Racconti e rappresentazioni

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Lo sketch interpretato da Anna Mazzamauro è un esempio del modo in cui le rappresentazioni riproducono, anche criticandoli, modelli comunicativi e relazionali: come appare l'assistente sociale Mazzamauro? Quale linguaggio utilizza? Quale strategia di intervento con il cliente predilige? Burocrazia, mediazione o alleanza? Parole e immagini che pongono interrogativi: possibili spunti per una riflessione in cui professione e narrazione sono intrecciate.

L'Assistente sociale è in generale una figura mediaticamente 'debole'. Il cinema la racconta poco e di rado da protagonista. La letteratura anche. L'informazione la rileva in genere tangenzialmente, spesso quando viene implicata nei casi che dividono le coscienze. Probabilmente non è un fatto casuale. Nei contesti in cui opera, l'Assistente sociale ha un ruolo forte, fondato su saperi complessi orientati all'attenzione globale alla persona, e agisce per stimolare processi forti, ma la visibilità mediatica non è nella sua mission.

Senonché: quando l'Assistente sociale viene raccontato o descritto, in che modo ciò accade? Quali sono gli aspetti della sua identità, del suo ruolo e della sua funzione a cui il sistema dei media sceglie di dare visibilità? Su che cosa si posa l'occhio della cinepresa in un film? Come ne parla uno scrittore in un testo di narrativa? In che modo l'informazione descrive l'agire dell'Assistente sociale? Elementi centrali da analizzare, perché le narrazioni messe in atto dai media a volte problematizzano, altre volte contribuiscono a creare 'senso comune' e a sedimentare idee e immagini che, cristallizzandosi, sostengono il definirsi delle rappresentazioni sociali e, alla lunga, possono favorire la formazione di stereotipie.