale nel contesto è orientato anche al cambiamento.

Il lavoro progettuale e di cambiamento con le persone presuppone l'attraversamento delle diverse dimensioni del cambiamento: individuale, organizzativo, ambientale.

Quest'ottica di lavoro trova corrispondenza nei documenti costitutivi della professione, come si può evincere da alcuni articoli del Codice deontologico:

  • art. 36 - L'assistente sociale deve contribuire alla promozione, allo sviluppo ed al sostegno di politiche sociali integrate favorevoli alla emancipazione di comunità e gruppi marginali …

  • art. 38 - L'assistente sociale deve conoscere i soggetti attivi in campo sociale, sia privati che pubblici, e ricercarne la collaborazione per obiettivi e azioni comuni che rispondano in maniera articolata, integrata e differenziata a bisogni espressi, …

  • art. 34 - L'assistente sociale deve contribuire a sviluppare negli utenti e nei clienti la conoscenza e l'esercizio dei propri diritti-doveri nell'ambito della collettività, promuovere e sostenere processi di maturazione e responsabilizzazione sociale e civica, favorire percorsi di crescita anche collettivi che sviluppino sinergie e aiutino singoli e gruppi, anche in situazione di svantaggio.

Anche la recente normativa nazionale (LN 328/2000) e il Piano nazionale degli interventi e servizi sociali sostengono la necessità di intervenire nel sociale con programmi e progetti con finalità di inclusione dei cittadini, in particolare di quelli in difficoltà.

Obiettivi

Il lavoro per progetti nel contesto sociale ha come obiettivo generale la modificazione delle condizioni di vita di una popolazione, definita popolazione target, che può comprendere tutta la cittadinanza o gruppi specifici che abbiano segnalato problemi, disagi o bisogni, oggetto di intervento da parte di attori pubblici. (Leone, Prezza 1999)

Si tratta di ottenere:

  • condizioni di inclusione di fasce di popolazione con problemi di emarginazione

  • attenuazione di difficoltà o non peggioramenti di situazioni di disagio e malattia

  • presa in carico di problemi trascurati o emergenti

  • aumento delle capacità di risposta autonome di soggetti e attori sociali

Metodi

Per intervenire nell'ambiente da cui hanno origine le fragilità sociali è necessario utilizzare processi di programmazione e progettazione nel sociale:

  • seguendo metodi di progettazione scientifici e razionali

  • seguendo metodi che coinvolgono i destinati nella definizione degli obiettivi (a cui possono essere aperti spazi più o meno ampi di partecipazione)

  • seguendo metodi impostati sulla ricerca-azione, con coinvolgimento e partecipazione dei destinatari a tutto il processo di programmazione (Leone, Prezza, 1999)

Nodi critici

Conoscibilità e complessità del contesto

I problemi sociali hanno caratteristiche di complessità e multifattorialità; inoltre ogni attore sociale ha una sua conoscenza soggettiva del problema che si vuole affrontare. Diventa fondamentale l'analisi del contesto ambientale e il raccordo fra le differenti visioni di un problema. E' importante definire a questo proposito chi ha la responsabilità della regia e del coordinamento. (Balducci, 1991)

Interdipendenza e collaborazione

La progettazione nel sociale implica il lavoro di rete fra più agenzie pubbliche e private, nell'ottica del welfare mix. Anche questo fattore richiede capacità specifiche di "regia" e di conduzione di gruppi misti, in modo che si arrivi a condividere obiettivi e metodologie e si evitino conflitti e sovrapposizioni.

Innovatività e capacità organizzativa

La progettazione nel sociale, come elemento di innovazione rispetto ad una situazione esistente, deve trovare una legittimazione nell'azione organizzativa che la supporta. Inoltre gli obiettivi perseguiti devono essere integrati all'interno delle organizzazioni partecipanti: altrimenti la programmazione di interventi sociali può diventare un adempimento burocratico o può essere relegata nelle attività opzionali della professione. (Sanicola, Trevisi, 2003)

Partecipazione

E' un fattore rilevante nel sociale, dove si ha a che fare con soggetti viventi, che impediscono di progettare "su" ma chiedono di progettare "con" pur nella distinzione dei diversi ruoli sociali.

Valutazione

La complessità della progettazione nel sociale si riflette sul problema della valutazione. Molti sono i soggetti coinvolti e i criteri di giudizio che si sovrappongono. L'impianto valutativo deve quindi essere costruito con cura e professionalità per consentire nuovi cambiamenti e apprendimenti per tutti i sistemi coinvolti. (Allegri, 2000)

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Racconti e rappresentazioni

I contesti possibili. Confronta il documento con la rappresentazione del contesto dello Zen di Palermo tratta dalla trasmissione di Susy Blady e Patrizio Roversi