Letteratura
Lo diciamo a Liddy?
L'avvocato di strada
Orme nel cielo
Il diario di Jane Somers
Il grande orfano
I testi proposti, fra un numero più ampio di opere cui si rimanda nella bibliografia, hanno lo scopo di presentare alcune situazioni esemplari nella rappresentazione della figura dell'assistente sociale nel romanzo e nella narrativa letteraria in genere.
Attraverso l'osservazione e l'analisi delle descrizioni, delle azioni, del linguaggio, della funzione nelle vicende narrate, delle relazioni con gli altri personaggi, dello spazio narrativo occupato e della posizione rispetto al lettore ci è parso possibile ricostruire alcuni riferimenti tipologici e alcune specificità, cui riportare il profilo dell'assistente sociale nella rappresentazione romanzesca.
Nei romanzi presi in esame - Lo diciamo a Liddy della scrittrice britannica Annie Fine, L'avvocato di strada dello statunitense John Grisham, Il grande orfano dell'autore guineano Tierno Monénembo, Il diario di Jane Somers dell'inglese Doris Lessing, e Orme nel cielo, dello scrittore islandese Eínar Mar Gudmundsson - il lettore incontra sette figure di assistenti sociali e, tranne che nel romanzo di Annie Fine, in cui l'assistente sociale è protagonista della vicenda, ma per ragioni che si vedranno in seguito, in nessun altro caso l'operatore sociale è protagonista della narrazione.
Lo spazio dedicato a ciascuno di loro si limita a qualche scarna paginetta e non rivestono mai un ruolo fondamentale nello svolgimento degli eventi.
Bridie, Terence, Hermione, Vera, Sofia, Claudine, Símon lavorano e vivono in luoghi ed epoche diverse e vivono situazioni professionali molto differenziate, ma alcuni tratti li accomunano.
Si tratta di personaggi dalla natura piuttosto monolitica, con le idee chiare e una certa tendenza a quel pragmatismo proprio di chi "ne ha viste" tante; l'atteggiamento è quello di chi fa un lavoro duro, talvolta doloroso, che va portato avanti senza troppi ripensamenti. Il loro contesto professionale - enti pubblici, colleghi - è presente solo raramente nei romanzi, per cui gli assistenti sociali di queste storie incarnano, in qualche modo, l'idea dell'eroe solitario sulle cui spalle grava l'intero peso di un mondo da migliorare: e questa è anche la ragione per la quale l'operatore imposta con l'utenza relazioni per lo più asimmetriche.
La salvatrice del mondo, che sa sempre cosa è giusto; la madre, affettuosa e indulgente sempre pronta a giustificare chi sbaglia; la burocrate, tutta regole e incartamenti; l'amica, disponibile e dall'approccio flessibile, capace di molta empatia con gli utenti; il funzionario in stile casual, con molto senso pratico e le maniere spicce: sono queste, in estrema sintesi, "tipologie" a cui si possono ricondurre le figure di assistenti sociali delle nostre storie, ma solo se si considerano i "tipi" come un riferimento dai contorni sfumati e non come una categoria rigida, rappresentativa del personaggio nella sua totalità.