L'avvocato di strada

L'avvocato di strada

John Grisham

La trama

John Grisham, L'avvocato di strada, (The street lawyer, Stati Uniti, 1998), Milano, 1998, Collana Omnibus; collana I Miti 1999

Stati Uniti, fine anni '90. Michael Brock è avvocato presso uno studio prestigioso di Washington. Una mattina, un uomo, un homeless, armato si presenta nello studio e prende in ostaggio Michael con altri suoi colleghi. L'uomo non spiega il perché dei suoi atti e dopo alcune ore viene ucciso dai colpi di un cecchino della polizia. Per scoprire le ragioni dell'accaduto, Michael entra in contatto con Morderai Green, direttore di un consultorio legale gratuito per senza dimora, in cui lavorano un altro avvocato, Abraham e Sofia Mendosa, un'assistente sociale. Michael scopre così che il proprio studio legale, circa una settimana prima aveva sfrattato da un capannone abbandonato, per conto di una società immobiliare, una ventina di homeless, con il pretesto dell'occupazione abusiva, mentre queste persone pagavano regolarmente l'affitto al proprietario. Tra le persone sfrattate c'era l'uomo responsabile del sequestro, poi ucciso, e una famiglia con quattro bambini, che morirà per le esalazioni di carburante, mentre cerca di scaldarsi in un'automobile, pochi giorni dopo lo sfratto. Michael si licenzia dallo studio e inizia a lavorare per il consultorio: farà querela allo studio per sfratto irregolare dei senza dimora e chiederà un risarcimento per la morte della famiglia, ottenendo in tribunale un vantaggioso risultato.

Il testo

"Una selvaggia ispano-americana smise di battere a macchina dopo avermi osservato per un momento. "Cerca qualcuno?" chiese. Era più un'accusa che una domanda. Alla Drake & Sweeney un esordio così sarebbe costato alla receptionist un licenziamento in tronco.

Secondo la targhetta sul bordo della scrivania, a rivolgermi la parola era stata Sofia Mendoza, e presto avrei appreso che era qualcosa di più di una receptionist (…) Sofia me lo indico con un cenno del capo, poi si dimenticò di me e torno al suo lavoro (…) …poi lanciò un'occhiata a Sofia, che era persa nel proprio lavoro. (…)".

p. 41

" (…) Era freddo, buio e vuoto. Mordecai accese le luci e cominciò a parlare. "Qui siamo in tre, io, Sofia Mendosa e Abraham Lebow. Sofia è assistente sociale, ma sui problemi legali dei diseredati ne sa più di me e Abraham messi insieme.". Io lo seguivo tra i tavoli ingombri di fascicoli. " E pensare che qui ci lavoravamo in sette. È stato quando ricevevamo sovvenzioni federali per i servizi legali. Adesso, grazie ai repubblicani, non ci arriva più un centesimo. Ci sono tre uffici da quella parte e tre di qui, dove sto io." Indicò tutte le direzioni. "Un sacco di spazio vuoto" . Vuoto forse quanto a personale, ma era difficile camminare senza rovesciare qualche cestino o abbattere una pila di libri"

p.86

"(…) "Ah, sì. L'anno scorso abbiamo raccolto novemila dollari. Ma ci vuole tempo. O diamo assistenza a chi ne ha bisogno, o andiamo in giro a cercare finanziatori. Sofia non è abile nei contatti umani" (…)".

p.87

"(…) "E Sofia?" "Un'assistente sociale di carriera che frequenta corsi serali di legge da undici anni. Agisce e pensa come un avvocato, specialmente quando insulta i funzionari del governo. Le sentirai ripetere: 'Sono Sofia Mendosa, procuratore dieci volte al giorno'" (…)".

p.108

"La voce stridula di Sofia ci riportò alla realtà (…) Tre agenti in divisa si stavano avvicinando a Sofia, i cui caustici starnazzi non stavano dando risultati apprezzabili (…)"

p.217

"Quando rientrai in ufficio trovai Sofia più indaffarata che mai. Prima delle nove c'erano già cinque clienti seduti contro la parete e lei era al telefono a terrorizzare non so più chi in spagnolo. (…) Sofia bussò e siccome la serratura della mia porta non funzionava, entrò mentre stava ancora bussando. Non un salve, non uno scusami. "Dov'è quella lista di persone sfrattate dal magazzino?" chiese. Aveva una matita per orecchio e gli occhiali da lettura in bilico sulla punta del naso. Una donna molto occupata. (…)"

p. 324-325:

" (…) Era freddo, buio e vuoto. Mordecai accese le luci e cominciò a parlare. "Qui siamo in tre, io, Sofia Mendoza e Abraham Lebow. Sofia è assistente sociale, ma sui problemi legali dei diseredati ne sa più di me e Abraham messi insieme.""

p.86

"(…) "E Sofia?" "Un'assistente sociale di carriera che frequenta corsi serali di legge da undici anni.

Agisce e pensa come un avvocato, specialmente quando insulta i funzionari del governo. Le sentirai ripetere: 'Sono Sofia Mendosa, procuratore dieci volte al giorno'" (…)".

p.108

" (…) Sofia trovò un telefono funzionante. (…) Avevo contato otto persone sedute in silenzio in attesa di conferire con Sofia. (…) Aveva anche lasciato intendere che dovevo fare in modo di dare una mano a Sofia senza intralciarla."

p.179

"Ero alla mia scrivania, assorto nel lavoro, quando Sofia bussò ed entrò prima che potessi rispondere.

"Morderai dice che stai cercando una persona" esordì. Era pronta a prendere appunti. (…) "Forse ti posso aiutare. Dimmi tutto quello che sai.". Si sedette e cominciò a trascrivere i dati che le snocciolai (…) Sofia tornò al suo posto, aprì una voluminosa agenda e cominciò a sfogliarla. (…) La prima telefonata fu con qualcuno dell'ufficio postale. (…) Seguirono altre telefonate. Sofia salutava in inglese, chiedeva di questa o quella persona, poi passava alla sua lingua madre. (…) Un'ora dopo si fermò sulla soglia del mio ufficio. "Si sono trasferiti a Chicago" annunciò. "Hai bisogno dell'indirizzo?" "Come diavolo hai fatto…?" Lo stupore mi impedì di finire la domanda. "Un giro di amicizie di cui è meglio che tu no sappia più che tanto (…)"

p.243-245

"Quando rientrai in ufficio trovai Sofia più indaffarata che mai. Prima delle nove c'erano già cinque clienti seduti contro la parete e lei era al telefono a terrorizzare non so più chi in spagnolo. (…) Sofia bussò e siccome la serratura della mia porta non funzionava, entrò mentre stava ancora bussando. Non un salve, non uno scusami. "Dov'è quella lista di persone sfrattate dal magazzino?" chiese. Aveva una matita per orecchio e gli occhiali da lettura in bilico sulla punta del naso. Una donna molto occupata. (…)"

p.324-325

" (…) Guarda Sofia. Riceve lei più clienti di tutti noi messi assieme e mezza città è convinta che sia un avvocato (…)"

p.343

"La voce stridula di Sofia ci riportò alla realtà (…) Tre agenti in divisa si stavano avvicinando a Sofia, i cui caustici starnazzi non stavano dando risultati apprezzabili (…)"

p.217

"Ero alla mia scrivania, assorto nel lavoro, quando Sofia bussò ed entrò prima che potessi rispondere.

"Morderai dice che stai cercando una persona" esordì. Era pronta a prendere appunti. (…) "Forse ti posso aiutare. Dimmi tutto quello che sai.". Si sedette e cominciò a trascrivere i dati che le snocciolai (…) Sofia tornò al suo posto, aprì una voluminosa agenda e cominciò a sfogliarla. (…) La prima telefonata fu con qualcuno dell'ufficio postale. (…) Seguirono altre telefonate. Sofia salutava in inglese, chiedeva di questa o quella persona, poi passava alla sua lingua madre. (…) Un'ora dopo si fermò sulla soglia del mio ufficio. "Si sono trasferiti a Chicago" annunciò. "Hai bisogno dell'indirizzo?" "Come diavolo hai fatto…?" Lo stupore mi impedì di finire la domanda. "Un giro di amicizie di cui è meglio che tu non sappia più che tanto (…)"

p.243-245

" (…) Era freddo, buio e vuoto. Mordecai accese le luci e cominciò a parlare. "Qui siamo in tre, io, Sofia Mendoza e Abraham Lebow. Sofia è assistente sociale, ma sui problemi legali dei diseredati ne sa più di me e Abraham messi insieme.". Io lo seguivo tra i tavoli ingombri di fascicoli. " E pensare che qui ci lavoravamo in sette. È stato quando ricevevamo sovvenzioni federali per i servizi legali. Adesso, grazie ai repubblicani, non ci arriva più un centesimo. Ci sono tre uffici da quella parte e tre di qui, dove sto io." Indicò tutte le direzioni. "Un sacco di spazio vuoto" . Vuoto forse quanto a personale, ma era difficile camminare senza rovesciare qualche cestino o abbattere una pila di libri"

p.86

"(…) Sofia tornò al suo posto, aprì una voluminosa agenda e cominciò a sfogliarla. (…) La prima telefonata fu con qualcuno dell'ufficio postale. (…) Seguirono altre telefonate. Sofia salutava in inglese, chiedeva di questa o quella persona, poi passava alla sua lingua madre. (…) Un'ora dopo si fermò sulla soglia del mio ufficio. "Si sono trasferiti a Chicago" annunciò. "Hai bisogno dell'indirizzo?" "Come diavolo hai fatto…?" Lo stupore mi impedì di finire la domanda. "Un giro di amicizie di cui è meglio che tu non sappia più che tanto (…)"

p.243-245

"Una selvaggia ispano-americana smise di battere a macchina dopo avermi osservato per un momento. "Cerca qualcuno?" chiese. Era più un'accusa che una domanda. Alla Drake & Sweeney un esordio così sarebbe costato alla receptionist un licenziamento in tronco.

Secondo la targhetta sul bordo della scrivania, a rivolgermi la parola era stata Sofia Mendoza, e presto avrei appreso che era qualcosa di più di una receptionist (…) Sofia me lo indico con un cenno del capo, poi si dimenticò di me e torno al suo lavoro (…) …poi lanciò un'occhiata a Sofia, che era persa nel proprio lavoro. (…)".

p.41

" (…) Era freddo, buio e vuoto. Mordecai accese le luci e cominciò a parlare. "Qui siamo in tre, io, Sofia Mendosa e Abraham Lebow. Sofia è assistente sociale, ma sui problemi legali dei diseredati ne sa più di me e Abraham messi insieme.". Io lo seguivo tra i tavoli ingombri di fascicoli."

p.86

"(…) "E Sofia?"

"Un'assistente sociale di carriera che frequenta corsi serali di legge da undici anni. Agisce e pensa come un avvocato, specialmente quando insulta i funzionari del governo. Le sentirai ripetere: 'Sono Sofia Mendosa, procuratore dieci volte al giorno'" (…)".

p.108

"Lasciarono per ultimo il tavolo di Sofia. Fu lei stessa a esibire le documentazioni, compitando anche i nomi più semplici come Jones, Smith, Williams. I poliziotti si tennero a distanza di sicurezza. Sofia aprì i cassetti quanto basta perché potessero sbirciarci dentro. Si rifiutò di aprire quello che definì come personale e del cui contenuto tutti parvero lieti di non dover sapere niente. Io ero sicuro che ci tenesse delle armi"

p.221

" (…) Guarda Sofia. Riceve lei più clienti di tutti noi messi assieme e mezza città è convinta che sia un avvocato (…)"

p.343

"(…) "E Sofia?" "Un'assistente sociale di carriera che frequenta corsi serali di legge da undici anni. Agisce e pensa come un avvocato, specialmente quando insulta i funzionari del governo. Le sentirai ripetere: 'Sono Sofia Mendosa, procuratore dieci volte al giorno" (…)".

p.108

La messa in scena

La cornice

Il testo

"Una selvaggia ispano- americana smise di battere a macchina dopo avermi osservato per un momento. "Cerca qualcuno?" chiese. Era più un'accusa che una domanda. Alla Drake & Sweeney un esordio così sarebbe costato alla receptionist un licenziamento in tronco.

Secondo la targhetta sul bordo della scrivania, a rivolgermi la parola era stata Sofia Mendosa, e presto avrei appreso che era qualcosa di più di una receptionist (…) Sofia me lo indico con un cenno del capo, poi si dimenticò di me e torno al suo lavoro (…) …poi lanciò un'occhiata a Sofia, che era persa nel proprio lavoro. (…)".

p.41

L'analisi

All'interno della narrazione Sofia Mendosa, l'assistente sociale è poco più che una comparsa; per questa ragione non ha nella vicenda alcuna funzione significativa. Compare in poche pagine, raramente in azioni professionali pregnanti (tanto che all'inizio viene scambiata per una segretaria dall'avvocato in visita al consultorio legale), anche se è colta sempre in ufficio, nello svolgimento del proprio lavoro.. Quasi mai parla direttamente con gli altri personaggi: tutto il detto su di lei è riferito al lettore attraverso il racconto del suo collega, con il quale sembra esserci un ottimo rapporto professionale, stima profonda, ma niente che faccia pensare, per esempio, a un rapporto di amicizia personale. A ben vedere nulla che la riguardi ha riferimento alla sua vita personale. Il frammento citato rappresenta il primo incontro con il personaggio.

Come appare

Il testo

"Una selvaggia ispano-americana smise di battere a macchina dopo avermi osservato per un momento. "Cerca qualcuno?" chiese. Era più un'accusa che una domanda. Alla Drake & Sweeney un esordio così sarebbe costato alla receptionist un licenziamento in tronco.

Secondo la targhetta sul bordo della scrivania, a rivolgermi la parola era stata Sofia Mendoza, e presto avrei appreso che era qualcosa di più di una receptionist (…) Sofia me lo indico con un cenno del capo, poi si dimenticò di me e torno al suo lavoro (…) …poi lanciò un'occhiata a Sofia, che era persa nel proprio lavoro. (…)".

p. 41

" (…) Era freddo, buio e vuoto. Mordecai accese le luci e cominciò a parlare. "Qui siamo in tre, io, Sofia Mendoza e Abraham Lebow. Sofia è assistente sociale, ma sui problemi legali dei diseredati ne sa più di me e Abraham messi insieme.".

p.86

"(…) Sofia non è abile nei contatti umani" (…)".

p.87

"(…) "E Sofia?" "Un'assistente sociale di carriera che frequenta corsi serali di legge da undici anni. Agisce e pensa come un avvocato, specialmente quando insulta i funzionari del governo. Le sentirai ripetere: 'Sono Sofia Mendosa, procuratore dieci volte al giorno'" (…)".

p.108

"La voce stridula di Sofia ci riportò alla realtà (…) Tre agenti in divisa si stavano avvicinando a Sofia, i cui caustici starnazzi non stavano dando risultati apprezzabili (…)"

p.217

"(…) Sofia bussò e siccome la serratura della mia porta non funzionava, entrò mentre stava ancora bussando. Non un salve, non uno scusami. "Dov'è quella lista di persone sfrattate dal magazzino?" chiese. Aveva una matita per orecchio e gli occhiali da lettura in bilico sulla punta del naso. Una donna molto occupata. (…)"

p.325

L'analisi

Sofia Mendosa appare al lettore per la prima volta attraverso un equivoco sul proprio ruolo: il protagonista-narratore la scambia per una scortese receptionist del consultorio, completamente assorbita dal proprio lavoro e il coinvolgimento totale nella professione, che non lascia spazio a convenevoli o ad altri aspetti della vita è una caratteristica che in modi diversi viene sempre sottolineata negli spazi della narrazione in cui Sofia viene citata. Di lei si dice che ha un aspetto selvaggio, poco curato; non ci sono descrizioni fisiche nel testo e rare sono anche le esplicitazioni dei tratti salienti del carattere - non è abile nei rapporti umani -. Sembra avere un temperamento aggressivo e polemico. Si deduce di lei una mimica vivace, spesso brusca; modi spicci e non precisamente educati. Di origine latinos, ma straith to the point nella migliore tradizione anglosassone per quanto riguarda i modi, quasi che gentilezza e attenzione fossero lussi che il professionista del sociale non può permettersi, nel nome di un pragmatismo che punta al risultato, senza curarsi del resto.

Che cosa fa

Il testo

" (…) Era freddo, buio e vuoto. Mordecai accese le luci e cominciò a parlare. "Qui siamo in tre, io, Sofia Mendoza e Abraham Lebow. Sofia è assistente sociale, ma sui problemi legali dei diseredati ne sa più di me e Abraham messi insieme.""

p.86

"(…) "E Sofia?" "Un'assistente sociale di carriera che frequenta corsi serali di legge da undici anni. Agisce e pensa come un avvocato, specialmente quando insulta i funzionari del governo. Le sentirai ripetere: 'Sono Sofia Mendosa, procuratore dieci volte al giorno'" (…)".

p.108

" (…) Sofia trovò un telefono funzionante. (…) Avevo contato otto persone sedute in silenzio in attesa di conferire con Sofia. (…) Aveva anche lasciato intendere che dovevo fare in modo di dare una mano a Sofia senza intralciarla."

p. 179

"Ero alla mia scrivania, assorto nel lavoro, quando Sofia bussò ed entrò prima che potessi rispondere.

"Morderai dice che stai cercando una persona" esordì. Era pronta a prendere appunti. (…) "Forse ti posso aiutare. Dimmi tutto quello che sai.". Si sedette e cominciò a trascrivere i dati che le snocciolai (…) Sofia tornò al suo posto, aprì una voluminosa agenda e cominciò a sfogliarla. (…) La prima telefonata fu con qualcuno dell'ufficio postale. (…) Seguirono altre telefonate. Sofia salutava in inglese, chiedeva di questa o quella persona, poi passava alla sua lingua madre. (…) Un'ora dopo si fermò sulla soglia del mio ufficio. "Si sono trasferiti a Chicago" annunciò. "Hai bisogno dell'indirizzo?" "Come diavolo hai fatto…?" Lo stupore mi impedì di finire la domanda. "Un giro di amicizie di cui è meglio che tu no sappia più che tanto (…)"

p. 243-245

"Quando rientrai in ufficio trovai Sofia più indaffarata che mai. Prima delle nove c'erano già cinque clienti seduti contro la parete e lei era al telefono a terrorizzare non so più chi in spagnolo. (…) Sofia bussò e siccome la serratura della mia porta non funzionava, entrò mentre stava ancora bussando. Non un salve, non uno scusami. "Dov'è quella lista di persone sfrattate dal magazzino?" chiese. Aveva una matita per orecchio e gli occhiali da lettura in bilico sulla punta del naso. Una donna molto occupata. (…)"

p. 324-325

" (…) Guarda Sofia. Riceve lei più clienti di tutti noi messi assieme e mezza città è convinta che sia un avvocato (…)"

p.343

L'analisi

Sofia Mendosa è assistente sociale e lavora da undici anni per un consultorio legale, finanziato da un'organizzazione senza fini di lucro, che si occupa di offrire consulenza legale alle persone senza dimora. Segue corsi serali di legge ed è socia a pieno titolo dello studio con gli altri due avvocati, i quali le riconoscono grande competenza. Il direttore del consultorio spiega che "Il 25% dei nostri interventi riguarda l'assistenza, buoni per pasti gratuiti, pensione per i reduci, i sussidi per gli alloggi, assistenza medica, aiuti per l'infanzia… In gran parte il lavoro è semplice, si tratta di mettersi al telefono e alzare la voce con qualche burocrate che non vuol darsi da fare". Sofia si occupa di tutte queste cose, ma non delle questioni legali tecniche, come le querele, per esempio. Non viene mai descritta a colloquio con i clienti; vengono piuttosto fatti numerosi riferimenti alla mole di lavoro che deve sbrigare (le file di persone che aspettano di essere ricevute; lei al telefono che "strapazza" i funzionari governativi; l'agenda voluminosa dei suoi contatti utili alla professione).

Che cosa dice

Il testo

"La voce stridula di Sofia ci riportò alla realtà (…) Tre agenti in divisa si stavano avvicinando a Sofia, i cui caustici starnazzi non stavano dando risultati apprezzabili (…)"

p.217

"Ero alla mia scrivania, assorto nel lavoro, quando Sofia bussò ed entrò prima che potessi rispondere.

"Morderai dice che stai cercando una persona" esordì. Era pronta a prendere appunti. (…) "Forse ti posso aiutare. Dimmi tutto quello che sai.". Si sedette e cominciò a trascrivere i dati che le snocciolai (…) Sofia tornò al suo posto, aprì una voluminosa agenda e cominciò a sfogliarla. (…) La prima telefonata fu con qualcuno dell'ufficio postale. (…) Seguirono altre telefonate. Sofia salutava in inglese, chiedeva di questa o quella persona, poi passava alla sua lingua madre. (…) Un'ora dopo si fermò sulla soglia del mio ufficio. "Si sono trasferiti a Chicago" annunciò. "Hai bisogno dell'indirizzo?" "Come diavolo hai fatto…?" Lo stupore mi impedì di finire la domanda. "Un giro di amicizie di cui è meglio che tu non sappia più che tanto (…)"

p. 243-245

L'analisi

Sono rarissimi i momenti in cui vengono riportate direttamente le parole di Sofia Mendosa. La voce stridula e starnazzante e il sintetico colloquio con il collega al quale deve dare una mano contribuiscono a costruire un personaggio che, come si dice in un altro punto del romanzo, non è abile nei rapporti umani, ma è in compenso molto efficiente nella professione e soprattutto nei suoi aspetti più pratici. Risolve le difficoltà del collega in brevissimo tempo, raccogliendo le informazioni utili attraverso domande secche, brevi e incalzanti, modalità tipiche di chi non perde tempo, e attraverso azioni scandite nettamente da chi racconta. Senza sbavature o giri di parole.

Dov'è

Il testo

" (…) Era freddo, buio e vuoto. Mordecai accese le luci e cominciò a parlare. "Qui siamo in tre, io, Sofia Mendoza e Abraham Lebow. Sofia è assistente sociale, ma sui problemi legali dei diseredati ne sa più di me e Abraham messi insieme.". Io lo seguivo tra i tavoli ingombri di fascicoli. " E pensare che qui ci lavoravamo in sette. È stato quando ricevevamo sovvenzioni federali per i servizi legali. Adesso, grazie ai repubblicani, non ci arriva più un centesimo. Ci sono tre uffici da quella parte e tre di qui, dove sto io." Indicò tutte le direzioni. "Un sacco di spazio vuoto" . Vuoto forse quanto a personale, ma era difficile camminare senza rovesciare qualche cestino o abbattere una pila di libri"

p.86

L'analisi

Dell'ufficio che Sofia divide con gli altri tre avvocati si dice in altro punto della narrazione che occupa l'intero piano di una palazzina dell'800 in mattoni rossi. Si compone di uno stanzone sul quale si aprono sei piccoli uffici. Sofia lavora nel locale più grande, con il pavimento ricoperto di una moquette consumata, pieno di cestini straripanti di carta e di fogli sparsi per terra, con una parete interamente occupata di schedari, scaffali in legno carichi di libri e fascicoli, una foto di Martin Luther King appesa al muro, un computer, una fotocopiatrice un po' antiquata, telefoni e macchine da scrivere "vecchi di dieci anni", quattro scrivanie di metallo, ciascuna "soffocata da una pila di scartoffie alta qualche spanna", sedie di plastica pieghevoli per gli utenti. Nell'ufficio principale, negli schedari, ma anche sparsi in vari punti della stanza, in "alte pile polverose" i fascicoli dei clienti, "riconoscibili dal nome riportato in copertina". Non c'è sala d'attesa e nessuna privacy per i clienti a colloquio. A parte la foto di Martin Luther King, di pregnante significato simbolico, l'ambiente di lavoro di Sofia ha uno stile decisamente spartano: arredamento economico e funzionale a contenere il materiale utile all'attività, distribuzione casuale degli spazi, gli uffici vuoti come segno della progressiva diminuzione di risorse. Il disordine generalizzato contribuisce simbolicamente all'idea che chi lavora nel campo del disagio sociale si cura poco dell'aspetto esteriore proprio e dell'ambiente in cui lavora, teso com'è a ottenere risultati concreti nella professione.

I gesti chiave

Il testo

"(…) Sofia tornò al suo posto, aprì una voluminosa agenda e cominciò a sfogliarla. (…) La prima telefonata fu con qualcuno dell'ufficio postale. (…) Seguirono altre telefonate. Sofia salutava in inglese, chiedeva di questa o quella persona, poi passava alla sua lingua madre. (…) Un'ora dopo si fermò sulla soglia del mio ufficio. "Si sono trasferiti a Chicago" annunciò. "Hai bisogno dell'indirizzo?" "Come diavolo hai fatto…?" Lo stupore mi impedì di finire la domanda. "Un giro di amicizie di cui è meglio che tu non sappia più che tanto (…)"

pp. 243-245

L'analisi

Sofia Mendosa è spesso al telefono con i burocrati governativi, con gli avvocati, con i propri contatti personali. Telefono, matita appoggiata alle orecchie, agenda voluminosa che racchiude la chiave per la soluzione di molti problemi fotografano il ritratto dell'assistente sociale nel romanzo.

Chi ne parla e come

Il testo

"Una selvaggia ispano-americana smise di battere a macchina dopo avermi osservato per un momento. "Cerca qualcuno?" chiese. Era più un'accusa che una domanda. Alla Drake & Sweeney un esordio così sarebbe costato alla receptionist un licenziamento in tronco. Secondo la targhetta sul bordo della scrivania, a rivolgermi la parola era stata Sofia Mendoza, e presto avrei appreso che era qualcosa di più di una receptionist (…) Sofia me lo indico con un cenno del capo, poi si dimenticò di me e torno al suo lavoro (…) …poi lanciò un'occhiata a Sofia, che era persa nel proprio lavoro. (…)".

p. 41

" (…) Era freddo, buio e vuoto. Mordecai accese le luci e cominciò a parlare. "Qui siamo in tre, io, Sofia Mendosa e Abraham Lebow. Sofia è assistente sociale, ma sui problemi legali dei diseredati ne sa più di me e Abraham messi insieme.". Io lo seguivo tra i tavoli ingombri di fascicoli."

p.86

"(…) "E Sofia?" "Un'assistente sociale di carriera che frequenta corsi serali di legge da undici anni. Agisce e pensa come un avvocato, specialmente quando insulta i funzionari del governo. Le sentirai ripetere: 'Sono Sofia Mendosa, procuratore dieci volte al giorno'" (…)".

p.108

"Lasciarono per ultimo il tavolo di Sofia. Fu lei stessa a esibire le documentazioni, compitando anche i nomi più semplici come Jones, Smith, Williams. I poliziotti si tennero a distanza di sicurezza. Sofia aprì i cassetti quanto basta perché potessero sbirciarci dentro. Si rifiutò di aprire quello che definì come personale e del cui contenuto tutti parvero lieti di non dover sapere niente. Io ero sicuro che ci tenesse delle armi"

p.221

" (…) Guarda Sofia. Riceve lei più clienti di tutti noi messi assieme e mezza città è convinta che sia un avvocato (…)"

p.343

L'analisi

Sono per lo più il direttore del consultorio e il protagonista - narratore a parlare di Sofia. Il primo ne decanta le qualità professionali con parole di stima profonda - in più punti viene messo in rilievo che su certe questioni "ne sa più di tutti noi messi insieme" - , mentre il nuovo avvocato del consultorio appare sempre stupito dai comportamenti un po' troppo vivaci della donna, ma non può negarne la risolutezza di carattere e l'efficienza professionale. Come già sottolineato in altre parti della traccia di analisi, solo in pochi momenti della narrazione viene riportato il discorso diretto della donna, la quale parla esclusivamente di lavoro.

L'immagine complessiva restituita dalle descrizioni degli altri personaggi è quella di una donna sbrigativa, ma disponibile ed efficiente, con cui avere un rapporto paritario, poco incline alla cura delle relazioni interpersonali, ma indispensabile per la conduzione delle attività di consulenza dello studio.

Da che parte sta

Il testo

"(…) "E Sofia?"" Un'assistente sociale di carriera che frequenta corsi serali di legge da undici anni. Agisce e pensa come un avvocato, specialmente quando insulta i funzionari del governo. Le sentirai ripetere: 'Sono Sofia Mendosa, procuratore dieci volte al giorno" (…)".

p. 108

L'analisi

Come è già stato fatto notare in altre parti della traccia di analisi, a Sofia Mendosa, l'assistente sociale dello studio di consulenza legale non è dedicato molto spazio nella narrazione, ma la si ritrova qua e la senza che il lettore abbia tempo di affezionarcisi o eventualmente di detestarla perché non c'è un pezzo di storia che le appartiene. È poco più di una comparsa per l'appunto.

Poiché, però, il punto di vista attraverso il quale viene raccontata, è complessivamente positivo, ancorché qualche volta perplesso, al lettore Sofia risulta un personaggio gradevole, per quella sua concretezza messa tante volte in rilievo che sembra essere caratteristica indispensabile per chi fa un lavoro come il suo. Non ci si sottrae alla tentazione di un sorriso benevolo per quei cliché legati alla sua origine latino americana - modi spicci, voce alta, temperamento caldo etc - .

Ipotesi di lettura

Sofia Mendosa è personaggio di troppo scarso rilievo, perché da lei possa derivare un'idea completa della professione di assistente sociale. Nell'analisi dei frammenti abbiamo visto che solo poche righe e pochissimi momenti nella narrazione le sono stati dedicati. Non si dice nulla di lei che non sia strettamente legato alla contingenza dell'azione professionale. È sempre in ufficio, riceve i clienti per le consulenze, parla al telefono con funzionari pubblici o con la sua rete personale di contatti. Non ha una vita privata e ha modi di fare che non fanno di lei una persona che riscuota grandi simpatie. Ciononostante non si può negare che sia un personaggio positivo, perché nello svolgimento del ruolo che rappresenta dimostra grande impegno, si direbbe quasi abnegazione, tanto si sente forte la mancanza dell'altro pezzo di vita fuori dall'ufficio, grande concretezza ed efficienza: Sofia è vista dai colleghi come una specie di macchina da guerra dell'assistenza legale ai poveri. Più nel dettaglio, è interessante notare che il primo e l'ultimo frammento in cui Sofia viene citata, raccontano di un equivoco. Nel primo, il giovane avvocato la scambia per una receptionist scortese; nel secondo il collega ricorda con orgoglio che mezza città è convinta che Sofia sia un avvocato. Da una parte, quindi, la donna non è riconoscibile in un ruolo professionale preciso - ma se si escludono le professioni che richiedono una divisa, quale ruolo professionale lo è? - ; dall'altra, una volta esplicitata la professione, vi si riconoscono caratteristiche che hanno il sapore del già visto nelle messe in scena del lavoro sociale: la trascuratezza della persona e dell'ambiente di lavoro, l'inesistenza del privato, il delinearsi di una specie di eroe solitario senza macchia e senza paura, schierato contro tutti in difesa dei deboli. Sofia è la protagonista di azioni in cui conta l'intervento individuale, dove anche la rete di supporto è costituita da "amicizie", costruite personalmente, senza collegamenti con enti o con servizi pubblici di altro genere.

Rinvii

Racconti e rappresentazioni

Esistono elementi di continuità tra due assistenti sociali che operano in luoghi particolarmente disagiati del mondo?

Coni d'ombra

Confronta le attività svolte da Sofia con le principali tipi funzionali dell'assistente sociale qui descritte: quali tra queste sono più sottolineate da Grisham?