Mrs. Doubtfire

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Mrs. Doubtfire - Mammo per sempre, di Chris Columbus, Stati Uniti 1993

Scheda informativa

Mrs. Doubtfire - Mammo per sempre

di Chris Columbus, Stati Uniti 1993, 125'

Con Robin Williams, Sally Field, Pierce Brosnan, tratto dal romanzo Un padre a ore di Anne Fine

Daniel Hillard, estroso doppiatore di San Francisco, viene licenziato perché inserisce battute non previste dai copioni. Poiché non è la prima volta che capita, la moglie Miranda chiede e ottiene il divorzio. A lei sono affidati anche i tre figli: la quattordicenne Lydia, il dodicenne Chris e Natalie, che ha cinque anni. Daniel non si rassegna a poterli vedere solo nel week-end e, travestitosi da anziana istitutrice inglese, si presenta nella sua ex casa, dove viene assunto come Mrs. Doubtfire. Le cose migliorano anche sul lavoro: dopo un inizio da facchino, è notato da un produttore televisivo mentre si diverte ad inventare un programma per ragazzi. A casa, come "amica" e governante, ottiene le confidenze di Miranda, che sta per cedere a Stu, fascinoso corteggiatore e avverte l'affetto e la nostalgia per il padre dei tre figli. Il caso vuole che nello stesso ristorante Daniel debba presenziare come Mrs. Doubtfire al pranzo di fidanzamento tra Miranda e Stu e come se stesso ad un invito del produttore che vuole affidargli il programma. Dopo vari cambi di travestimento viene smascherato, ma riesce a riconquistare la fiducia dei suoi familiari.

La messa in scena

La cornice

La sequenza, che appare dopo circa 17 minuti dall'inizio del film, mette in scena il primo incontro tra l'assistente sociale, signora Sellner, e il protagonista Daniel Hillard, che si sta separando dalla moglie, a cui è stata affidata la custodia dei figli. E' significativo notare che nella sequenza immediatamente precedente lo spettatore ha appena assistito al commiato tra il padre e i tre figli - molto struggente, caratterizzata da musiche dolci e da un clima di commozione reciproca, con continui abbracci e contatti fisici tra i personaggi, girata in un esterno luminoso - da cui emerge che il genitore è molto amato dai ragazzi e a sua volta ha un bellissimo rapporto con loro. A livello narrativo, quindi, lo stacco con la sequenza qui riportata è molto netto e gioca su una serie di opposizioni:

esterno <--> interno

campo lungo della strada assolata <--> primo piano dell'as che ci fissa

commento musicale <--> solo dialoghi

personaggi che si toccano <--> fissità dei protagonisti, divisi da un tavolo

partecipazione spettatore con i personaggi <--> distanza emotiva verso l'as

L'unico collegamento tra le due sequenze, oltre alla presenza di Daniel, è la ricorrenza di un personaggio femminile anziano che si pone al di fuori della sfera emotiva e appare invece un simbolo del controllo: nel primo caso la suocera di Daniel, che dall'alto delle scale osserva seccata la scena e viene definita dal protagonista "agente di custodia" al momento dei saluti finali. Nella nostra sequenza il personaggio "freddo" è la signora Sellner, accomunata alla suocera non solo dal genere femminile e dall'età, ma anche da un acconciatura e da uno stile del vestire piuttosto simili, con un elmo di lacca e una presenza che, per riprendere una frase detta dal protagonista in riferimento alla suocera, "sa di formaldeide".

Nel corso del film, Mrs. Sellner apparirà solo più una volta, in occasione di un controllo presso la casa di Hillard, che giunge già travestito da Mrs Doubtfire. Mentre lui cerca di giocare due parti, alternando se stesso con la fantomatica sorella inglese, l'assistente sociale osserva con grande scrupolo la casa disordinata, prende nota di tutto, a un certo, mette la scarpa in una trappola per topi. E' vissuta, anche dallo spettatore, come un pericolo continuo, che rischia di scoprire il trucco di Hillard vanificando i suoi sforzi. Diventa un po' più cordiale solo quando dialoga con la "sorella" e si lascia convincere a sorseggiare un perfetto tè inglese. Ancora una volta, anche nel suo lato più umano, il personaggio viene accostato a un simbolo delle convenzioni sociali e culturali, delle regole e dell'etichetta più rigida, ce saranno poi fatte saltare dall'imprevedibilità di Hillard.

Come appare

La prima apparizione della signora Sellner non viene anticipata da alcun dialogo o evocazione, né il suo ruolo viene esplicitato sul piano dialogico. Si presume quindi che lo spettatore colga immediatamente che lei è l'assistente sociale a partire da indizi visivi, dal contesto in cui si trova e dagli atteggiamenti verbali e fisici, che assume.

Fisicamente, il primo piano iniziale enfatizza alcuni particolari: i capelli bianchi, i grandi occhiali da vista, le rughe sulla pelle, gli orecchini d'oro classici - che riprendono la forma della fede nuziale: non a caso, come vedremo - un vestito scuro. Sullo sfondo non si vede molto, anche a causa della scarsa messa a fuoco che si concentra sul suo viso, ma si coglie già lo schermo del computer acceso, che poi avrà un ruolo importante nella determinazione dell'ambiente fisico. Questa stessa inquadratura di partenza si trova anche nel finale della sequenza con un effetto parentetico.

L'unica altra inquadratura per la signora Sellner - a parte un fugace mezzo primo piano quando chiede a Hillard se sa fare qualcosa, ma senza neanche guardarlo - è una mezza figura, che allargando il primo piano iniziale consente di cogliere altri particolari: il taglio classico e sobrio del vestito scuro, il foulard bianco annodato con un vistoso fiocco al collo, che riprende e puntualizza il colore dei capelli e crea continuità visiva ma anche semantica con i fogli sulla scrivania, dando l'idea di uno stile un po' retro, molto regolare e "scolorito". Lo stesso gioco di riprese formali si attiva anche per la spilla d'oro circolare appuntata sul risvolto sinistro della sua giacca, che fa da tramite tra il volto e la scrivania, unendo gli orecchini citati in precedenza con la fede che campeggia sulla sua mano destra. Graficamente si crea di linea retta verticale (la dimensione del controllo), e simbolicamente è interessante notare la ridondanza di cerchi dorati, che attestano l'unione matrimoniale, mentre il protagonista si è rivolto a lei in riferimento a problemi legati alla separazione dalla moglie.

Che cosa fa

Mrs. Sellner deve valutare l'affidabilità del protagonista Daniel Hillard, in riferimento alla sua richiesta di poter vedere i suoi figli ed ospitarli nei week-end dopo la separazione dalla moglie. Se buona parte del colloquio è monopolizzato da Robin Wiliams, che gigioneggia nel suo stile facendo le diverse voci, l'assistente sociale si pone sempre in modo perentorio sottoponendo l'utente a differenti domande, anche se spesso non sembra avere molta attenzione alle risposte ottenute.

Oltre a fare domande, spesso annota qualcosa sui fogli che ha sulla scrivania. Se questi gesti appaiono in modo diretto, ci sono anche altre due azioni strettamente connesse a Mrs. Sellner: osservare ed ascoltare. In relazione all'osservazione, colpisce lo sguardo frontale e in primo piano con cui si apre la sequenza, quasi a voler generare nello spettatore la sensazione di essere squadrato a fondo prima ancora di aver potuto aprire bocca. Lo sguardo severo torna anche dopo la performance di Hillard che fa le varie voci, ben tradotto dalla battuta espressa con un tono piuttosto metallico: "Signor Hillard, lei si considera molto divertente?". Per quanto riguarda l'ascolto, l'interazione con l'utente è in bilico tra il disappunto e l'indifferenza. Nel primo caso si ripetono una serie di gesti fisici che esprimono rigidità o distanza di fronte all'atteggiamento sdrammatizzante di Hillard: spesso blocca teatralmente un movimento, rimane fissa con lo sguardo o, viceversa, continua a fare le sue cose senza apparentemente prestare troppa attenzione. Emblematicamente, nel segmento più divertente della sequenza - la gag delle voci - il montaggio ritma di seguito le varie interpretazioni di Robin Williams e non mostra mai la faccia di Mrs. Sellner.

Che cosa dice

Le battute pronunciate dall'assistente sociale non sono molte, ma appaiono sufficienti per caratterizzare anche a livello dialogico un personaggio piuttosto freddo e distaccato. La sequenza riporta un discorso diretto, senza voci narranti o didascalie, né intermediari, poiché la conversazione si svolge fin da subito tra Mrs. Sellner e Daniel Hillard. E' la prima a condurre il colloquio, come testimonia il fatto che la prima battuta si pronunciata da lei in modo assertivo, chiarendo subito il suo ruolo e i suoi compiti in riferimento al caso: "Io per incarico della corte dovrò verificare due cose: il suo ambiente domiciliare … (interruzione scherzosa di Hillard) - … io passerò da lei tutti i lunedì e tutti i venerdì sera per l'ispezione". In questa prima battuta colpisce l'esplicitazione organizzativa dei ruoli dei servizi, per cui lei deve svolgere dei compiti in adempienza a quanto stabilito dalla corte di un tribunale. Emblematica anche la parola scelta (se non altro dai doppiatori italiani) per definire la visita domiciliare: ispezione.

Anche la seconda battuta pronunciata, che per certi versi appare quella più attenta alle esigenze dell'utente, non dissimula del tutto un senso di distanza e scarsa integrazione. "E naturalmente c'è la questione lavoro, questo è l'ufficio di collocamento più vicino, mi sono presa la libertà di fissarle un appuntamento. A proposito, ha qualche particolare capacità?" Pur dimostrandosi esperta nell'individuare subito la questione lavoro come prioritaria - Hillard si è separato anche a causa del suo licenziamento - ed efficiente nel tentare di offrire nuove opportunità all'utente, colpisce l'autonomia dimostrata nell'aver già fissato per lui un appuntamento prima ancora di aver effettuato il colloquio. Non a caso, la battuta precisa la consapevolezza di "essersi presa una libertà", che forse allo spettatore suona come un'ulteriore marca di indifferenza alla specificità della persona che lei si trova di fronte.

Coerentemente, le capacità professionali presupposte dalla Sellner non coincidono con quelle umane dimostrate da Hillard, nella lunga gag delle voci, in cui la performance divertente di Williams è incorniciata in entrata e in uscita da due acide battute dell'assistente sociale: "Cosa intende dire con <faccio le voci>", pronunciata con un tono piuttosto metallico, e "Signor Hillard, lei si considera molto divertente?", detto con uno sguardo di evidente disapprovazione

Quest'ultima battuta è doppiamente emblematica, poiché aliena le sensazioni dell'assistente sociale da quelle della maggior parte del pubblico, che probabilmente ha sorriso di fronte alla performance del protagonista.

Dov'è

Il colloquio si svolge presso l'ufficio dell'assistente sociale. Anche se le inquadrature sono tendenzialmente ravvicinate, si coglie che si tratta di un open space, con figure che transitano sullo sfondo e scrivanie con colleghi e colleghe che si intravedono, in una situazione che non sembra favorire la riservatezza del colloquio. Pur non inquadrata integralmente, ma solo nella sua parte superiore, la scrivania ingombra di fogli designa una barriera non solo fisica ma anche simbolica tra i due interlocutori. Questa distanza si rispecchia anche nelle differenti posture e nelle dinamiche di movimento dei personaggi: più proteso verso la scrivania e dinamico l'utente; più rigida e controllata l'assistente sociale.

In una scenografia piuttosto disadorna, con le figure dei personaggi che catturano l'attenzione dello spettatore, se lo sfondo di Hillard è tendenzialmente neutro, alle spalle dell'assistente sociale, sulla destra dello schermo, troneggia il monitor acceso di un computer, in cui si coglie bene una sorta di listato d'archivio, che presumibilmente segnala il nome e i dati salienti, a livello burocratico, dell'utente che ha ora di fronte.

I gesti chiave

In una sequenza piuttosto breve e tendenzialmente poco dinamica, più che un gesto ben preciso o una frase specifica, ciò che sembra caratterizzare maggiormente l'assistente sociale è il senso di lontananza e di alterità rispetto al protagonista. Oltre alla differenza anagrafica, enfatizzata dal trucco e dall'abbigliamento dei personaggi, tale atteggiamento si esprime nella ricorrenza degli sguardi gelidi o indagatori o nella meccanicità dei gesti fisici, che variano dalla burocraticità delle annotazioni sui diversi fogli della scrivania alla fissità improvvisa in cui si contrae tutta la sua figura di fronte alle reazioni non previste di Hillard. Nella sua prima apparizione, che peraltro la vede direttamente in scena per pochi secondi, l'imprinting che lascia questa assistente sociale nello spettatore è molto probabilmente un misto di rigidità e freddezza, che sembrano denotare un basso livello di comprensione della personalità del protagonista e una tendenziale sfiducia nei suoi confronti.

Chi ne parla e come

L'assistente sociale parla in prima persona e dialoga direttamente con l'utente. La sua presenza e le sue azioni vengono descritte in modo apparentemente oggettivo dall'istanza narrante, che riporta senza ulteriori commenti o incorniciature narrative - flashback, didascalie, voci fuori campo ecc. - la progressione del discorso tra i due. L'unico momento in cui si attiva uno sguardo interno sulla signora Sellner è quando l'interlocutore risponde a una sua domanda retorica: "Signor Hillard, lei si considera molto divertente?", che ovviamente prevede una risposta negativa nelle aspettative della donna, visibilmente seccata dalla performance sulle voci. Hillard a quel punto offre una sua valutazione più o meno indiretta sulla persona che ha di fronte, con questa risposta: "Sì, lo credevo. C'era un tempo in cui io mi trovavo divertente, però oggi lei mi ha aperto gli occhi. Grazie". La frase è interessante nella sua ambiguità: da un lato l'assistente sociale sembra associata automaticamente alla tristezza del presente, che chiude il divertimento del passato. Ciò sembra confermare l'impronta "scolorita" e rigida che per tutta la sequenza ha caratterizzato Mrs. Sellner. Ma è anche vero che il ringraziamento di Hillard può essere letto come una presa di coscienza della sua attuale situazione problematica, da cui non può uscire semplicemente scherzando e ridendo. E' emblematico il repentino cambio di tono della battuta successiva con cui Hillard chiude la sequenza, quando, molto più seriamente, accetta il confronto con Mrs. Sellner: "Senta, per dirla in due parole, io ho bisogno di stare con i miei figli e farò di tutto per riuscirci. Mi dica lei cosa devo fare". In questo senso sembra operarsi un riconoscimento della serietà dell'assistente sociale che ha di fronte, che, pur completamente differente dai propri schemi di comportamento, rappresenta per Hillard una risorsa per poter continuare a frequentare i suoi figli.

Da che parte sta

A prima vista, la sequenza scelta non esplicita un punto di vista situato, ma propone il colloquio in modo diretto e oggettivo. In realtà, la maggiore contiguità tra spettatore e utente a scapito dell'assistente sociale è ottenuta sia sul piano narrativo che su quello stilistico e linguistico.

La conoscenza del personaggio di Daniel - che è il protagonista assoluto del film ed è interpretato dalla star Robin Williams - è decisamente superiore a quella della signora Sellner, che appare qui per la prima volta e non ha per lo spettatore lo stesso spessore narrativo, e di conseguenza psicologico e umano, dell'utente. Ciò tende ad accentuare la sensazione di freddezza e non comprensione verso l'assistente sociale, che conosce meno cose di noi rispetto alla situazione personale di Hillard.

Questa distanza è rafforzata anche da lacune scelte stilistiche ben precise. Oltre ai costumi, le scenografie, i dialoghi e i gesti del personaggio, che sono specificamente analizzati nei paragrafi di riferimento, è interessante notare un uso volutamente contraddittorio del primo piano. Solitamente riservato al personaggio più importante, in questo caso tende invece a stimolare una sorta di inquietudine e claustrofobia psicologica nello spettatore che si vede "aggredito" dal volto in primo piano dell'assistente sociale che ci interpella direttamente, ovvero ci fissa negli occhi fin dall'inizio.

Ipotesi di lettura

Nel confronto tra una star come Robin Williams e la caratterista che interpreta l'Assistente sociale non c'è ovviamente partita, anche tenendo conto che il secondo personaggio appare fugacemente solo in un 'altra occasione del film. La donna è caratterizzata con uno stile un po' retro, molto regolare e "scolorito": capelli bianchi, grandi occhiali da vista, rughe sulla pelle, gli orecchini d'oro classici, un vestito scuro. Anche l'ufficio in cui si svolge la scena fornisce un'immagine dei servizi non troppo piacevole, tra la confusione di fondo e gli elementi legati al controllo e all'archiviazione, con la scrivania ingombra di fogli che designa una barriera non solo fisica ma anche simbolica tra i due interlocutori. Questa distanza si rispecchia anche nelle differenti posture e nelle dinamiche di movimento dei personaggi: più proteso verso la scrivania e dinamico l'utente; più rigida e controllata l'Assistente sociale.

Queste scelte stilistiche e visive traducono un'idea dei servizi sociali come universo del controllo e del giudizio e non tanto della relazione e dell'aiuto, come si percepisce anche dal rapporto tra i due personaggi. L'Assistente sociale si pone sempre in modo perentorio sottoponendo l'utente a differenti domande, anche se spesso non sembra avere molta attenzione alle risposte ottenute.

Oltre a fare domande, spesso annota qualcosa sui fogli che ha sulla scrivania. Apparentemente, l'Assistente sociale è tutta tesa ad osservare ed ascoltare. In relazione all'osservazione, colpisce lo sguardo frontale e in primo piano con cui si apre la sequenza, quasi a voler generare nello spettatore la sensazione di essere squadrato a fondo prima ancora di aver potuto aprire bocca. Per quanto riguarda l'ascolto, l'interazione con l'utente è in bilico tra il disappunto e l'indifferenza. Tutte le sue battute dialogiche confermano poi la tipizzazione di un personaggio piuttosto freddo e distaccato.

In sintesi, ciò che sembra caratterizzare maggiormente l'Assistente sociale è il senso di lontananza e di alterità rispetto al protagonista. Oltre alla differenza anagrafica, enfatizzata dal trucco e dall'abbigliamento dei personaggi, tale atteggiamento si esprime nella ricorrenza degli sguardi gelidi o indagatori o nella meccanicità dei gesti fisici, che variano dalla burocraticità delle annotazioni sui diversi fogli della scrivania alla fissità improvvisa in cui si contrae tutta la sua figura di fronte alle reazioni non previste dell'utente. Nella sua prima apparizione, che peraltro la vede direttamente in scena per pochi secondi, l'imprinting che lascia questa Assistente sociale nello spettatore è molto probabilmente un misto di rigidità e freddezza, che sembrano denotare un basso livello di comprensione della personalità del protagonista e una tendenziale sfiducia nei suoi confronti.

Si direbbe quindi una sequenza che attribuisce all'Assistente sociale solo valori peggiorativi e atteggiamenti di freddezza e distanza nei confronti dell'utente che ha comunque bisogno del suo aiuto. Tuttavia, anche in un frammento di questo tipo emergono alcune considerazioni che appaiono emblematiche in riferimento alla percezione del ruolo professionale. Dalle poche parole della donna, colpisce l'esplicitazione organizzativa dei ruoli dei servizi, per cui lei deve svolgere dei compiti, adempiendo a quanto stabilito dalla corte di un tribunale. E' emblematica, pur considerando che il film è doppiato, la parola scelta per definire la visita domiciliare: ispezione.

Emerge così una funzione mediana dell'Assistente sociale, che non sembra dotato di totale autonomia, ma deve rifarsi a un contesto organizzativo più ampio, in cui le decisioni vengono prese altrove, ad esempio nei tribunali.

Infine, è significativa l'attestazione finale, in cui l'utente, abbandonando la sua consueta verve comica, ringrazia l'Assistente sociale per avergli "aperto gli occhi". Pur nella sua ambiguità, in bilico tra il sarcasmo e l'effettiva riconoscenza la frase è interessante, poiché questo ringraziamento dell'utente può essere letto come una presa di coscienza della sua attuale situazione problematica, da cui non può uscire semplicemente scherzando e ridendo. E' emblematico il repentino cambio di tono della battuta successiva del personaggio interpretato da Robin Williams che, molto più seriamente, accetta il confronto con la donna: "Mi dica lei cosa devo fare". In questo senso sembra operarsi un riconoscimento della serietà dell'Assistente sociale che ha di fronte, che, pur completamente differente dai propri schemi di comportamento, rappresenta una risorsa per poter continuare a frequentare i suoi figli.

Ancora una volta, la distanza emotiva e la tendenziale antipatia stimolate nello spettatore dalla rappresentazione dell'Assistente sociale, sembrano essere strettamente connesse con la specificità della professione. Non solo in chiave peggiorativa, ma anche come attestazione di professionalità e di necessità operativa, in relazione alle difficoltà e ai problemi con cui quotidianamente si trovano a operare.

Rinvii

Racconti e rappresentazioni

Identifica nella protagonista della sequenza gli elementi salienti che Natalia Ginzburg attribuisce agli assistenti sociali

Due colloqui a confronto: cosa li accomuna, cosa li differenzia?

Coni d'ombra

Confronta il colloquio della sequenza con le tipologie teoriche che fondano tale strumento operativo