Una professione. Sociale

Cosa è successo

Quelli che ora vediamo non sono casi di cronaca. Non abbiamo a che fare con eventi specifici, ma con articoli che hanno al centro l'assistente sociale e raccontano nel dettaglio che cosa è e come si caratterizza la professione in questi ultimi anni. Il dibattito che ha coinvolto e coinvolge spesso l'agire dell'assistente sociale, e proprio a partire da casi di cronaca, ha poco a poco portato a trattare anche gli aspetti specifici di questa professione sui quotidiani e sui settimanali.

Il processo mediatico

Nel primo caso vediamo una pagina del quotidiano romano Il Tempo del 5 maggio 2002 in cui vi sono due articoli dedicati alla professione dell'assistente sociale. Il giorno successivo il quotidiano ritornerà sull'argomento con un'altra mezza pagina dedicata alla questione. Nel secondo caso abbiamo la prima pagina dell'inserto Lavoro e informazione del quotidiano Metro, che viene distribuito gratuitamente alle fermate delle metropolitane, degli autobus, nei supermercati prevalentemente a Roma e Milano. L'articolo è del 13 gennaio 2004.

Gli articoli

Non è beneficenza, ma un diritto, di Chiara Prato, "Il Tempo", 5 maggio 2002, pag 11.

Leggi l'articolo

La messa in pagina

Il "pezzo" è un colonnino collocato a sinistra che sussume la formula mista 'metà commento e metà articolo'. La prima parte ha più natura di commento e fornisce il "taglio", il punto di vista del testo, la seconda è più descrittiva. Affianca una intervista alla presidente dell'ordine degli assistenti sociali Paola Rossi, fatta dalla stessa autrice. I due "pezzi" prendono in tutto mezza pagina 11, nella sezione "cronache italiane". Al tema è attribuita l'apertura di mezza pagina, con un titolo grande che si riferisce all'intervista a Paola Rossi ma che di fatto riguarda l'intera questione trattata. Il titolo è eloquente: "siamo assistenti sociali, non orchi cattivi" C'è un "bacchettone" in alto sopra il titolo: Professionisti del disagio>. Il titolo su due righe contrappone uno degli elementi della querelle che attraversa il mondo dell'assistenza, capovolgendone l'ordine: <Non è beneficenza ma un diritto>. L'incipit dell'articolo ha un ritmo serrato e comincia con una negazione. Ci dice subito che cosa, secondo l'autore, non sono gli assistenti sociali: <Non sono ladri di bambini, nemmeno buoni samaritani>. Segue l'affermazione: l'articolista ci dice che cosa invece sono: < Sono professionisti del disagio: in due parole, assistenti sociali>. Il testo prosegue spiegando dove operano, dal carcere minorile all'ospedale psichiatrico, all'assistenza agli anziani a quella ai tossicodipendenti. Evidenzia che in quasi tutti i comuni d'Italia c'è un ufficio al quale <i cittadini possono rivolgersi se ne hanno bisogno. Perché l'assistenza sociale è un diritto, non più una beneficenza>. E questa figura professionale <programma e realizza interventi per prevenire, sostenere e recuperare persone, famiglie o intere comunità in situazione di bisogno o disagio>. L'articolo continua con due negazioni contrapposte: <E' falso e riduttiva la credenza, largamente diffusa, che l'assistente sociale sia una persona che denuncia all'autorità giudiziaria una situazione difficile in seguito alla quale un bambino o un ragazzo viene portato via dalla famiglia>. Ma è anche falso <pensare che un assistente sociale sia una persona dotata di uno spiccato amore per il prossimo perché il percorso di studi che porta alla qualifica è lungo e specifico>. La seconda parte del colonnino è dedicata a spiegare nel dettaglio il percorso di formazione per arrivare a svolgere la professione di assistente sociale: la laurea breve e quella specialistica, a cui segue comunque l'esame di stato. <Questo è il profilo di quello che nei paesi anglosassoni è definito "social worker". Prima di essere operativi, tuttavia, gli assistenti sociali devono superare un lungo tirocinio, nel quale imparano sul campo che ogni caso è unico e non riconducibile a nessuna categoria>. Il testo chiude specificando che si tratta di <una professione dal cuore antico, ma in rapido cambiamento>. Gli assistenti sociali sono citati in astratto, se ne parla sostanzialmente come categoria professionale.

Ipotesi di lettura

Si tratta di un testo che fin dal titolo ha l'intenzione di smontare quelli che considera alcuni luoghi comuni sull'assistente sociale e di chiarire che cosa è e che cosa fa, in contrapposizione con ciò che si crede che sia e ciò che si crede faccia. Innanzitutto, allora, l'assistenza sociale <Non è beneficenza ma un diritto>, chiarisce il titolo. Viene ripresa una delle querelle che attraversano questo mondo, vale a dire la contrapposizione fra coloro che ritengono che l'assistenza sia nella sostanza riducibile a beneficenza - una cosa che arriva dall'alto, come precipitato del solidarismo paternalista ottocentesco - e coloro invece che pensano che sia un diritto e come tale vada garantito. L'autrice dice chiaramente come la pensa, nel titolo ma in seguito anche nell'articolo: è un diritto, per di più riconosciuto, una volta per tutte dalla legge 328 del 2000, <una pietra miliare nel mondo dell'assistenza, basti pensare che prima della legge 328 nel nostro paese il settore era regolato dalla legge Crispi, che risale a ben 110 anni prima>. Anche l'incipit dell'articolo è netto. Ci dice subito che cosa non sono gli assistenti sociali: <non sono ladri di bambini, nemmeno buoni samaritani>. Vengono ripresi e capovolti alcuni luoghi comuni, alcune immagini che sono soliti disegnare la figura dell'assistente sociale (che del resto noi abbiamo visto tornare in Racconti e rappresentazioni) e che, peraltro, sono l'uno all'altro contrapposti: o ladri di bambini o buoni samaritani. Né uno né l'altro, ci dice l'autore: <sono professionisti del disagio: in due parole assistenti sociali>. Ciò che li caratterizza è l'aspetto professionale, l'essere preparati e l'agire per affrontare il disagio e il bisogno. La contrapposizione viene ripresa più avanti e di nuovo negata: <E' falsa e riduttiva la credenza, largamente diffusa, che l'assistente sociale sia una persona che denuncia all'autorità giudiziaria una situazione difficile in seguito alla quale un bambino viene portato via dalla famiglia. E' falso anche pensare che un assistente sociale sia semplicemente una persona dotata di uno spiccato amore per il prossimo, perché il percorso di studi che porta alla qualifica è lungo e specifico>. In questo l'autrice esprime un'opinione, prende una posizione precisa rispetto al ruolo e alla funzione degli assistenti sociali, cercando di smontare alcune <credenze>, largamente diffuse, spiegando nel dettaglio la funzione professionale e l'iter formativo. Viene messo in evidenza come l'assistente sociale operi in <moltissimi settori della società e diversi livelli, dal carcere minorile all'ospedale psichiatrico, dall'assistenza agli anziani a quella ai drogati>. <Ma esattamente cosa fa un assistente sociale? Programma e realizza interventi per prevenire, sostenere e recuperare famiglie o intere comunità in situazione di bisogno o disagio>. E, ad avvalorare le argomentazioni messe in campo, l'iter formativo, <lungo e specifico>. La laurea breve - la Laurea in scienze del servizio sociale - e quella specialistica - programmazione e gestione delle politiche dei servizi sociali. Poi l'esame di stato, superato il quale c'è l'iscrizione all'albo professionale. Un percorso, sottolinea il testo, che non è solo teorico: <prima di essere operativi, tuttavia, gli assistenti sociali devono superare un lungo tirocinio, nel quale imparano sul campo che ogni caso è unico e non riconducibile a nessuna tipologia>.

Rinvii

Racconti e rappresentazioni

Nel leggere questo articolo, consulta gli articoli contenuti nella sezione "Stampa" di "Racconti e rappresentazioni" e metti a confronto le rappresentazioni che emergono con quella che questo articolo evidenzia

Coni d'ombra

Confronta gli elementi polemici e quelli relativi all'aspetto professionale di questo articolo con l'analisi che fa Ponticelli

Leggi questo commento avendo presente le informazioni che il documento "Definizione" fornisce

Leggi questa descrizione/narrazione avendo presente le informazioni contenute nel documento "Definizione" e rifletti sugli aspetti della professione che possono comportare rischi

Analizza questo commento confrontandolo con gli elementi di prospettiva forniti dal contributo di Gui


Gli angeli custodi del terzo millennio, di Luisa Mosello, "Metro", 13 gennaio 2004

Leggi l'articolo

La messa in pagina

Vediamo un testo che apre la pagina dell'inserto Lavoro e informazione del quotidiano gratuito Metro, distribuito nelle stazioni, fermate di autobus e delle metropolitane di Milano e di Roma (e a larga tiratura). Il "pezzo" è su cinque colonne, corredato da una foto in cui si vede una giovane donna che tiene un braccio attorno alle spalle a una persona anziana con cui sta parlando. Il titolo è su due colonne: <Gli angeli custodi del terzo millennio>. C'è un occhiello: <In Italia lavorano oltre trentamila assistenti sociali, ma ancora non bastano>. E c'è un sommario, sotto il titolo, in rilievo: <Professionisti molto richiesti dal mercato del lavoro, gli assistenti sociali dovrebbero essere ovunque per prevenire e risolvere situazioni di bisogno di tutte le persone in difficoltà>. Il testo ha sostanzialmente natura informativa: dice che gli assistenti sociali sono 30mila e non bastano e spiega che rispetto a qualche anno fa, i loro compiti sono <molto più complessi>. <Oggi deve essere in grado di affrontare molte questioni a vari livelli: dalla tossicodipendenza alla criminalità minorile fino all'integrazione multirazziale>. Viene specificato il percorso formativo e le varie opportunità professionali. <Le doti richieste a un bravo assistente sociale? Capacità di relazione, disponibilità ad ascoltare, una forte fede nella possibilità che le persone possano avere sempre una speranza di recupero>. L'articolo si chiude rimandando, per ulteriori informazioni, al Consiglio nazionale dell'ordine degli assistenti sociali.

Ipotesi di lettura

Non abbiamo a che fare con un articolo che trattando di cronaca, tratta anche più o meno direttamente degli assistenti sociali. Protagonista è la professione, il testo ha un taglio "di servizio": fornisce informazioni a chi intenda intraprendere questa carriera professionale. Il testo dell'articolo - esattamente come il sommario -, è centrato sulla professionalità, sul percorso formativo, sulle svariate opportunità di occupazione che si hanno nel caso si decida di formarsi come assistenti sociali. Vogliamo qui limitarci a evidenziare due elementi. Innanzitutto il titolo - <Gli angeli custodi del terzo millennio> - che rimanda a una visione "buonista" della figura professionale dell'assistente sociale, una di quelle immagini che l'autrice dell'altro articolo di questo segmento (quello del Il Tempo) farebbe probabilmente rientrare nella categoria "buoni samaritani". E poi due termini utilizzati nel corpo del testo, anche loro riconducibili a una lettura "buonista", solidaristica: <Le doti richieste a un bravo assistente sociale? Capacità di relazione, disponibilità ad ascoltare, una forte fede nella possibilità che le persone possano avere sempre una speranza di recupero>. Fra le doti richieste agli assistenti sociali ci sono una forte <fede> ( e non fiducia, per esempio) nel fatto che le persone possano avere sempre una <speranza> di recupero. Ma <fede> e <speranza> hanno a che fare con la professione dell'assistente sociale?

Rinvii

Racconti e rappresentazioni

Confronta l'immagine che emerge dal pezzo di cronaca con le due visioni delle assistenti sociali del film "L'assistente sociale tutta pepe e tutta sale"

Coni d'ombra

Angeli o professionisti che lavorano in rete e costruiscono rete? Analizza questa descrizione/rappresentazione riflettendo sugli stimoli che Ponticelli fornisce sulla professione dell'assistente sociale

Leggi questa descrizione avendo presente le informazioni contenute del documento "Definizione". Angeli o professionisti?

Metti in relazione la rappresentazione che il titolo di questo articolo ci sottopone con le informazioni che il fornisce il documento "Funzioni" e la tavola sinottica che lo accompagna

Metti in relazione la rappresentazione che il titolo di questo articolo e anche alcuni elementi interni forniscono con gli elementi si prospettiva evidenziati nel contributo di Gui

Nel leggere questo articolo consulta interamente il segmento "Che cosa fa l'Assistente sociale" nella parte "Coni d'ombra"


Altruisti per professione, di Silvia Gavino," Anna", 17 aprile 2002.

Esperti nell'aiuto al cittadino, al tuo fianco per tanti problemi, di Flavia Fiori, "Corriere Salute", 15 novembre 1998, p. 44.

Per servire di più, di Roberto Parmeggiani, "Famiglia Cristiana", n.29/1999, pag. 41;

'I miracoli' degli assistenti sociali, di Chiara Prato, Il Tempo, 05 maggio 2002, pag. 8.