Lo diciamo a Liddy?

Lo diciamo a Liddy?

Anne Fine

La trama

Anne Fine, Lo diciamo a Liddy?, Milano, Adelphi, 1999 (ed. orig. Telling Liddy. A Sour Comedy, 1998)

Regno Unito, fine anni '90. Le quattro sorelle Palmer, molto legate fra di loro, vivono in una cittadina dell'Inghilterra settentrionale. La maggiore, Bridie, lavora come assistente sociale, vive col marito Tennis, disoccupato e con una certa tendenza al bere, ha due figli di circa vent'anni, che vivono per conto proprio. Heather è una single ed è una ricca consulente finanziaria; Stella è sposata, casalinga perfezionista e appassionata alla professione. Infine Liddy, la più giovane e viziata, è divorziata e vive con i due figli insieme con George. Bridie è il fulcro di questa comunità di parenti che si frequenta assiduamente e felicemente fino al giorno in cui Stella rivela a Bridie che il compagno di Liddy avrebbe subito un processo in Scozia per molestie sessuali a minori, anche se l'uomo sarebbe stato assolto per insufficienza di prove. Bridie, sentendosi coinvolta come sorella e come professionista, vorrebbe avvertire subito Liddy, ma si scontra con l'imprevedibile resistenza a intervenire da parte delle altre sorelle. Bridie indaga discretamente sui figli della sorella e poi decide che avrebbe messo al corrente Liddy solo se questa avesse deciso di sposare George. All'annuncio del matrimonio, Bridie e Heather comunicano la brutta faccenda alla sorella minore, la quale le accusa di mentire. Questo evento costituisce il punto di rottura nel rapporto fra le quattro donne: di fronte alla rabbia di Liddy, le altre due sorelle scaricano la responsabilità di quanto è accaduto su Bridie, che si trova improvvisamente elusa dalla vita delle sorelle. Subito addolorata, la donna trasforma gradualmente il proprio sentimento in odio, scoprendo di aver creduto per lungo tempo in un rapporto falso. Bridie entra in crisi, perde ogni motivazione sul lavoro e decide di licenziarsi. La partecipazione al matrimonio di Liddy diventa pretesto per vendicarsi delle sorelle.

Il testo

" (…) Bridie ce la mise tutta per non esplodere. Nei suoi colloqui era sempre riuscita a fronteggiare quel genere di tattiche difensive. Come mai adesso faticava tanto a controllarsi? Perché c'era di mezzo la sua famiglia? Perché erano i suoi nipotini a essere in pericolo? No. Se doveva essere sincera, era perché le prudevano le mani dalla voglia di prendere a schiaffi quella gran faccia tosta di sua sorella, quella cretina, quell'ameba, che per pura vigliaccheria si era tenuta quella notizia per tre mesi senza muovere un dito (…)"

p. 13

Si parla di Bridie, ndr) "(…) lo scopo della sua vita - compresa quella lavorativa - era impedire che i componenti di una famiglia, qualunque famiglia, venissero proiettati fuori dal nucleo come atomi nel buio caos dell'universo (…)"

(Stella comunica a Bridie la notizia sul passato di George, ndr.) " (…) Stella, " disse Bridie "io sono un'assistente sociale. Occuparmi dei bambini a rischio fa parte del mio lavoro. Se tu mi racconti una cosa come questa, io non posso far finta di non aver sentito. Ho dei motivi sia personali sia professionali, ma sappi che dovrò intervenire in qualche modo. Ed è proprio per questo che l'hai detto a me e non a Heather (…)"

p.14

(Heather e Bridie, quando parlano di George, fidanzato di Liddy e sospetto pedofilo) "(…)" Non dirmi che lo sospettavi…I bambini hanno detto qualcosa? Li ha toccati o roba del genere?"

"Per piacere Bridie! Se li ha toccati! Voi assistenti sociali siete pazzeschi! Come potrebbe non toccarli? Hanno cinque e otto anni. (…) È l'unico vero padre che hanno avuto da un anno a questa parte. Ogni volta che vado da loro lo trovo che li coccola, o che gli legge una storia, o che gli spalma il Vicks Vaporub sul patto. Insomma che si comporta da persona normale". S'interruppe, apposta, e guardo Bridie irrigidirsi. " Normale, sì" riprese in tono provocatorio. " A furia di stare chiusi nei vostri squallidi consultori coi vostri squallidi 'nuclei familiari patologici', voi 'operatori'. Ve lo siete dimenticato, ma noi qui nel mondo reale abbiamo sempre continuato a toccarci! Lo so che non è più di moda, ma è bello e ci fa sentire meglio. Dovreste smetterla di sospettare di tutto e di tutti""

pp.17-18

"(…) Fin troppo abituata alle filippiche sulla mente malata degli assistenti sociali, Bridie tornò all'altra cosa che la rodeva. "Che cosa intendevi prima, quando hai detto che non eri stupita?"

"Niente, non importa", fece Heather, irritata.

"Sì che importa".

(…) "Non so. Forse intendevo che non mi stupisce che tu sia sospettosa".

"No, non volevi dire questo".

Haether emise una risatina tagliente. "Bridie, lo saprò io quello che voglio dire quando parlo".

Bridie guardò fuori dalla finestra. "Secondo me volevi dire che lo sapevi già" (…)"

p. 18

"(…) Da quanto tempo non incontrava un ragazzino che parlando di "vicinanza fisica" - un capitolo da sollevare sempre indirettamente - si lamentava solo di non riuscire a vedere in pace la TV quando l'amico della mamma gli faceva le coccole leggendo il giornale? Ed era da un pezzo che, conducendo con tatto una bambina dell'età di Daisy all'argomento segreti, non trovava altro che spensieratezza (…)"

p.23

(Bridie al marito, mentre si prepara a trovare una soluzione per la presunta pedofilia di George, ndr.) ""E, date le circostanze, non credi che tocchi a me?".

Non si era accorta di quanto Dennis avesse bevuto.

"La persona meno indicata" dichiarò lui senza neppure voltarsi. " Voi assistenti sociali avete la mente bacata. Vedete il male dappertutto" (…)"

p.24

(Bridie in riferimento alle sorelle e riflettendo sul proprio lavoro, ndr.)" (…) Ma certo: loro due non passavano la giornata a sbrogliare le sordide miserie delle violenze domestiche, a cercare di ridare speranze a bambini dalla vita spezzata. (…) La salvaguardia dei bambini è un'altra cosa. (…)"

p.27

" (…) Doveva mantenere il senso delle proporzioni e soprattutto non permettere al cancro del disprezzo di intaccare i sentimenti che provava per le sorelle (…)"

pp. 27-28

(Dice a Bridie il marito, ndr.) "(…) Perché sei peggio di un sergente dei marines (…)" p.74

" (…) Lo scopo della sua vita - compresa quella lavorativa - non era forse impedire che i componenti di una famiglia, qualunque famiglia, venissero proiettati fuori dal nucleo come atomi nel buio caos dell'universo?"

p.120

"Misero le sedie in cerchio e Terence relazionò sul bambino scampato all'incendio di Turner Street; i presenti cercarono di non guardare la Minto mentre sentenziava "Iddio dà famiglia ai derelitti", il suo commento abituale agli affidi ben riusciti (…) Terence posò la penna sull'ordine del giorno che teneva in grembo. "Bridie," disse con un sospiro "mi auguro che non resterai di questo umore per tutta la riunione". (…) "No sul serio" insistette Terence. "Diventa difficile per tutti""

p. 121

"Bridie aveva partecipato a centinaia di riunioni, scrivendo con furia sul taccuino ogni volta che il responsabile di qualche nuovo progetto se ne usciva con lo slogan del momento: "regolamento dell'accesso alle prestazioni", "raccordo col volontariato", "ottimizzazione delle risorse", "ripartizione dei costi". Le venivano i nervi ancora adesso. (…) Bridie era sempre rimasta impassibile sulla sua sedia ad ascoltare il subdolo gergo di ogni nuovo progetto: "sviluppo di comunità", "tutela dell'utente", "interventi mirati", "individuazione del target". Il tutto si riduceva sempre a muri luridi e ammuffiti, bambini angosciati e guardinghi, topi, freddo e disperazione (…)"

pp. 122-123

" (…) Capire quando entrano in gioco le tue paure personali fa parte del mestiere, ma la linea di demarcazione è molto vaga. E se devi stendere rapporti e prendere continuamente decisioni, diventa importante scoprire se è stato il Perfido Sistema, cronicamente squattrinato a non fare il suo dovere, o se la Vecchiaia Incalzante e la Morte hanno fatto il loro. Anche in altre circostanze la rabbia le aveva fatto sbagliare bersaglio. A forza di vedere tutta quella infelicità che generava infelicità, tutti quei fallimenti che generavano fallimenti, era arrivata a temere - una paura folle e inconfessabile - che quei duri, avidi figli della privazione prendessero il sopravvento sui ragazzi come i suoi, allevati nella bambagia dell'abbondanza, che si aspettavano di poter sempre contare su solide certezze come la giustizia e la comprensione altrui. (…)

Ma erano timori che nascevano dal troppo lavoro o dall'insuccesso. Qualche notte di sonno, qualche giorno di permesso e tornava a lavorare come nuova, pronta a chiudere un caso nel giro di un pomeriggio, a tempestare i funzionari imbranati, persino a simulare uno scoppio d'ira per ottenere quello che voleva, e cambiare una vita. In giornate come quelle si convinceva che in fondo sì, ne valeva la pena. Vedeva scorrere le lacrime di sollievo per una sedia a rotelle che ritornava riparata, per un debito cancellato, per due coperte arrivate a destinazione, e sapeva di aver fatto qualcosa di importante. Grazie a lei qualcuno adesso stava meglio. Era questo a mandarli avanti. (…)"

pp.125-126

"(…) "Bridie," intervenne Terence "vuoi che ti lasciamo in pace o sei disposta a parlarne un po'? Pensi che ti potrebbe servire?" (…) "E questo non va bene" disse Terence, intendendo non solo personalmente, ma anche professionalmente. "Che cosa pensi di fare, Bridie? Vogliamo provare a discuterne?"(…) "Potremmo analizzare i problemi evedere di trovare una via di uscita. Sai, punti di vista nuovi, eccetera. Potrebbe servirti. E avere tra noi la vecchia Bridie sarebbe un sollievo per tutti. Ci manchi"

p.127

"Terence (il responsabile del Servizio, ndr) era esterrefatto. "Non ci posso credere, Bridie, proprio tu! E proprio adesso, con tutte quelle assegnazioni di alloggi che da giugno passano sotto di noi, e l'aggiornamento delle cartelle, e… È una notizia spaventosa! (…) "Non ci posso credere!" ripetè Terence. "Lasciarci per fare l'arredatrice. Sinceramente non ti capisco". (…) "Che è proprio quello per cui ci servi qui" commentò Terence, acido; poi, tra sospiri sempre più profondi, cominciò a sfogliare il calendario dell'ufficio. " Guarda! Ti perderai anche il convegno di Carlisle!". La fissò. "Ti rendi conto che è un tradimento bello e buono, Bridie? Sono molto deluso"

pp. 150-151

" (…) Faceva veramente sul serio. Erano settimane che affrontava ogni giorno le stesse difficoltà, le stesse irritazioni; ma ora tutto le sembrava diverso. Era cambiata lei a poco a poco. Se prima cercava con ogni mezzo di dominare l'angoscia, da un po' di tempo doveva sforzarsi di nascondere l'indifferenza. Una volta anche nelle situazioni più disperate, aveva sempre delle speranze, mentre ora provava lo stesso cupo senso di inutilità che opprimeva i suoi assistiti (…)"

p. 151

"(…) Bridie rimase seria finché non fu uscita dalla stanza, ma appena ebbe raggiunto il corridoio le sgorgarono da dentro un gran sorriso e un'allegra canzoncina. Se Terence fosse uscito subito dopo di lei l'avrebbe smascherata. Che gioia! Che felicità! Che sollievo enorme e irreversibile! Quanta parte della sua vita, della sua personalità, era stata assorbita dagli altri? (…)"

p.154

La messa in scena

La cornice

Il testo

(Stella comunica a Bridie la notizia sul passato di George, ndr.) " (…) Stella, " disse Bridie "io sono un'assistente sociale. Occuparmi dei bambini a rischio fa parte del mio lavoro. Se tu mi racconti una cosa come questa, io non posso far finta di non aver sentito. Ho dei motivi sia personali sia professionali, ma sappi che dovrò intervenire in qualche modo. Ed è proprio per questo che l'hai detto a me e non a Heather (…)"

p.14

(Bridie in una riflessione sul proprio lavoro)" (…) Anche in altre circostanze la rabbia le aveva fatto sbagliare bersaglio. A forza di vedere tutta quella infelicità che generava infelicità, tutti quei fallimenti che generavano fallimenti, era arrivata a temere - una paura folle e inconfessabile - che quei duri, avidi figli della privazione prendessero il sopravvento sui ragazzi come i suoi, allevati nella bambagia dell'abbondanza, che si aspettavano di poter sempre contare su solide certezze come la giustizia e la comprensione altrui. (…)

Ma erano timori che nascevano dal troppo lavoro o dall'insuccesso. Qualche notte di sonno, qualche giorno di permesso e tornava a lavorare come nuova, pronta a chiudere un caso nel giro di un pomeriggio, a tempestare i funzionari imbranati, persino a simulare uno scoppio d'ira per ottenere quello che voleva, e cambiare una vita. In giornate come quelle si convinceva che in fondo sì, ne valeva la pena. Vedeva scorrere le lacrime di sollievo per una sedia a rotelle che ritornava riparata, per un debito cancellato, per due coperte arrivate a destinazione, e sapeva di aver fatto qualcosa di importante. Grazie a lei qualcuno adesso stava meglio. Era questo a mandarli avanti. (…)"

p.126

" (…) "Non ci posso credere!" ripetè Terence (il responsabile del Servizio). "Lasciarci per fare l'arredatrice. Sinceramente non ti capisco" (…)"

p.150

" (…) Faceva veramente sul serio. Erano settimane che affrontava ogni giorno le stesse difficoltà, le stesse irritazioni; ma ora tutto le sembrava diverso. Era cambiata lei a poco a poco. Se prima cercava con ogni mezzo di dominare l'angoscia, da un po' di tempo doveva sforzarsi di nascondere l'indifferenza. Una volta anche nelle situazioni più disperate, aveva sempre delle speranze, mentre ora provava lo stesso cupo senso di inutilità che opprimeva i suoi assistiti (…)"

p. 151

"(…) Bridie rimase seria finché non fu uscita dalla stanza, ma appena ebbe raggiunto il corridoio le sgorgarono da dentro un gran sorriso e un'allegra canzoncina. Se Terence fosse uscito subito dopo di lei l'avrebbe smascherata. Che gioia! Che felicità! Che sollievo enorme e irreversibile! Quanta parte della sua vita, della sua personalità, era stata assorbita dagli altri? (…)"

p.154

L'analisi

Il romanzo copre un periodo di otto mesi. La narrazione avviene alla terza persona singolare da un narratore esterno, che si occupa anche di riferire i pensieri della protagonista, ma è condotta quasi interamente attraverso il punto di vista di quest'ultima, Bridie. Nel romanzo compaiono sei figure di assistenti sociale, ma abbiamo focalizzato le tracce di analisi solo su due di loro, poiché gli altri quattro personaggi ricoprono un ruolo marginale e quasi esclusivamente di sfondo. Bridie compare in tutte le pagine del romanzo, ma solo in una trentina compare nel ruolo di assistente sociale. Per il resto, è la dinamica di relazione della protagonista con le tre sorelle il nodo del romanzo. La sfera personale e quella professionale però sono strettamente intrecciate: di questo è esempio emblematico il primo frammento, in cui la discussione fra Bridie e la sorella è incentrata su una questione legata alla famiglia (c'è il sospetto che George, il futuro sposo della sorella minore Liddy, sia coinvolto in un fatto di pedofilia), ma la donna mette in primo piano il fatto di essere un assistente sociale, specializzata in famiglie disagiate. Come sorella maggiore, Bridie ha nei confronti delle altre un atteggiamento protettivo, ma anche prevaricatore. Essere anche assistente sociale di professione dà le competenze giuste per il suddetto atteggiamento. L'opinione delle sorelle è che Bridie sia "la tipica assistente sociale che parte in quarta e sa immediatamente cosa è meglio per tutti"; "(…) l'impicciona, la castigamatti dagli implacabili principi", "(…) ha sempre da sentenziare", "fa di tutto un dramma", " (…) rende tutti quanti infelici e dice di aver agito secondo coscienza". L'opinione del marito Dennis è che Bridie sia un "sergente dei marines". Sul lavoro il rapporto di Bridie con i colleghi è per lungo tempo positivo. Con alcuni la relazione è di amicizia, fino al momento del conflitto con le sorelle. La donna si confida con i colleghi, i quali, per aiutarla, montano una seduta di psicodramma sulla situazione familiare di Bridie. Questa ingerenza sviluppa nella donna un sentimento di fastidio che finisce col farla identificare con quegli assistiti che "odiano mortalmente gli operatori". Nel rapporto con gli utenti, Bridie, che ha scelto il lavoro in base a forti motivazioni interiori ed etiche, cerca di esercitare autocontrollo e di mostrarsi paziente, conciliante e comprensiva: con i bambini è piena di tatto nell'affrontare tematiche delicate. Rifiuta di pensare che un assistito sia "solo un utente". La sua è una figura che cambia con il progredire degli avvenimenti. L'evento che segna la presenza di un prima e di un dopo è il conflitto con le sorelle, attraverso il quale Bridie rilegge il mondo delle sue relazioni in modo completamente diverso. Il suo universo privato si sbriciola, portando con sé anche le sue convinzioni morali e professionali, a tal punto, da abbandonarlo per diventare arredatrice.

Che cosa fa

Il testo

"(…) Da quanto tempo non incontrava un ragazzino che parlando di "vicinanza fisica" - un capitolo da sollevare sempre indirettamente - si lamentava solo di non riuscire a vedere in pace la TV quando l'amico della mamma gli faceva le coccole leggendo il giornale? Ed era da un pezzo che , conducendo con tatto una bambina dell'età di Daisy all'argomento segreti, non trovava altro che spensieratezza (…)"

p.23

(Bridie in riferimento alle sorelle e riflettendo sul proprio lavoro, ndr.)" (…) Ma certo: loro due non passavano la giornata a sbrogliare le sordide miserie delle violenze domestiche, a cercare di ridare speranze a bambini dalla vita spezzata. (…) La salvaguardia dei bambini è un'altra cosa. (…)"

p.27

" Misero le sedie in cerchio e Terence relazionò sul bambino scampato all'incendio di Turner Street; i presenti cercarono di non guardare la Minto mentre sentenziava "Iddio dà famiglia ai derelitti", il suo commento abituale agli affidi ben riusciti (…)"

p. 121

L'analisi

Bridie lavora come assistente sociale presso il Servizio territoriale di un ente pubblico. Nel servizio operano un responsabile Terence e altri cinque assistenti sociali. Non sembra che gli operatori lavorino su aree specialistiche, ma che, al contrario, tutti si occupino di tutto. Da alcuni passi del romanzo si deduce che il Servizio segue le direttive, spesso in forma di progetti, che provengono dagli amministratori locali. Bridie, da molti anni, opera per lo più con famiglie disagiate, casi di maltrattamento, abusi sui minori. Le viene riconosciuta particolare bravura nelle situazioni delicate con i bambini.

Come appare

Il testo

" (…) Bridie ce la mise tutta per non esplodere. Nei suoi colloqui era sempre riuscita a fronteggiare quel genere di tattiche difensive. Come mai adesso faticava tanto a controllarsi? Perché c'era di mezzo la sua famiglia? Perché erano i suoi nipotini a essere in pericolo? No. Se doveva essere sincera, era perché le prudevano le mani dalla voglia di prendere a schiaffi quella gran faccia tosta di sua sorella, quella cretina, quell'ameba, che per pura vigliaccheria si era tenuta quella notizia per tre mesi senza muovere un dito (…)"

p. 13

(Stella comunica a Bridie la notizia sul passato di George, ndr.) " (…) Stella, " disse Bridie "io sono un'assistente sociale. Occuparmi dei bambini a rischio fa parte del mio lavoro. Se tu mi racconti una cosa come questa, io non posso far finta di non aver sentito. Ho dei motivi sia personali sia professionali, ma sappi che dovrò intervenire in qualche modo. Ed è proprio per questo che l'hai detto a me e non a Heather (…)"

p.14

" (…) Doveva mantenere il senso delle proporzioni e soprattutto non permettere al cancro del disprezzo di intaccare i sentimenti che provava per le sorelle (…)"

pp. 27-28

(Dice a Bridie il marito, ndr.) "(…) Perché sei peggio di un sergente dei marines (…)"

p.74

" (…) Lo scopo della sua vita - compresa quella lavorativa - non era forse impedire che i componenti di una famiglia, qualunque famiglia, venissero proiettati fuori dal nucleo come atomi nel buio caos dell'universo?"

p.120

(Bridie in una riflessione sul proprio lavoro)" (…) Anche in altre circostanze la rabbia le aveva fatto sbagliare bersaglio. A forza di vedere tutta quella infelicità che generava infelicità, tutti quei fallimenti che generavano fallimenti, era arrivata a temere - una paura folle e inconfessabile - che quei duri, avidi figli della privazione prendessero il sopravvento sui ragazzi come i suoi, allevati nella bambagia dell'abbondanza, che si aspettavano di poter sempre contare su solide certezze come la giustizia e la comprensione altrui. (…) Ma erano timori che nascevano dal troppo lavoro o dall'insuccesso. Qualche notte di sonno, qualche giorno di permesso e tornava a lavorare come nuova, pronta a chiudere un caso nel giro di un pomeriggio, a tempestare i funzionari imbranati, persino a simulare uno scoppio d'ira per ottenere quello che voleva, e cambiare una vita. In giornate come quelle si convinceva che in fondo sì, ne valeva la pena. Vedeva scorrere le lacrime di sollievo per una sedia a rotelle che ritornava riparata, per un debito cancellato, per due coperte arrivate a destinazione, e sapeva di aver fatto qualcosa di importante. Grazie a lei qualcuno adesso stava meglio. Era questo a mandarli avanti. (…)"

p.126

" (…) Faceva veramente sul serio. Erano settimane che affrontava ogni giorno le stesse difficoltà, le stesse irritazioni; ma ora tutto le sembrava diverso. Era cambiata lei a poco a poco. Se prima cercava con ogni mezzo di dominare l'angoscia, da un po' di tempo doveva sforzarsi di nascondere l'indifferenza. Una volta anche nelle situazioni più disperate, aveva sempre delle speranze, mentre ora provava lo stesso cupo senso di inutilità che opprimeva i suoi assistiti (…)"

p. 151

L'analisi

Tutte le parti del romanzo che riguardano Bridie mettono in rilievo la scelta autoriale di far coincidere le caratteristiche della persona, pregi e difetti, con quelli della professionista. Ciò che è fuori di dubbio è che Bridie ha scelto il suo lavoro spinta da una forte motivazione che ha probabilmente anche ragioni personali, anche se i risultati professionali sono migliori di quelli ottenuti all'interno della propria famiglia. Quando si verifica il conflitto, sul piano personale, le sorelle adottano nei suoi confronti le stesse tattiche difensive degli utenti, sentendosi minacciate da lei come sorella maggiore e come professionista. In famiglia perde il senso delle proporzioni, anche se l'emotività la spinge talvolta anche sul lavoro a "sbagliare bersaglio". È l'indole e l'azione ciò che interessa all'autore: non vi sono infatti descrizioni fisiche della donna, se non in un punto in cui si deduce che ha i capelli lunghi e che ama tenerli sciolti. In compenso, anche in situazioni neutre, abbondano i riferimenti a una sua certa irruenza e impulsività, al fatto che è molto spesso "sul punto di esplodere" e che riesce a esercitare autocontrollo con maggior successo sul lavoro che in famiglia. La grande crisi familiare è il punto di svolta nella vicenda personale e professionale di Bridie; da quel momento tutte le sue convinzioni si infrangono. Il "tradimento" le toglie la fiducia nel mondo. La dona pensa che "anche se avesse distribuito un po' di felicità con la bacchetta magica, la realtà non sarebbe migliorata" e lavorare per aiutare gli altri diviene nella sua mente un inutile "sbattersi".

Che cosa dice

Il testo

(Bridie a Stella, ndr.) "(…) Non fare la stupida!" sbottò Bridie. "Lo sai benissimo che cosa voleva! Voleva che avvertissi Liddy! (…)"

p.12

"(…) Fin troppo abituata alle filippiche sulla mente malata degli assistenti sociali, Bridie tornò all'altra cosa che la rodeva. "Che cosa intendevi prima, quando hai detto che non eri stupita?"

"Niente, non importa", fece Heather, irritata.

"Sì che importa".

(…) "Non so. Forse intendevo che non mi stupisce che tu sia sospettosa".

"No, non volevi dire questo".

Haether emise una risatina tagliente. "Bridie, lo saprò io quello che voglio dire quando parlo".

Bridie guardò fuori dalla finestra. "Secondo me volevi dire che lo sapevi già" (…)"

p. 18

"Bridie aveva partecipato a centinaia di riunioni, scrivendo con furia sul taccuino ogni volta che il responsabile di qualche nuovo progetto se ne usciva con lo slogan del momento: "regolamento dell'accesso alle prestazioni", "raccordo col volontariato", "ottimizzazione delle risorse", "ripartizione dei costi". Le venivano i nervi ancora adesso. (…) Bridie era sempre rimasta impassibile sulla sua sedia ad ascoltare il subdolo gergo di ogni nuovo progetto: "sviluppo di comunità", "tutela dell'utente", "interventi mirati", "individuazione del target". Il tutto si riduceva sempre a muri luridi e ammuffiti, bambini angosciati e guardinghi, topi, freddo e disperazione (…)"

pp. 122-123

L'analisi

La voce di Bridie è espressa per lo più attraverso il discorso riferito o diretto. È descritta quasi sempre durante le conversazioni con le sorelle e il marito, con i quali parla anche di lavoro o nelle riunioni con i colleghi, durante le quali parla anche delle proprie vicende personali. Il suo eloquio si caratterizza per la facile tendenza a "sbottare" e a incalzare l'interlocutore con domande pressanti. Utilizza una vasta serie di intonazioni: "supplichevole", "minacciosa", "affabile", "acida", "gelida". Le capita spesso di usare il "tono sbagliato". Come si nota in più punti, Bridie è refrattaria all'uso della terminologia professionale, che riconosce nei vuoti "slogan" delle politiche sociali e nel "subdolo gergo" dei progetti.

Dov'è

Il testo

" Misero le sedie in cerchio e Terence relazionò sul bambino scampato all'incendio di Turner Street; i presenti cercarono di non guardare la Minto mentre sentenziava "Iddio dà famiglia ai derelitti", il suo commento abituale agli affidi ben riusciti (…)"

p. 121

L'analisi

Lo spazio del romanzo non sembra avere particolare pregnanza simbolica. Gli avvenimenti hanno quasi sempre come sfondo l'abitazione elle quattro sorelle, che riflettono la personalità delle proprietarie. Quella di Bridie è accogliente, ma un po' disordinata. Del Servizio sappiamo che comprende un corridoio centrale, un cucinino, un ufficio per il Responsabile. Sembra che gli operatori abbiano a disposizione ciascuno un ufficio personale e forse una sala per le riunioni. Degli utenti si raccontano le vicende, mai gli incontri e i luoghi.

I gesti chiave

Il testo

(Si parla di Bridie,ndr) "(…) lo scopo della sua vita - compresa quella lavorativa- era impedire che i componenti di una famiglia, qualunque famiglia, venissero proiettati fuori dal nucleo come atomi nel buio caos dell'universo (…)"

L'analisi

Il personaggio di Bridie è ben riassunto nelle parole del narratore esterno. In questo breve brano c'è l'assistente sociale, che si occupa di famiglie problematiche, i cui membri non sono solo utenti - come dice in un punto del romanzo - con i suoi valori capisaldi; e c'è la donna legata profondamente alla propria famiglia di provenienza. La metafora degli individui isolati come atomi e del mondo fuori della famiglia inteso come caos sottolinea, da una parte, con enfasi l'assolutezza delle fede di Bridie nell'istituzione familiare; dall'altra allude beffardamente a una certa sprovvedutezza della donna, che sarà più chiara con il progredire degli eventi.

Chi ne parla e come

Il testo

(Stella ha comunicato a Bridie la notizia sul passato di George, ndr.) " (…) Stella, " disse Bridie "io sono un'assistente sociale. Occuparmi dei bambini a rischio fa parte del mio lavoro. Se tu mi racconti una cosa come questa, io non posso far finta di non aver sentito. Ho dei motivi sia personali sia professionali, ma sappi che dovrò intervenire in qualche modo. Ed è proprio per questo che l'hai detto a me e non a Heather (…)"

p.14

(Heather e Bridie, quando parlano di George, fidanzato di Liddy e sospetto pedofilo) "(…)" Non dirmi che lo sospettavi…I bambini hanno detto qualcosa? Li ha toccati o roba del genere?"

"Per piacere Bridie! Se li ha toccati! Voi assistenti sociali siete pazzeschi! Come potrebbe non toccarli? Hanno cinque e otto anni. (…) È l'unico vero padre che hanno avuto da un anno a questa parte. Ogni volta che vado da loro lo trovo che li coccola, o che gli legge una storia, o che gli spalma il Vicks Vaporub sul patto. Insomma che si comporta da persona normale". S'interruppe, apposta, e guardo Bridie irrigidirsi. " Normale, sì" riprese in tono provocatorio. " A furia di stare chiusi nei vostri squallidi consultori coi vostri squallidi 'nuclei familiari patologici', voi 'operatori'. Ve lo siete dimenticato, ma noi qui nel mondo reale abbiamo sempre continuato a toccarci! Lo so che non è più di moda, ma è bello e ci fa sentire meglio. Dovreste smetterla di sospettare di tutto e di tutti""

pp.17-18

(Bridie al marito, mentre si prepara a trovare una soluzione per la presunta pedofilia di George, ndr.) ""E, date le circostanze, non credi che tocchi a me?".

Non si era accorta di quanto Dennis avesse bevuto.

"La persona meno indicata" dichiarò lui senza neppure voltarsi. " Voi assistenti sociali avete la mente bacata. Vedete il male dappertutto" (…)"

p.24

" (…) Capire quando entrano in gioco le tue paure personali fa parte del mestiere, ma la linea di demarcazione è molto vaga. E se devi stendere rapporti e prendere continuamente decisioni, diventa importante scoprire se è stato il Perfido Sistema, cronicamente squattrinato a non fare il suo dovere, o se la Vecchiaia Incalzante e la Morte hanno fatto il loro. Anche in altre circostanze la rabbia le aveva fatto sbagliare bersaglio (…)"

p. 125

L'analisi

Bridie viene restituita al lettore attraverso l'intreccio fra la sua vicenda personale-familiare, cui viene destinato lo spazio maggiore, e la sua professione, che alla fine del romanzo lascerà. Il personaggio è raccontato da diversi punti di vista e, se si eccettuano le parti in cui è Bridie a raccontare se stessa, le dichiarazioni su di lei di chi la conosce - le sorelle e il marito - fanno intuire che la donna è guidata in tutte le sue azioni da una specie di deformazione professionale. Pensa e agisce, cioè, sempre come se dovesse risolvere uno dei suoi "casi" . Bridie ha molto chiaro il senso della sua professione: conosce ed esprime in modo perentorio quali sono i doveri di un'assistente sociale, che continua a essere tale anche quando la situazione la riguarda personalmente. Da altre prospettive - sorelle e marito - quello che sembrerebbe un approccio professionale applicato alla vita non è condiviso. È presentato anzi come una lente deformante che snatura negativamente tutti gli eventi e le relazioni umane della vita. In sintesi: secondo i personaggi che ruotano attorno a Bridie, la donna, in quanto assistente sociale, perde spesso il senso vero degli avvenimenti, sospetta di tutto e si erge a giudice unico del sistema. Il tutto è espresso in più punti attraverso un'ironia pungente che sfiora il sarcasmo e non esita a diventare aggressiva. Alla fine la famiglia isolerà Bridie. Un interessante saggio di lettura del ruolo dell'assistente sociale e di scambio dei ruoli si trova nelle pp126-134 , dove i colleghi di Bridie mettono in scena uno psicodramma sulla sua vicenda familiare. In queste brevi pagine si legge da una parte lo svolgimento di un procedimento in uso nella professione (anche se nel testo qualcuno dice che lo psicodramma è in disuso), dall'altra, la brava professionista, che per una volta si trova nei panni dell'utente e dà essa stessa una lettura degli effetti che il metodo può produrre. Inoltre, esprime, giudizi molto duri, non sui singoli colleghi, bensì sugli assistenti sociali in toto e sui loro procedimenti.

Da che parte sta

Il testo

(Stella comunica a Bridie la notizia sul passato di George, ndr.) " (…) Stella, " disse Bridie "io sono un'assistente sociale. Occuparmi dei bambini a rischio fa parte del mio lavoro. Se tu mi racconti una cosa come questa, io non posso far finta di non aver sentito. Ho dei motivi sia personali sia professionali, ma sappi che dovrò intervenire in qualche modo. Ed è proprio per questo che l'hai detto a me e non a Heather (…)"

p.14

(Bridie in una riflessione sul proprio lavoro)" (…) Anche in altre circostanze la rabbia le aveva fatto sbagliare bersaglio. A forza di vedere tutta quella infelicità che generava infelicità, tutti quei fallimenti che generavano fallimenti, era arrivata a temere - una paura folle e inconfessabile - che quei duri, avidi figli della privazione prendessero il sopravvento sui ragazzi come i suoi, allevati nella bambagia dell'abbondanza, che si aspettavano di poter sempre contare su solide certezze come la giustizia e la comprensione altrui. (…)

Ma erano timori che nascevano dal troppo lavoro o dall'insuccesso. Qualche notte di sonno, qualche giorno di permesso e tornava a lavorare come nuova, pronta a chiudere un caso nel giro di un pomeriggio, a tempestare i funzionari imbranati, persino a simulare uno scoppio d'ira per ottenere quello che voleva, e cambiare una vita. In giornate come quelle si convinceva che in fondo sì, ne valeva la pena. Vedeva scorrere le lacrime di sollievo per una sedia a rotelle che ritornava riparata, per un debito cancellato, per due coperte arrivate a destinazione, e sapeva di aver fatto qualcosa di importante. Grazie a lei qualcuno adesso stava meglio. Era questo a mandarli avanti. (…)"

p.126

" (…) Faceva veramente sul serio. Erano settimane che affrontava ogni giorno le stesse difficoltà, le stesse irritazioni; ma ora tutto le sembrava diverso. Era cambiata lei a poco a poco. Se prima cercava con ogni mezzo di dominare l'angoscia, da un po' di tempo doveva sforzarsi di nascondere l'indifferenza. Una volta anche nelle situazioni più disperate, aveva sempre delle speranze, mentre ora provava lo stesso cupo senso di inutilità che opprimeva i suoi assistiti (…)"

p. 151

( Heather, ndr.) "(…)"Per piacere Bridie! Se li ha toccati! Voi assistenti sociali siete pazzeschi! (…)Insomma che si comporta da persona normale". S'interruppe, apposta, e guardo Bridie irrigidirsi. " Normale, sì" riprese in tono provocatorio. " A furia di stare chiusi nei vostri squallidi consultori coi vostri squallidi 'nuclei familiari patologici', voi 'operatori' (…) Dovreste smetterla di sospettare di tutto e di tutti""

pp.17-18

( Il marito di Bridie su Bridie, ndr.) " (…)"La persona meno indicata" dichiarò lui senza neppure voltarsi. " Voi assistenti sociali avete la mente bacata. Vedete il male dappertutto" (…)"

p.24

L'analisi

Bridie si racconta ed è raccontata dagli altri e fra i due poli dell'autonarrazione e delle, talvolta, crudeli opinioni dei parenti, è dato lo spazio al lettore per costruire un'idea di questo personaggio. Come si è già detto, Bridie è prevalentemente presentata nella "faida" familiare che la vede sola contro le sue adorate sorelle. Uno spazio decisamente più breve viene dedicato alla sua vita professionale; ma il suo radicamento ai legami familiare, la fede nell'istituzione della famiglia porta qualcosa nella professione, così come la sua specializzazione in casi di famiglie disagiate si trasferisce nell'approccio con cui affronta le difficoltà nella propria famiglia. Non è un caso che lo sfaldamento delle relazioni con le sorelle sia anche il punto di partenza per una riflessione professionale che la condurrà a lasciare il lavoro per sempre. Vanificato il senso delle prime, vanificato anche il senso di sistemare le relazioni delle famiglie altrui. L'abnegazione verso la professione prima della grande crisi e della disillusione e il distacco, l'indifferenza, il cinismo con cui affronta il lavoro dopo fanno di Bridie un personaggio ambivalente, che il lettore segue con qualche diffidenza, come se ci fosse sempre qualcosa che sta sopra le righe in lei, nel bene e nel male. Questo risultato è ottenuto dall'autore, dosando in modo sapiente la perentorietà un po' bacchettona con la quale Bridie definisce se stessa,qualifica le proprie azioni, e dispensa giudizi sull'andamento del mondo; la poca trasparenza di tanti suoi pensieri; l'ironia pungente e la perfidia con cui i suoi "cari" si riferiscono a lei, sovrapponendo sempre la donna e l'assistente sociale e interpretando tutto il suo agire alla luce di questa sovrapposizione di ruoli. L'esigenza personale di curare e solidificare la propria famiglia rischia di inficiare, agli occhi del lettore, la fama della sua professionalità, anche se in alcuni punti del romanzo si fa esplicito riferimento ai suoi successi nella risoluzione dei casi.

Altri personaggi

Il testo

" Misero le sedie in cerchio e Terence relazionò sul bambino scampato all'incendio di Turner Street; i presenti cercarono di non guardare la Minto mentre sentenziava "Iddio dà famiglia ai derelitti", il suo commento abituale agli affidi ben riusciti (…) Terence posò la penna sull'ordine del giorno che teneva in grembo. "Bridie," disse con un sospiro "mi auguro che non resterai di questo umore per tutta la riunione". (…) "No sul serio" insistette Terence. "Diventa difficile per tutti""

p. 121

"(…) "Bridie," intervenne Terence "vuoi che ti lasciamo in pace o sei disposta a parlarne un po'? Pensi che ti potrebbe servire?" (…) "E questo non va bene" disse Terence, intendendo non solo personalmente, ma anche professionalmente. "Che cosa pensi di fare, Bridie? Vogliamo provare a discuterne?"(…) "Potremmo analizzare i problemi evedere di trovare una via di uscita. Sai, punti di vista nuovi, eccetera. Potrebbe servirti. E avere tra noi la vecchia Bridie sarebbe un sollievo per tutti. Ci manchi"

p.127

"Terence era esterrefatto. "Non ci posso credere, Bridie, proprio tu! E proprio adesso, con tutte quelle assegnazioni di alloggi che da giugno passano sotto di noi, e l'aggiornamento delle cartelle, e… È una notizia spaventosa! (…) "Non ci posso credere!" ripetè Terence. "Lasciarci per fare l'arredatrice. Sinceramente non ti capisco". (…) "Che è proprio quello per cui ci servi qui" commentò Terence, acido; poi, tra sospiri sempre più profondi, cominciò a sfogliare il calendario dell'ufficio. " Guarda! Ti perderai anche il convegno di Carlisle!". La fissò. "Ti rendi conto che è un tradimento bello e buono, Bridie? Sono molto deluso"

pp. 150-151

L'analisi

È un funzionario del welfare britannico e ricopre il ruolo di responsabile del Servizio in cui lavora Bridie. È un personaggio secondario del romanzo, cui l'autrice dedica poco spazio; tuttavia la sua presenza è significativa poiché mette in evidenza un'altra tipologia di professionista. Terence rappresenta infatti l'operatore motivato, che sente realizzate nel lavoro tutte le proprie convinzioni e motivazioni. Nella narrazione ha un ruolo importante quando cerca di convincere Bridie a ritirare le dimissioni: è infatti attraverso il confronto con lui che il lettore può misurare la trasformazione di Bridie nel rapporto con la professione. Anche lui compare solo nel contesto della vita professionale: mentre conduce due riunioni di servizio (in una delle quali va in scena lo psicodramma del conflitto familiare di Bridie) e mentre discute le dimissioni di Bridie. Durante le riunioni Terence si esprime in tono deciso, sicuro e disinvolto e tenta sempre di trovare il modo giusto per affrontare gli argomenti più delicati. È nel complesso una figura posata, determinata e ottimista. Secondo Terence fra colleghi è importante un atteggiamento di collaborazione e di solidarietà psicologica e morale per facilitare il lavoro di tutti. Nei rari punti della narrazione in cui l'operatore conduce una riunione si intuisce la sua fiducia nella possibilità di risolvere i problemi attraverso la discussione e il confronto. Sembra avere un buon rapporto con la professione: per lui le dimissioni di Bridie sono un "tradimento", ma per i colleghi rappresenta un punto di riferimento; buon capo, buon moderatore, interessato ai problemi degli operatori e sollecito nelle rassicurazioni e conferme (ad esempio apprezza il "senso pratico" di Bridie.

Ipotesi di lettura

Il punto nodale del romanzo sono le complicate dinamiche che regolano le relazioni familiari di quattro sorelle inglesi. L'istituzione familiare è l'oggetto nell'occhio del ciclone. Risulta, pertanto, piuttosto interessante che la maggiore delle sorelle, Bridie, protagonista assoluta della vicenda sia assistente sociale di professione, specializzata in famiglie disagiate, maltrattamenti, abusi sui minori. Come abbiamo sottolineato nel corso delle precedenti tracce di analisi, il lettore ha seguito le vicende della protagonista nel loro intreccio di eventi familiari - la vita con le sorelle, il conflitto, il disgregarsi dei rapporti e di riflessioni - e azioni professionali. La coincidenza perfetta delle due sfere si realizza nel capitolo in cui il conflitto familiare di Bridie diventa oggetto di analisi della riunione con i colleghi, i quali mettono in scena uno psicodramma, ciascuno interpretando il ruolo di uno dei familiari della loro collega. Come professionista, Bridie è molto stimata, è attenta ai bisogni degli utenti, disponibile, dotata di un particolare talento nel trattare con i bambini, riflessiva sul senso della professione, con un incrollabile senso del dovere e, almeno nella prima parte del romanzo, una monolitica fede personale nell'istituzione familiare, che diventa anche motivazione primaria per la professione. L'imperfetta coincidenza fra l'ambito delle relazioni personali e quello professionale fa sì che la rottura delle relazioni con le sorelle provochi contemporaneamente l'abbandono del lavoro. L'operatrice dell'inizio della narrazione, motivata, attiva, impegnata, a volte combattuta e scoraggiata, ma sempre pronta ricominciare, diventa, dopo la crisi familiare, una donna ferita, delusa, al limite del cinismo che porta nel lavoro noia, indifferenza, disillusione. Attivarsi per migliorare la vita degli altri è diventata per lei una professione inutile. Dal quel punto in poi, il lettore segue Bridie nel suo affannarsi sempre più concitato per comprendere il senso degli avvenimenti. Nei confronti verbali con i familiari, ma soprattutto nei suoi pensieri - che, anche concretamente, nel romanzo hanno dal conflitto fino alla conclusione del romanzo, spazio sempre crescente rispetto ai dialoghi -, il lettore nota come l'equilibrio del personaggio perda progressivamente di solidità, deviando in modo prevalente sulla vicenda personale che riempie la mente della donna fino a diventare l'esclusivo motore di pensieri e azioni. Bridie è rappresentata in ambiente professionale solo in pochi episodi e mai nell'atto di svolgere qualche attività con gli assistiti. Molta parte dei suoi rapporti con gli utenti viene raccontata da lei attraverso ricordi o dai colleghi nelle riunioni: ciò che se ne deduce è, fino a un certo punto, l'alto grado di capacità empatica della donna. Il rapporto con i colleghi sembra amichevole e costruttivo - anche se in alcuni punti Bridie non risparmia qualche frecciata pungente alle modalità professionali di una collega - fino al momento in cui, con la messa in scena dello psicodramma familiare dell'operatrice, sembra emergere negli altri operatori una vena di sadismo nei confronti della collega in difficoltà. Bridie e i colleghi svolgono il proprio lavoro all'interno di un servizio territoriale, ma poco viene detto sugli specifici interventi realizzati o sul tipo di approccio adottato. Da quanto riportato durante le riunioni, in cui si discutono i casi, si intuisce il carico di lavoro della categoria dalla presenza di "schedari pieni da scoppiare". Per ogni nuovo utente, gli operatori aprono un nuovo fascicolo nella cui intestazione si riportano dati anagrafici e alcune altre specificazioni. Viene fatto un riferimento all'operazione di aggiornamento delle cartelle. L'ambivalenza è caratteristica dominante: l'alternanza fra una Bridie che fa l'assistente sociale in famiglia e la sorella frustrata e delusa che porta le proprie vicende alle riunioni con i colleghi di lavoro, la sovrapposizione dei due ruoli (che anche quando non vera viene percepita come tale da chi vive accanto a Bridie) inficia l'idea di professionalità che sembrava abbozzata all'inizio della vicenda. Anche qui, nell'alveo di una rappresentazione di questa professione piuttosto diffusa, una donna che si dedica al lavoro sociale professionale per "ragioni innate". Educata alla fede nell'istituzione familiare, probabilmente insicura nella vita al di fuori di quella cerchia, dipendente da quelle relazioni, ecco che in Bridie maturano le ragioni per dedicarsi al lavoro sociale. Studi, competenze scientifiche, percorsi di formazione non sono accennati: come dire che basta sentire lo slancio dentro di sé! E indubbiamente, per Bridie, essere assistente sociale è un modo per contribuire alla salvezza (e al controllo) dell'umanità, a partire da quella più vicina dei propri familiari. Di nuovo, in una sorta di iconografia tradizionale del lavoratore del sociale, Bridie è quella fra le sorelle meno attenta alla cura di sé, all'arredamento della casa e a tutti quegli elementi che hanno a che fare con gli aspetti più quotidiani e "superficiali" della vita. Salvo poi dedicarsi professionalmente proprio all'arredamento di interni (perfidie aurorali!), dopo aver lasciato il lavoro nei Servizi: a chiosa del fatto che leggerezza di spirito e di interessi e professione sociale non possono convivere.

Rinvii

Racconti e rappresentazioni

Interiors. Confronta le riflessioni personali di Bridie con le sensazioni di Verdiana: quali frustrazioni ricorrono?

Coni d'ombra

Analizza la tipizzazione di Bridie secondo le definizioni teoriche dell'assistente sociale