Chi è l'assistente sociale - In Europa

Annamaria Campanini ed Elisabeth Frost

Introduzione

estratto dalle conclusioni di Annamaria Campanini ed Elisabeth Frost al volume European Social Work. Commonalities and differencies, Carocci, Roma, 2004, libera traduzione di Annamaria Campanini

L'Università di Parma ha attivato nel 2002 una rete tematica su "Servizio sociale in Europa - Comunalità e differenze", che è attualmente al secondo anno di lavoro.

Uno degli obiettivi che ci si proponeva era quello di sviluppare una migliore conoscenza reciproca dei percorsi formativi, ricercare gli elementi comuni e le differenze, sia rispetto alle teorie del servizio sociale, sia in relazione al ruolo che l'assistente sociale svolge in ciascuna nazione, nell'ambito dei diversi contesti di politica sociale e di organizzazione dei servizi.

Il primo anno di lavoro ha visto licenziare un volume dal titolo "European social work. Commonalities and differencies" , realizzato con il contributo di tutti i partner, ognuno dei quali ha redatto un capitolo in cui, sulla base di una griglia comune, viene descritta la situazione del servizio sociale come professione e come disciplina nel paese di appartenenza.

Come il volume ha dimostrato, il servizio sociale in Europa si colloca in un clima di cambiamento e di incertezza per le incognite del futuro legate in modo particolare ai processi di globalizzazione crescente, all'affermarsi di un sistema fortemente centrato sul mercato ed alla presenza di un' individualizzazione sempre più marcata. Questi sentimenti sembrano unire quasi tutte le nazioni prese in esame, che per la diversità delle loro storie, si potrebbe supporre abbiano molto poco in comune.

Le riflessioni che seguono sono un contributo all'analisi degli aspetti comuni e delle diversità che caratterizzano il servizio sociale in Europa, in relazione ad alcuni dei temi più significativi che sembrano attraversare le frontiere sia a livello politico che geografico.

Analogie e differenze nell'intervento del servizio sociale

Nel luglio del 2001, l'Iassw (International Association of School of Social Work) e la Ifsw (International Federation of School of Social Workers) hanno raggiunto un accordo sulla definizione di servizio sociale a livello internazionale:

"il servizio sociale favorisce il cambiamento, la soluzione dei problemi nelle relazioni umane e l' empowerment e la liberazione delle persone, per promuovere il benessere. Utilizzando le teorie del comportamento umano e dei sistemi sociali, il servizio sociale interviene nel punto in cui le persone interagiscono con il loro ambiente. I principi dei diritti umani e della giustizia sociale sono fondamentali per il servizio sociale".

Nonostante questa definizione comune, la professione di assistente sociale si presenta con diverse caratteristiche e sfaccettatture. Infatti, il tipo di intervento offerto dal servizio sociale è strettamente collegato con il contesto storico, le linee di politica sociale e le strutture correlate al livello nazionale in cui opera.

Si possono, tuttavia, individuare aspetti comuni collegati al ruolo del servizio sociale, ma anche differenze e specificità dell'intervento dell'assistente sociale nelle diverse nazioni.

Da Nord a Est

Mentre una parte degli autori sottolinea, rispetto al ruolo professionale, le attività di counseling e terapeutiche (ad esempio nei paesi scandinavi), altri focalizzano il contributo su aspetti educativi e pedagogici (Germania, Danimarca, Lussemburgo e Olanda). Alcuni paesi danno una particolare attenzione al lavoro di comunità, con i giovani o al probation (una parola per dire che cos'è) (Gran Bretagna), altri seguono un approccio più generalista (Italia, Finlandia). Vi sono nazioni che sottolineano il coinvolgimento in attività connesse con un aiuto materiale ed economico (molti paesi dell'Est che stanno combattendo contro la povertà), o con l'advocacy (social advocates in Olanda) e con problemi connessi al lavoro (occupazione e impiego).

Taluni autori enfatizzano il tema del management, sia sotto il profilo del "case management", sia sotto quello dell'organizzazione dei servizi.

Per quanto riguarda i contesti in cui il servizio sociale trova impiego, si può affermare che in Europa la maggior parte degli assistenti sociali sono impegnati nelle istituzioni pubbliche anche se l'importanza delle Ngos (Non governmental organisations) sta crescendo ovunque. In alcune nazioni, tra cui l'Italia, è possibile trovare un piccolo numero di assistenti sociali che lavorano come liberi professionisti.

Nell'Europa occidentale sembra essersi avviato un processo di ricerca di una forma più economica di offerta dei servizi, attraverso una logica di efficacia ed efficienza, ma anche con il ricorso al terzo settore, al volontariato, a organizzazioni private e, talvolta, purtroppo anche attraverso l'impiego di personale non qualificato (così come viene riportato dagli autori francesi).

Empowerment o taglio alle spese?

A fianco delle tendenze sopra descritte, si trova sempre di più l'uso di approcci come l'intervento di rete e la mobilizzazione delle risorse informali. Da un certo punto di vista, questo è coerente con l' ideologia dell'empowerment e l'enfasi sulla responsabilità personale e sul coinvolgimento della comunità. D'altra parte, invece un siffatto orientamento può essere ricondotto alla necessità di ridurre i costi e ai conseguenti tagli nei servizi che in questi ultimi dieci anni sono stati effettuati in molti paesi, soprattutto dell'Europa occidentale, come prodotto di una crisi del welfare istituzionale.

E' interessante notare, inoltre, come alcune nazioni siano attente ad attività di tipo non solo riparativo, ma anche ad interventi orientati a sviluppare una dimensione preventiva (Grecia) e di promozione del benessere (Italia, Olanda).

La Formazione al servizio sociale

A dispetto del processo di armonizzazione proposto dalla dichiarazione di Bologna, in Europa è ancora lontana dall'essere realizzata una modalità comune di formazione al servizio sociale.

Sono tuttora presenti nelle nazioni europee significative differenze che riguardano diversi aspetti:

  • il tipo di istituzione preposto alla formazione. Accanto a nazioni che hanno sviluppato in tempi più o meno recenti i propri percorsi nell'ambito delle Università, vi sono paesi che hanno collocato i corsi di formazione all'interno di istituti privati o pubblici. In alcuni Stati sono ancora contemporaneamente presenti diverse tipologie di contesti educativi (ad esempio Polonia e Lituania), mentre la Chiesa mantiene un ruolo significativo in alcuni paesi dell'est come la Romania e l'Ungheria, dove la preparazione al servizio sociale è intrecciata con il diaconato .

  • la durata del percorso formativo. In talune realtà è presente un curriculum di tre anni (ad es. in Spagna e Belgio), mentre in altre, in accordo con le linee guida della dichiarazione di Bologna, il percorso è articolato in un "tre più due" (Italia, Norvegia, Estonia). Alcuni Stati mantengono un curriculum di quattro anni (Olanda, Grecia, Cipro, Germania, Islanda), mentre in altri il titolo di assistente sociale si raggiunge dopo un corso di cinque anni (ad esempio in Portogallo).

  • la struttura dei curricula. Generalmente le discipline che sono alla base della formazione al servizio sociale fanno riferimento alle scienze umane, sociologia, psicologia e pedagogia e sono affiancate da studi di politica sociale e giurisprudenza. La diversa enfasi che viene data a questi insegnamenti contribuisce ad una differenziazione del ruolo professionale. Nei curricula, inoltre, si attribuisce un peso diverso alla preparazione professionale, in riferimento, sia al numero di ore dedicate alla teoria ed alla metodologia del servizio sociale, sia al tirocinio ed alle strategie didattiche con cui si strutturano i processi di apprendimento.

Paese che vai, formazione che trovi

E' ancora importante ricordare come il tipo di formazione offerta sia strettamente collegata con la storia del servizio sociale in ogni paese e con la rilevanza ed il significato che è attribuito ad ogni istituzione formativa nelle diverse nazioni

E' interessante notare come l'inserimento nell'Università non solo produce una differente legittimazione del ruolo dell'assistente sociale (così come è avvenuto in Italia), ma porta anche ad uno status più elevato della professione. L'accesso a corsi avanzati, quali il dottorato di ricerca, risulta, ad esempio, molto più difficoltoso se lo studente non ha frequentato un corso di laurea universitario, ma ha compiuto i suoi studi in una Fachhochshulen (simile al diploma universitario) come in Germania o in una Hogeschoolen (simile al diploma universitario) come in Olanda.

Standard e riconoscimento

La definizione di standard per la formazione al servizio sociale risulta essere quindi un'esigenza fondamentale per il riconoscimento reciproco dei titoli all'interno del contesto Europeo, sia dal punto di vista occupazionale, sia per l'ammissione a corsi di livello avanzato (master, dottorati).

Le associazioni delle scuole di servizio sociale si stanno muovendo in questa direzione. In particolare, l'Iassw (International Association of School of Social Work) ha elaborato congiuntamente alla Ifsw (International Federation of School of Social Workers) e proposto alla discussione, un documento sugli standard globali per la formazione al servizio sociale. In tale documento si identificano alcuni criteri generali da seguire, come linee guida, per sviluppare standard nazionali per la formazione al servizio sociale.

Continuando su questa linea, anche l' Eassw (European association of schools of social work), ha costituito un organismo Europeo di accreditamento chiamato European network for quality assurance for social professions (Enqasp), con l'obiettivo di:

  • sviluppare un quadro di riferimento e standard minimi per i programmi di studio delle professioni sociali in Europa;

  • stabilire procedure europee per valutare regolarmente i programmi esistenti ;

  • garantire un "marchio di qualità";

  • offrire consulenza e monitorare i nuovi programmi;

  • organizzare pubbliche conferenze sul tema della qualità.

Il servizio sociale come disciplina e professione

La complessità del sistema in cui il servizio sociale si colloca richiede un continuo sforzo di concettualizzazione e di riflessione sui principi fondamentali della professione, nonchè una elaborazione critica sull'esperienza acquisita.

I cambiamenti che stanno sconvolgendo il contesto sociale richiedono un ampio spazio di comprensione e contestualizzazione, volto allo sviluppo dei mezzi più efficaci per affrontare la realtà ed elaborare metodi di intervento più adeguati.

Il servizio sociale deve essere affiancato da percorsi di ricerca che permettano un maggior sviluppo delle basi teoriche, della conoscenza metodologica e delle tecniche riferite alle differenti funzioni ricoperte dal servizio sociale nel contesto sociale, in modo da renderlo capace di risposte innovative.

La ricerca dovrebbe anche offrire un supporto concettuale nella comprensione dell' utilità dei diversi modelli teorici e dell'efficienza dei metodi di intervento adottati dal servizio sociale professionale (la cosiddetta "evidence based practice", pratica basata sull'evidenza o buone prassi) .

Nonostante più autori abbiano sottolineato l'importanza, per il servizio sociale del loro paese, di una ricerca sviluppata in relazione alla pratica e incorporata nel contesto accademico, con una piena legittimazione a livello disciplinare, questo processo non si è ancora radicato dappertutto.

La relazione con le altre discipline (sociologia, psicologia, politica sociale, ecc.), è stata sottolineata come un'esigenza sempre più condivisa e che potrà consolidare l'autonomia del servizio sociale come scienza, una volta che siano superate la reciproca diffidenza e la paura di colonizzazione.

Ancora non abbastanza riconosciuta

E' comunque interessante notare la convergenza da parte di tutti gli autori sul fatto che la ricerca sociale e le pubblicazioni siano considerate come un aspetto importante per la crescita del servizio sociale. In alcune nazioni questo processo è già presente allo stato attuale (ad es. Svezia), mentre in altre (es. Estonia, Republica Ceca, Italia e Spagna) è visto come una sfida fondamentale per il futuro.

Anche se la professione di assistente sociale è presente da più di un lustro in varie nazioni, non sembra aver ancora ottenuto il riconoscimento di uno status uguale a quello attribuito ad altre professioni. Sembra che la società, benché consapevole della necessità di utilizzare al suo interno il ruolo del servizio sociale, applichi un processo di marginalizzazione parallelo a quello riservato ai soggetti di cui la professione si prende cura. Naturalmente, la prevalenza di personale femminile, che ha caratterizzato e continua a connotare la professione, è un ulteriore elemento che può aumentare questo fattore di debolezza.

Il lavoro dell'assistente sociale è associato ad un lavoro di cura ed è visto in qualche modo come una trasposizione al contesto sociale di competenze, quali "saper prendersi cura, contenere, preservare e riparare", classificate come tipiche del ruolo femminile e materno, (Vegetti Finzi, 1990) e conseguentemente sottovalutate. "Il Servizio sociale riflette quello che la cultura presume essere qualità femminile: l'intuizione, l'empatia, la sensibilità verso gli altri" (Chambers, 1986)

Il fatto che gli assistenti sociali uomini raggiungano più frequentemente posizioni di leadership è coerente con questa logica, così come viene sottolineato, ad esempio, dagli autori irlandesi.

Nondimeno, si possono ritrovare dappertutto alcuni riconoscimenti formali, ad es. gli ordini professionali (Italia, Estonia, Cipro) o le associazioni di assistenti sociali (Islanda, Svezia, Spagna, Danimarca), entrambi importanti per accrescere lo status della professione.

Coinvolgimento in Europa

Il coinvolgimento e la partecipazione nei progetti e nelle attività europee sono abbastanza alti in quasi tutte le nazioni, se vengono presi in considerazione i diversi network per le azioni sociali, riguardanti sia la formazione, sia specifici campi di intervento professionale (Equal, Now, Youthstart, Integral, Horizon etc).

Il servizio sociale ha perseguito e realizzato, attraverso varie strade, l'obiettivo di aprirsi ad una comparazione sulla formazione al servizio sociale in Europa. In molti paesi sono state utilizzate le opportunità offerte dalla Unione Europea ( Erasmus, Socrates, Leonardo) che hanno consentito di realizzare progetti di mobilità studenti e scambio di docenti. Queste attività sono state inoltre sviluppate, in alcune aree, organizzando periodi di studio intensivo, su argomenti specifici e con particolari iniziative, quali le settimane internazionali, aperte al contributo di docenti provenienti da diverse aree geografiche.

La prospettiva comparativa e i master

Il tentativo di orientare la formazione a una visione più ampia, è anche dimostrato dall'inserimento, all'interno dei curricula, di moduli che affrontano diversi aspetti del servizio sociale in una prospettiva comparativa. Inoltre, da parte di diversi autori si segnalano esperienze di programmi (come in Olanda) e di scuole estive realizzati in lingua inglese.

Tentativi più strutturati possono essere esemplificati dall'esperienza di Copenhagen, dove un corso specifico della durata di 3 anni consente di ottenere il titolo di "Bachelor of intercultural and international social work".

A livello di master vanno ricordate svariate iniziative:

  • Il master Internazionale in Scienze del Servizio Sociale, realizzato presso il Dipartimento di Servizio Sociale dell'Università di Göteborg. Si tratta di un corso della durata di 40 settimane, offerto in lingua inglese a studenti internazionali;

  • Il master of Arts in Comparative European Social Studies (Macess). Il programma offerto dalla Hogeschool Zuyd, di Maastricht e riconosciuto dalla London Metropolitan University, è stato strutturato in cooperazione con un network Socrates formato da 28 tra università e istituti di tutta Europa e offre l'opportunità di sviluppare ricerche comparative sulla pratica professionale e/o sulla politica sociale;

  • Il Dipartimento di Ostrava è una delle 11 istituzioni europee che partecipano allo sviluppo ed alla realizzazione di un programma integrato per acquisire il "master of Social Work". Questo programma innovativo ha come obiettivo quello di preparare candidati esperti in management di servizio sociale a livello Europeo.

  • Un nuovo progetto dal titolo, "The European Centre for Resources and Research in Social Work" si sta realizzando con l'obiettivo di sviluppare un database di ricerca nell'area del servizio sociale e dei temi ad esso correlati. Il progetto è coordinato dai dipartimenti di servizio sociale di Brno e Ostrava nella Repubblica Ceca.

Il Dipartimento di Servizio Sociale alla Facoltà Medico Sociale dell'Universtià di Ostrava, sta anche partecipando al progetto Maff che cerca di creare una piattaforma per condividere strategie, teorie e metodi nell'area della formazione permanente. Un punto di attenzione riguarda il rinforzo della competenza delle organizzazioni che offrono i servizi sociali, attraverso lo sviluppo di piattaforme di e-learning a livello europeo.

Nonostante queste iniziative, permangono ancora alcune difficoltà che limitano la mobilità degli studenti: prima di tutto una insufficiente conoscenza delle lingue (segnalata ad esempio da Francia, Gran Bretagna, Italia), poi problemi legati alla struttura temporale dei corsi ed anche ai costi di queste esperienze.

Va ancora sottolineato il fatto che la dimensione europea non è ancora percepita come un'opportunità e questo comporta che gli studenti perdano l'occasione di sviluppare esperienze a livello interculturale ed internazionale, che oggi sono considerate come una competenza fondamentale in molte parti d'Europa.


Sfide per il servizio sociale contemporaneo

Invecchiamento della popolazione

E' ormai un dato di fatto che il miglioramento dello stato di salute della popolazione in Europa abbia portato ad un aumento generalizzato della longevità in nazioni anche profondamente diverse tra loro come possono essere l'Islanda e il Portogallo.

Il servizio sociale si è posto di fronte a questo fenomeno con una serie di riflessioni che sono state richiamate dai diversi autori.

Un nodo problematico che accompagna il fenomeno dell'invecchiamento è collegato ai processi di stigmatizzazione, svalutazione ed esclusione sociale che possono portare la popolazione anziana ad essere marginalizzata nel contesto sociale.

Sono necessari cambiamenti di tipo politico e culturale per permettere a questa nuova generazione di anziani, più attiva e più giovane, di continuare la propria attività lavorativa, di esprimere una cittadinanza attiva ed una partecipazione sociale nella sesta e settima decade età della vita ed anche più a lungo se le condizioni di salute lo permettono.

Una questione continentale

Il servizio sociale non può cambiare gli atteggiamenti individuali, ma può assumersi la responsabilità, sia a livello personale che istituzionale, per ingaggiare attivamente una battaglia contro la discriminazione sulla base dell'età.

Grazie alla consapevolezza del servizio sociale, in molti paesi ci si è focalizzati chiaramente sui problemi connessi alla cura delle persone anziane che sono malate o vulnerabili, disabili o soli - forse meno capaci di gestire una propria autonomia di vita.

Questa maggior attenzione è collegata, non solo all'aumento della longevità, ma anche ai cambiamenti che in alcune nazioni si sono verificati, o sono in divenire, rispetto alle strutture tradizionali della famiglia e della vita economica. Queste trasformazioni possono incidere significativamente, limitando il ruolo che la famiglia ha finora svolto come soggetto di cura. Una grande mobilità geografica, l'aumento del numero di donne che lavorano fuori casa, l' elevata percentuale di rotture della famiglia e altre tendenze che hanno attraversato a livello sociale i paesi occidentali, stanno gradualmente diffondendosi in tutta Europa e possono portare ad una minor disponibilità di aiuto da parte della famiglia nei confronti dei soggetti più vulnerabili.

La sfida insita nella capacità di rispondere ai bisogni delle persone anziane non autosufficienti, da parte dello stato o attraverso l'azione delle organizzazioni non governative, e il ruolo e l'abilità del servizio sociale di far fronte con azioni ed interventi efficaci a questo scenario che sta cambiando, sono temi condivisi in molti paesi del continente.

Immigrazione, diversità e inclusione sociale

L'Europa è percorsa da un fenomeno comune: il movimento delle persone ed è percepito in modo netto da tutti i paesi europei.

Le popolazioni non si fermano più necessariamente a lungo all'interno dei confini delle nazioni in cui sono nate. Le politiche e i cambiamenti di politica che si sono verificati in molti stati hanno portato all'ingresso di un numero elevato di immigrati e rifugiati in contesti non preparati ad offrire un adeguato supporto. Per ragioni di tipo economico, politico e sociale, sempre più nazioni stanno acquisendo le caratteristiche di multiculturalità.

Per alcune realtà questa è una situazione relativamente nuova, e si assiste all'insediamento di una prima o al massimo una seconda generazione di persone immigrate. In altri contesti, le minoranze, storicamente escluse e marginalizzate, iniziano ad essere considerate in modo diverso e ci si comincia a porre obiettivi di integrazione. Invariabilmente, in entrambe queste situazioni i discorsi ideologici e pragmatici sono in concorrenza fra di loro e rendono questo tema controverso e complesso.

Contesti, apparentemente così diversi tra loro, come il sud dell'Europa e la Scandinavia sono ugualmente impegnati a formulare risposte efficaci alla presenza di nuove etnie e ai cambiamenti demografici.

Il servizio sociale si trova, dunque, ad affrontare nuove sfide collegate al tema dell' inclusione sociale di persone e gruppi diversi per etnie e cultura all'interno di uno stato.

Laddove nuovi migranti provengono da condizioni di guerra e di sconvolgimento sociale, sono richieste agli assistenti sociali abilità psicosociali, per affrontare i temi del trauma e dello stress sia degli adulti che dei bambini, ma anche capacità di organizzare una serie di interventi molto concreti per rispondere ai bisogni primari. Queste necessità si presentano, in ogni caso, abbastanza ben definite e gli assistenti sociali sono, generalmente, in grado di mettere in atto quelle abilità di Casework per le quali esistono percorsi di formazione specifici.

Fuori dalle risonanze emotive

Molto più difficile è la situazione quando ci si confronta con i temi dell'inclusione e dell'integrazione. In talune situazioni, infatti, l' uguaglianza di opportunità di accesso a settori quali il lavoro, l'istruzione l'abitazione, apparentemente offerta, si scontra, nella realtà, con situazioni di deprivazione e multiproblematicità dei gruppi appartenenti a minoranze culturali che si sono da poco insediate.

Di fronte a questi problemi di carattere strutturale, così come ad atteggiamenti sociali ostili o razzisti, il singolo assistente sociale può sentirsi sprovveduto, nonostante vi sia una produzione di letteratura relativa ad una pratica di servizio sociale anti razzista e ad approcci multicultuali, in costante aumento sia nell'Europa occidentale che negli Stati Uniti.

Le organizzazioni coinvolte nell' offerta di servizi e nei processi di influenzamento della politica possono essere sopraffatte da siutazioni complesse e dagli alti livelli di emotività che il dibattito può generare.

Si può, quindi, affermare che una sfida crescente, per molta parte dell'Europa oggi, sta nel come lavorare in maniera proficua con gruppi di minoranze etniche, individuando quali capacità e quali risorse sono necessarie, ma anche con quale ruolo e con quale mandato si può affrontare questo problema.

La globalizzazione e suoi significati

La globalizzazione è una sfida per il futuro, ma è possibile che a questo termine vengano attribuiti significati alquanto diversi. La crescita del valore assegnato al consumo e il fatto di privilegiare la dimensione individuale, vengono da qualcuno letti come il prodotto di questa potenza nebulosa, mentre per altri, il "vestito Hard" - le stesse tecnologie della globalizzazione - sfidano la nostra capacità di adattarsi e di imbrigliare questa forza mastodontica, orientandola verso il bene sociale. La vita contemporanea può essere percepita con un senso di sconvolgimento, specialmente in quelle nazioni che sono state attraversate recentemente e rapidamente dal processo di modernizzazione.

L'imperialismo culturale e consumistico di marca occidentale, o forse più appropriatamente americano, ha circondato il globo, lasciando nella sua scia un sistema di valori da cui si può far derivare la nuova gamma di problemi sociali. I giovani, è stato suggerito, possono costituirsi come gruppo cruciale di identificazione e appartenenza, attraverso prodotti e attività di consumo, lasciando fuori coloro che non hanno i mezzi economici. (Frost, 2003).

I gruppi delle religioni e delle fedi tradizionali, sono minacciati dai messaggi secolari della globalizzazione e ci si è chiesti se può essere sviluppato e mantenuto senza fede, un codice etico, che fa riferimento ad aspetti di coscienza e di consapevolezza.

Può la salute mentale, ad esempio, richiedere percorsi più certi dei valori del mercato? I valori superficiali dell'apparenza e del mercato producono solo immagini orientate in chiave narcisistica che sottendono un benessere psicologico povero (Frosh, 1995).

Un processo non privo di rischi

L'alta percentuale di separazioni e difficoltà familiari, può essere ricondotta al processo postmoderno di rinforzo di un sistema di valori individualistico e autoreferenziale che può giocare contro una logica di perseveranza, di impegno a lungo termine, rendendo più difficile anteporre la responsabilità alla felicità personale. La globalizzazione, e in particolare la diffusione della cultura capitalista del consumo, è stata collegata in vari modi a quel genere di difficoltà a cui l'assistente sociale deve rivolgersi: il bullismo dei teen agers e la depressione (crescente in ogni parte d'Europa, e ad esempio in Gran Bretagna), le separazioni e le difficoltà ad esse associate, la monogenitorialità spesso collegata alla povertà, i problemi dell'infanzia e così via. Anche senza l'esistenza o quantomeno la possibilità di una validazione empirica del ruolo della globalizzazione di per sè, molti genitori e leader religiosi, politici e assistenti sociali, opinionisti e professionisti della salute, condividono il senso di rischio associato con questi cambiamenti. Le sfide che la situazione attuale comporta per il servizio sociale sono chiaramente di tipo ideologico, ma si sviluppano anche su un piano di concretezza e richiedono interventi innovativi.

La povertà

La povertà emerge come un problema sperimentato da una certa percentuale della società quasi in tutte le nazioni, ma è stata sottolineata come una preoccupazione molto seria in numerose nazioni ex- comuniste dell'Europa dell'Est. Alla povertà viene spesso associato il tema della disoccupazione, sia nei paesi dell'Est, sia in alcune aree del Sud Europa.

Anche se è pericoloso tentare generalizzazioni a troppo ampio raggio, all'interno di questo approssimativo raggruppamento di paesi dell'Est, in quanto diverse sono le specificità storiche e le condizioni attuali, tuttavia sembrano emergere alcuni aspetti comuni. Tra questi possiamo citare, ad esempio, il legame tra la povertà e la presenza di molti problemi sociali, così come il ruolo cruciale dell'istruzione e dell'occupazione, elementi necessari per raggiungere buoni standard di vita. I danni familiari e intrapsichici, causati dalla povertà prolungata, o dalla povertà dell'infanzia, sottolineata particolarmente dall'Estonia, descrivono bene l'impatto distruttivo che viene a prodursi sulla salute fisica e psichica e sul benessere, in tutti quegli stati dove si sperimentano livelli di indigenza sostanziali. A questo si deve aggiungere che, ad un livello di povertà elevato, si accompagnano situazioni di sofferenza relazionale che spesso portano ad una presenza elevata di abuso di sostanze, alcolismo, prostituzione e ad un alto tasso di criminalità.

Fronteggiare le transizioni sociali

Le agenzie del welfare, che si sono formate spesso in tempi recenti e/o proprio per fronteggiare queste problematiche, si possono trovare in difficoltà a portare avanti il loro compito.

D'altra parte, i rapidi cambiamenti in queste aree hanno anche stimolato l'emergere di nuovi approcci e di soluzioni originali. In concomitanza con il loro ingresso in Europa, sembrano apparire all'orizzonte nuove possibilità e un rinnovato ottimismo.

Per il Sud Europa anche i temi della disoccupazione - che, ad esempio, nel volume è stata particolarmente messa in evidenza dalla Grecia - e alcune forme di povertà, rappresentano ancora delle sfide per i sistemi di welfare e di aiuto sociale.

In alcune parti del sud Europa, così come per l'Europa dell'Est, si sono avute trasformazioni significative che hanno portato all'abbandono dei modelli tradizionali di tipo rurale e agricolo e degli stili di vita orientati alla famiglia, per introdurre nuove modalità.

Questi cambiamenti hanno creato sia benefici che criticità, determinando situazioni che possono richiedere interventi di welfare a livello di comunità, così come verso individui e famiglie. Il bisogno di riformulare risposte a particolari tipi di problemi, come l'abuso dei minori, le disfunzioni familiari, la delinquenza e la disabilità, è ancora variamente definito come la sfida contemporanee per il servizio sociale. L'impegno verso l'inclusione sociale di molteplici e differenti gruppi di minoranze etniche, i temi dell'invecchiamento della popolazione e della globalizzazione, discussi precedentemente, sono molto presenti nei contributi del sud Europa.

L'inclusione degli utenti

Il tema dell'inclusione degli utenti, e più in generale delle organizzazioni stesse dei servizi di welfare è particolarmente rilevante per la Norvegia, ma anche per la Germania, il Lussemburgo e l'Olanda

Sviluppatasi negli anni '60 e '70 (attraverso vari e molteplici percorsi storici), l'attenzione al fatto che i gruppi socialmente esclusi potessero avere una possibilità di parola, è diventata un fenomeno mondiale. Questi movimenti e ideologie, e le loro concomitanti disamine delle dinamiche del potere strutturale e individuale, hanno condotto il servizio sociale, in modo particolare nei paesi dell'area occidentale, ad un ripensamento della nozione di un "professionista esperto" e di utente dei servizi "passivo e senza potere". L'ulteriore riflessione su come gli utenti stessi possano essere coinvolti come partners nella pianificazione, nei processi e nei risultati del servizio sociale, è diventata un tema di discussione, suscitando un interesse particolare nelle nazioni dell'Europa del Nord, occidentale e centrale.

L'invecchiamento della popolazione, l'inclusione sociale e la globalizzazione o forse più precisamente le paure che generano, la povertà e l'empowerment, tutto sembra lanciare sfide alle organizzazioni di servizio sociale e ai professionisti in gran parte dell'Europa. Su questa base comune si potranno realizzare molte ricerche e si potrà avere uno sviluppo della pratica professionale.

Spunti di riflessione

Nel volume che abbiamo pubblicato il tema complesso di come e da chi i servizi debbano essere finanziati, organizzati ed erogati ha rivestito un ruolo di particolare attenzione nelle parti relative al Nord Europa. Anche se esso non è un testo di politica sociale e può soltanto offrire un'attenzione limitata ai cambiamenti del contesto politico, alcuni contributi hanno sottolineato la significatività di questo tema, al punto da considerarla come la sfida centrale che il servizio sociale deve ora affrontare. Si possono qui, solo brevemente, evidenziare gli aspetti comuni e le differenze in ciò che è emerso.

Un welfare mix, alle volte apparentemente ben mirato, altre volte contradditorio, caratterizza molta offerta di servizi nelle zone dell' Europa dell'Est. Sebbene alcune nazioni sottolineino la crescita del settore statale, le grandi Ong a livello multinazionale, le più piccole organizzazioni di volontariato a livello nazionale e internazionale, le organizzazioni religiose e i gruppi della comunità locale, tutti giocano un ruolo nell'offerta dei servizi di welfare. Anche nel Sud Europa si trova una logica di welfare mix, ma con la presenza in molte nazioni di un sistema statale più sviluppato. L'Europa centrale e del Nord, dopo molti decenni, è alle prese con la riduzione del coinvolgimento dello stato nei sistemi di welfare. La concezione dello stato come principale erogatore di servizi è stata minata alla base, sia a livello ideologico che pratico, dalla nozione di welfare mix, in cui si attribuisce un ruolo più significativo al settore di mercato profit e alle diverse forme di non-profit che vanno a comporre il cosiddetto terzo settore.

I concetti di "stato che organizza", di cittadinanza attiva e azione comunitaria, di empowerment degli utenti, di fiducia in sè stessi, di scelta dei servizi da parte del consumatore ed altro - nozioni così apparentemente giuste e promozionali - sono state anche utilizzate come supporto ad una visione che prevede la riduzione del sistema di servizi universalistico ("dalla culla alla tomba") presente in alcuni parti d'Europa.