Tv: Scatola aperta. Fatti, opinioni, personaggi - 1977

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I lunghi giorni

Tratto da: Scatola aperta. Fatti, opinioni, personaggi

Scheda informativa

Titolo: I lunghi giorni

Autore: Giorgio Pellegrini

Tratto da: Scatola aperta. Fatti, opinioni, personaggi, di e condotto da Angelo Campanella

Data e canale di trasmissione: 10/03/1977, Rete 1.

La puntata da cui è tratta la sequenza è stata la quattordicesima della I edizione del programma (anni 1976-1977) ed è andata in onda in seconda serata.

La struttura del programma è semplice: il conduttore introduce il tema e lancia il servizio. La puntata in esame ha come argomento l'abbandono degli anziani e il reportage contenuto nella trasmissione, intitolato I lunghi giorni, ricostruisce la vita all'interno di una casa di riposo. Tutto il servizio è girato in un ospizio di Fidenza. Gli anziani vengono mostrati durante le loro attività quotidiane e sono intervistati direttamente dall'assistente sociale che lavora all'interno della struttura. La sequenza analizzata è montata quasi all'inizio del servizio e rappresenta il momento in cui l'assistente sociale compare per la prima volta, presentandosi e spiegando il suo lavoro.

La messa in scena

La cornice

Scatola aperta è un programma di approfondimento e inchiesta prodotto dalla televisione pubblica nazionale negli anni '70 di discreto successo. Il modello comunicativo è quello della puntata tematica presentata da un conduttore in studio (Angelo Campanella) che introduce l'argomento e lancia il servizio, motivando la scelta del tema anche con ragioni etiche ed educative. Lo stile linguistico segue la tradizione documentaristica cinematografica italiana, in cui il livello percepibile di manipolazione comunicativa è apparentemente ridotto al minimo. "Fatti, opinioni, personaggi" sono i reali protagonisti della trasmissione e molto spazio viene concesso alle persone intervistate e agli ambienti ripresi. Il servizio da cui è tratta la sequenza analizzata ha un ritmo lentissimo se paragonato alla moderna televisione, con inquadrature superiori ai 4 minuti e zoomate in avanti e all'indietro contenute nella stessa inquadratura, eppure denso di contenuti. E' un modello televisivo che punta a raccontare il più possibile senza ricercare l'evento spettacolare e in cui prevale un tono colloquiale corretto ma non colto, informativo ma non giornalistico. In tutto il servizio, infatti, nessun personaggio dell'apparato televisivo (giornalista, commentatore, ecc.) entra in campo o fa sentire la sua voce (rivolgendo ad esempio delle domande): tutti i dialoghi e le spiegazioni sono agite dalle persone dell'ambiente ripreso.

Come appare e dove appare

Il servizio inizia con una testimonianza in fuori campo di uno degli anziani ospiti che parla del suo abbandono. Conclusa questa introduzione, che serve a tematizzare il servizio, compaiono le immagini degli interni della casa di riposo con una didascalia che recita "Ore 6: un altro giorno". Vediamo il personale che distribuisce medicine e aiuta gli ospiti ad alzarsi ecc. e vecchi che si preparano per la colazione. Sfumata la musica di sottofondo lo stacco presenta il volto in primo piano dell'assistente sociale (inizio sequenza) che esordisce con queste parole "In quanto assistente sociale operante all'interno di una casa di riposo…". Immediatamente compare la didascalia visiva che ribadisce ruolo e specifiche del personaggio: "l'assistente sociale". La sua comparsa non viene perciò preannunciata e arriva quasi all'improvviso dopo che tema e ambiente sono già stati introdotti.

L'enunciazione è chiara e diretta e svolta a due livelli: è lei che si presenta in quanto assistente sociale, ed è contestualmente presentata dal dispositivo televisivo (attraverso la didascalia). Non conosciamo il suo nome (che non è citato, così come accade per gli altri operatori della casa, nemmeno nei titoli) e non sappiamo a quale ente appartenga. Inoltre le specificità della casa di riposo non vengono né citate dal conduttore in studio, prima di lanciare il servizio, né durante il servizio stesso, ma appaiono solo in coda come ringraziamenti. La volontà è quindi quella di non voler presentare un caso particolare, ma una condizione più generale. Per tale motivo ci troviamo di fronte non a un'ipotetica 'Maria Rossi, assistente sociale del comune di Fidenza', ma, più direttamente, a 'l'assistente sociale' che presenta il suo operato. "In quanto assistente sociale operante all'interno di una casa di riposo" lavoro in questo modo e utilizzo un determinato approccio ecc.: non siamo a Fidenza, o meglio, ci siamo, ma potrebbe essere qualsiasi altro posto, è il particolare che diventa universale.

L'ambiente in cui appare è l'interno della casa di riposo: è un assistente sociale quindi a contatto con l'utenza e ciò viene confermato dallo zoom a ritroso che dal suo primo piano si apre e ci mostra un anziano seduto al tavolo con lei, in quella che sembra una mensa. Questo inoltre è uno dei pochi primi piani a lei dedicati. Dopo questa presentazione infatti tutta l'attenzione sarà rivolta agli ospiti mentre l'assistente sociale sarà mostrata di spalle, girata verso gli intervistatati, come accade nell'ultima parte della sequenza. Qui lo zoom si richiude senza stacco, ma questa volta sul viso dell'anziano ospite.

L'aspetto appare molto differente dalle classiche rappresentazioni: capelli lunghi solo annodati, ma non raccolti, dolcevita, nessuna cartellina o scrivania.

Che cosa fa

All'interno della sequenza si possono individuare due livelli di azione legati all'agire del personaggio:

a) ciò che fa nella pratica quotidiana, il suo lavoro effettivo all'interno della struttura

b) il suo ruolo narrativo che si desume dalla messa in scena

Riguardo al primo punto è l'assistente sociale stessa a specificare e a presentarsi. Il suo lavoro viene quindi illustrato attraverso le sue parole che servono sia a inquadrare l'ambito di intervento, sia a introdurre il personaggio che ha di fianco. Dopo questa presentazione lo spettatore viene a conoscenza dell'orientamento su cui si basano le sue mansioni. Lei afferma infatti di dover stimolare l'anziano a una "ricucitura dei rapporti con l'ambiente di provenienza" ma a volte "molti di questi anziani vivono da soli (…) come nel caso di questo signore….". Non viene spiegato in che cosa effettivamente consiste tale lavoro di ricucitura, ma a questo punto non importa più, il campo viene letteralmente "rubato" dai protagonisti del documentario, con un movimento dello zoom.

Prende quindi il sopravvento il ruolo narrativo dell'assistente sociale, un ruolo cioè tutto interno e limitato al testo televisivo: è lei a far parlare gli ospiti della casa di riposo, è lei che permette l'incontro tra telecamera e utenza. E' un ruolo fondamentale poiché tutti gli anziani a cui viene data voce nel corso del servizio, in realtà è a lei che si rivolgono, anche quando parlano fuori campo. E' una sorta di mediatrice tra i bisogni dell'anziano di raccontare e le necessità dello spettatore di comprendere, come si evince dalla chiusura della sequenza quando l'assistente sociale chiede all'anziano di non parlare in dialetto. Contemporaneamente e progressivamente si assiste a una sua dissolvenza sul piano visivo. Quello zoom in avanti, a riprendere in primo piano il vecchio, la esclude dal campo e da quel momento in poi sarà ripresa sempre meno e quasi sempre di spalle girata verso l'interlocutore, ma non per questo con un ruolo meno importante.

Che cosa dice

Come si può dedurre dal punto precedente l'assistente sociale in tutto il servizio parla poco rispetto alla durata del filmato. Dopo le affermazioni di apertura, infatti si limita a far domande, cioè a far parlare gli altri, fungendo da tramite e sostituendosi quasi al giornalista che volutamente manca in questo servizio. La sua presentazione è però, ancorché breve, molto interessante perché oltre a chiarire e a specificare meglio il suo ruolo, ci permette di avvicinarci a un linguaggio professionale specifico. L'uso di frasi e terminologie tipiche (quali "ricucire i rapporti con l'ambiente di provenienza", "problemi di carattere emotivo ed affettivo", "assistenza sanitaria e infermieristica") testimonia infatti, in questo caso, una rielaborazione professionale dei bisogni dell'utenza e uno sforzo di individuazione della miglior prassi di intervento. Certo appare sicuramente molto distante il linguaggio che lei usa con lo spettatore da quello usato durante i colloqui con gli anziani, ma in realtà, in tal modo viene messa in scena anche una capacità di mutare registro linguistico a seconda dell'interlocutore che si ha davanti. Va comunque rilevata una maggiore familiarità dell'assistente sociale nel rapporto con l'utenza piuttosto che nel rapporto con il dispositivo televisivo.

Chi ne parla e come

E' unicamente l'assistente sociale a parlare di sé e del suo lavoro, nessun altro (dal conduttore agli ospiti della casa di riposo) la presenta o fa menzione delle sue funzioni. C'è però il dispositivo televisivo che, come visto precedentemente, contribuisce alla sua definizione. La didascalia, apparentemente neutra, in realtà permette di identificare questa professionista, non come una specifica assistente sociale, ma nemmeno come una qualsiasi assistente sociale: lei è l'assistente sociale in uno degli ambiti in cui è più richiesta la sua professionalità e quindi in cui è più naturale incontrarla.

Da che parte sta

Appare più difficile definire l'orientamento e lo schieramento dell'assistente sociale in questo filmato. Essa infatti rivolge sicuramente tutta la sua attenzione all'utenza, ma con un intento più illustrativo e narrativo che di reale assistenza. In altre parole il suo interesse nel filmato è quello di mostrare cosa succede all'interno della casa di riposo, ma il suo interlocutore finale è al di fuori, è il pubblico televisivo il quale deve avere tutti gli elementi per comprendere. Inoltre, venendo a mancare l'intermediario classico della televisione (ad es. il giornalista), ecco che la mediazione tra dentro e fuori tra realtà e rappresentazione ricade su di lei e su quel delicato compito e ruolo di cui si è detto. "Per quanto mi è possibile io cerco di stimolare.. " mentre pronuncia queste parole è rivolta chiaramente allo spettatore e il suo sguardo punta direttamente in macchina o comunque ha di fronte a sé il dispositivo televisivo, l'interpellazione è diretta e innegabile. Poi però cambia direzione dello sguardo e posizione senza però ricercare l'effetto emotivo o esplicitare un punto di vista, mantenendosi così ad una equa distanza tra spettatore e utente. Si confronti a tale proposito il filmato di Turisti per caso in cui l'assistente sociale Lucia sembra avere la stessa funzione di mediazione, ma in cui appare però schierata con l'utente e, di fatto, non si rivolge mai verso l'obiettivo.

Ipotesi di lettura

Un programma come Scatola aperta non può non stimolare dei confronti con i modelli televisivi attuali. Il bianco e nero, il ritmo dilatato, il montaggio antispettacolare, sono elementi linguistici che non derivano solo da scelte di necessità produttiva. Dietro a un'impostazione forse così poco 'attraente' (ma il programma ebbe un certo successo) vi è però l'idea di una televisione che non punta a creare il caso, ma piuttosto mira al racconto lasciando il tempo necessario a che la realtà possa dispiegarsi, magari con qualche sbavatura linguistica e con qualche imperfezione, ma con un atteggiamento di interesse verso le storie raccontate. Addirittura emerge un intento didattico dalle parole dell'assistente sociale che letteralmente spiega ciò che fa, ed etico dall'introduzione del conduttore (fuori sequenza) che spera nell'effetto positivo del reportage nelle giovani generazioni: "vi presentiamo questo filmato -dice Campanella- con la speranza che riesca a scuotere almeno uno dei figli…"

Una televisione quindi che approfondisce e in cui il lavoro sociale viene visto nel suo svolgersi. L'assistente sociale racconta il suo operato in breve all'inizio, ma nulla è riassunto o semplificato. Sembra anzi che l'obiettivo amplifichi la complessità di quel lavoro fino a ottenere l'effetto di far sparire l'apparato burocratico e far emergere delle tipologie di intervento diretto con l'utente. Si veda per confronto la sequenza tratta da Mattina in Famiglia in cui il dispositivo televisivo, che fa leva sull'emotività, porta a una visione completamente differente della professione e degli interventi sul territorio.

Rinvii

Racconti e rappresentazioni

"Scatola aperta" e "Mattina in famiglia": modelli televisivi e stili comunicativi a confronto

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L'autodeterminazione del cliente/utente. Confronta la sequenza con la descrizione del lavoro sulla "Persona"