Tv: Johnny 7 - 1977
Sketch dei due carcerati
Tratto da: Johnny 7
Scheda informativa
Titolo: Sketch dei due carcerati
Autore: Johnny Dorelli
Tratto da: Johnny 7, di e condotto da Johnny Dorelli
Data e canale di trasmissione: 30/07/1964, Rai Uno (Nazionale)
La puntata da cui è tratta la sequenza è andata in onda sul Programma Nazionale della Rai, all'epoca unico, e appartiene alla I edizione del programma.
Tipico varietà televisivo della sera, Johhny7, è costruito seguendo tutti i canoni del genere ed è un prodotto televisivo destinato a un grande pubblico. Siamo nell'ambito dell'intrattenimento puro condotto da uno show man già affermato come Dorelli. La trasmissione va in onda per quattro anni e contemporaneamente il protagonista partecipa a numerose altre produzioni artistiche (in radio, al cinema ecc.).
La sequenza è tratta da uno dei tanti sketch che animavano il programma e che fornivano l'occasione a Dorelli per cimentarsi in diversi ruoli espressivi (non solo come attore, ma anche come cantante e ballerino)
Siamo all'interno di un carcere e in una cella due 'ospiti' ricevono le visite prima dell'avvocato (Anna Maestri) e poi dell'assistente sociale (Giovanna Ralli).
La messa in scena
La cornice
Con Johnny7, siamo di fronte a una tipologia rappresentativa completamente differente dalle altre analizzate in sezione. La trasmissione infatti non solo non appartiene ai generi dell'approfondimento e dell'attualità, ma mette in scena una figura di assistente sociale in un ambito narrativo particolare come quello dello sketch. Non ci sono quindi casi o temi sociali, non è una tv-verità, e non si fa cronaca. E' spettacolo, si punta a far ridere e divertire il pubblico, l'ambito è quello del comico apparentemente fine a se stesso, e l'intento satirico appare più smorzato rispetto ad altre rappresentazioni di genere (si veda ad esempio, lo sketch della Mazzamauro, in apertura di livello). A prima vista, infatti viene raccontata una sorta di 'barzelletta'. La sequenza presentata si colloca in chiusura del testo e quindi contiene uno degli elementi fondamentali di questo tipo di narrazione: il colpo di scena.
Lo sketch ha questo svolgimento narrativo:
a due carcerati rinchiusi nella loro cella vengono annunciate due visite: l'avvocato e l'assistente sociale. L'annuncio non è certo accolto con entusiasmo dai due che anzi manifestano insofferenza per entrambe ("Aoh! Oggi è proprio 'na giornata disgraziata: prima l'avvocato d'ufficio, poi ha dda venì l'assistente sociale per farci er predicozzo" battuta accompagnata da una gestualità eloquente). La prima visita, quella dell'avvocato (interpretato dalla Maestri) si trasforma presto in un colloquio vessatorio nei confronti del carcerato Dorelli. L'avvocatessa infatti, dopo aver cercato invano di far confessare al detenuto di aver commesso alcuni reati, elenca una serie di articoli di legge e di condanne a cui il malcapitato può andare incontro, ma senza dare troppe speranze, in un atteggiamento (caricaturale) punitivo ("sì, sì continuate a fare gli spiritosi, ma ricordatevi che siete nelle mie mani"), di cui però i due, in un crescendo molto divertente, si prendono gioco. La petulanza dell'avvocatessa sortisce però l'effetto di 'stroncare' letteralmente Dorelli che si addormenta sognando un ipotetico e ideale carcere dove tutto è permesso e dove donne bellissime sostituiscono i secondini. Si tratta di una sequenza musicale in cui il detenuto Dorelli passa da un gruppo di ballerine a un altro e infine danza con una seducente Giovanna Ralli vestita di bianco. L'attrice, che non faceva parte del cast del programma, appare nello sketch come guest star. Tutta la sequenza del sogno accade' immediatamente prima di quella qui presentata e cioè subito prima di quando Dorelli viene svegliato dalle grida stridule dell'avvocatessa, che, esausta, esce dalla cella mentre il secondino annuncia l'arrivo dell'assistente sociale. La sorpresa, il colpo di scena (contenuto nella sequenza), è che la bella attrice, la donna protagonista del sogno, si materializza proprio in "quella der predicozzo" provocando lo svenimento di Dorelli.
Il registro prevalente è quindi quello comico e spettacolare e anche rassicurante: in fondo il carcere sembra un luogo in cui ci si può anche divertire.
Come appare e dove appare
Non è così frequente incontrare, nell'ambito delle rappresentazioni e soprattutto nelle parodie, un assistente sociale in un carcere. In questo testo non c'è naturalmente l'intento di mostrare i diversi ambiti del lavoro sociale: il meccanismo prevalente deve essere quello dell'immediato riconoscimento di luoghi e situazioni, perché altrimenti il confronto parodico non può funzionare. Non doveva apparire strano allora, a metà degli anni '60 al grandissimo pubblico (Johnny 7 era una trasmissione da 15 milioni di spettatori) che un assistente sociale operasse in carcere, anzi tale nozione doveva probabilmente rientrare in un sapere diffuso.
Nondimeno in un testo i cui gli attori sono sostanzialmente 'maschere' il personaggio deve essere riconoscibile facilmente: la sua 'apparizione', oltre ad essere annunciata due volte (in apertura di sketch e all'inizio della sequenza) e anticipata dal sogno, è segnata da elementi iconici inequivocabili: capelli raccolti, colletto rialzato, cartellina, vestito scuro. Questa caratterizzazione rientra in pieno nel genere: i costumi di tutti i personaggi sono fortemente connotativi. Si va dalla divisa del secondino, al pigiama dei carcerati fino a un'improbabile toga indossata dall'avvocato durante la visita. Diversa è naturalmente l'ambientazione e gli abiti nella sequenza del sogno: i pigiami sono di seta, le divise delle secondine appaiono succinte, l'avvocato (che indubbiamente è il tipus più maltrattato dagli autori) diventa un cane furibondo, legato con una catena alla propria cuccia. Qui l'assistente sociale, che compare per la prima volta, appare vestita di bianco, con un abito uguale a quello che indosserà nella scena 'reale', ma di 'segno' (bianco) opposto. La proverbiale austerità che la professione si è guadagnata nell'ambito delle rappresentazioni, anche se annullata dall'impatto seduttivo della Ralli, quindi rimane almeno a livello di segno distintivo. Va comunque sottolineato che siamo in presenza di una delle poche rappresentazioni dell'assistente sociale seducente e affascinante. E infatti è 'il colpo di scena'.
Che cosa fa
La battuta più indicativa sull'agire professionale dell'assistente sociale è quella che Dorelli pronuncia al compagno "Lo sai chi è l'assistente sociale? è quella der predicozzo!" Viene evocata in tal modo una figura assolutamente normativa certamente non affascinante e soprattutto non richiesta ma imposta. Ciò che l'assistente sociale fa ha a che vedere con la norma, il dovere e il controllo e probabilmente anche con la formazione educativa. Questo insieme di caratteri che profilano l'agire professionale dell'assistente sociale viene esasperato nello sketch per motivi spettacolari (serve infatti a preparare la sorpresa finale), ma fa evidentemente leva su una percezione diffusa tra il pubblico. Non sapremo mai come si svolge un "predicozzo" tipico (la scenetta non ce lo mostra), ma sappiamo che quando capita, la giornata diventa addirittura "disgraziata".
Di segno completamente differente l'immagine del suo agire nella sequenza del sogno (precedente alla sequenza qui presentata) in cui l'assistente sociale vestita di bianco balla con il detenuto e infine lo abbraccia sedendosi sulle sue ginocchia. Si tratta di una proiezione di desiderio maschile in cui l'assistente sociale va evidentemente oltre le funzioni e mansioni professionali. Tale proiezione fa intuire una "presa in carico" decisamente inusuale.
E finalmente, dopo tanto annunciare, la Nostra entra in campo: è un'illuminazione e una sopresa allo stesso tempo, al punto che il detenuto Dorelli, sopraffatto dall'emozione, sviene. La "giornata disgraziata" cambia segno: il sogno, la proiezione del desiderio, diventa realtà ed è l'assistente sociale a essere responsabile di questo cambiamento. Nondimeno rimane una traccia dell'immagine normativa precedente al sogno: l'assistente sociale Giovanna Ralli si presenta con tutto il suo fascino contenuto però in un vestito uguale a quello del sogno ma scuro, pronta a svolgere il suo lavoro (con cartellina e tutto il resto) che stavolta non consiste in un "predicozzo", ma in una elargizione di premi, addirittura un "ballo premio" che ha però il carattere di una concessione dall'alto.
Che cosa dice
"Buon giorno ragazzi e ben trovati": questo è l'esordio dell'assistente sociale nella sequenza. Come rilevato la sua presenza illumina il grigiore della cella, ma il suo saluto, determinato e deciso, sembra appartenere a un frasario professionale, a una formula di saluto che apre solitamente i suoi incontri con l'utenza. Mirata al più solare ottimismo, questa frase appare palesemente in contrasto con la situazione si prospetta: un "buon giorno" a fronte di una "giornata disgraziata" rivolto a due detenuti "ben trovati" che non sembrano per nulla contenti e soddisfatti della loro situazione. L'immagine linguistica che emerge dall'esordio (così artificiosamente professionale ed avulsa dal contesto di intervento), si mantiene poi dopo lo svenimento: per nulla turbata dall'evento, l'improbabile assistente sociale Giovanna Ralli, si limita a compatire lo sventurato Dorelli e poi conclude con la comunicazione dell'elargizione del premio. Sebbene quindi non ci sia un intento altamente satirico nei confronti della professione, l'immagine che viene proposta appare in qualche modo connotata da un accumulo di percezioni condivise (chiunque sia l'assistente sociale, qualsiasi grado di fascinazione possa esercitare, il suo linguaggio, il suo aspetto, le sue movenze sono comunque identiche e riconducibili a una iconografia precisa).
Chi ne parla e come
E' l'utenza a esprimere il suo punto di vista sull'assistente sociale e la sua opinione non è secondaria: nello sketch infatti i due possibili clienti del servizio sociale (i due carcerati) sono i protagonisti, o meglio sono il capocomico e la spalla, vale a dire i due ruoli principali della scena. Sono loro a occupare lo spazio maggiore della storia. Ai due (come a tutti i protagonisti) è affidato il compito di catalizzare i processi di identificazione dello spettatore. Inoltre uno dei due è Dorelli, show man allora nel pieno del successo, quindi un 'testimonial' particolarmente autorevole. Ciò che dicono dell'assistente sociale prima del suo arrivo (dopo infatti svengono o ammutoliscono) è quindi importante per il tipo di ricaduta che può aver avuto sul pubblico del tempo. Come sottolineato in altri punti (si veda Come appare) l'immagine che evocano con la terminologia gergale ("predicozzo") non fa appello a una considerazione positiva. La percezione che protagonisti (e pubblico di riferimento) ne hanno va nella direzione dell'identificazione di un ruolo tutto - e solo - istituzionale.
Da che parte sta
Nella storiella dei due carcerati, la posizione che Giovanna Ralli assistente sociale assume è duplice: da una parte infatti c'è la sequenza del sogno del carcerato, dall'altra parte c'è il suo intervento narrativo di sorpresa finale. Se nella prima appare apertamente schierata con 'il cliente' (quindi anche con lo spettatore per i motivi visti in Chi ne parla e come) anche oltre i limiti professionali, è il finale a essere rivelatorio dell'immagine comune. Qui infatti, pur dimostrandosi la concretizzazione dei sogni, appare pur sempre 'l'istituto' che interviene e il rapporto tra assistente sociale e utente è pur sempre gerarchizzato. Il contrasto tra sogno e realtà rappresentata è fortemente sottolineato dalla messa in scena: se nella sequenza onirica la donna accarezza e abbraccia il detenuto/spettatore, nello spezzone qui presentato l'assistente sociale non solo esordisce con una frase di rito, che pur affabile, serve a mantenere una distanza professionale e una gerarchia con i due detenuti ("Buongiorno ragazzi"), ma si rivolge a loro inquadrata sempre con un primo piano che li esclude, ma da cui si intuisce una sua posizione superiore. La Ralli infatti prima guarda Dorelli che, svenuto e disteso per terra, lo definisce come "poverino" e poi si rivolge al suo compagno, ma sempre con lo sguardo in direzione inferiore, sempre cordiale e sempre impettita. Lo 'schieramento' istituzionale è palese.
Ipotesi di lettura
La "giornata disgraziata" dei due carcerati (come da loro viene definita in apertura di sketch) è contraddistinta da due visite 'di protocollo': l'avvocato -precisamente "avvocato d'ufficio"- che cerca di impostare la linea difensiva proponendosi come unica loro risorsa e l'assistente sociale "der predicozzo". Di nuovo (come ne Il fatto di Enzo Biagi, ad esempio) l'assistente sociale appare in 'coppia' con una raffigurazione della legge. Norma, punizione e rieducazione in qualche modo sono legati in un continuo processo formativo: i due carcerati infatti sembrano in fondo degli scolari discoli che hanno combinato qualche marachella e l'istituzione cerca di 'recuperarli alla società' con interventi vessatori, punitivi. Il fatto che i due si aspettino un "predicozzo" è indicativo di come sia percepito l'intervento sull'utenza da parte non solo dell'assistente sociale: qui è rappresentato infatti tutto il sistema, senza un tono da denuncia (la satira come detto è velata e smorzata) ma anzi dando per scontato che così funzioni, che queste siano le modalità diffuse di intervento, di recupero e di 'ricucitura'. E' un'istituzione inoltre che dispensa premi: non incentivi, ma 'balli di fine anno' a cui può accedere chi se lo è meritato o chi si dimostra all'altezza dell'assistente sociale, del servizio e, in ultima istanza, della società. Tutto il sistema inoltre appare gerarchizzato e immobile: i detenuti sembrano essere segnati dal loro destino e sogni che fanno, paradossalmente, non riguardano l'essere fuori, in libertà: il sogno del carcerato è un carcere da 'paradiso perduto', dove tutto è permesso, ma pur sempre in carcere.
Interessante appare anche il conflitto di genere nella disposizione dei personaggi: i due detenuti uomini versus, l'avvocato e l'assistente sociale donne. Punizione e rieducazione sono ruoli (non professioni però) femminili e il loro contraltare (in un sogno maschile) è il gioco della seduzione. Il dispositivo televisivo quindi fa appello a tutti gli stereotipi per mettere in scena dei ruoli e poi li ribalta in una rappresentazione onirica, ma in una prospettiva tutta maschile, quella del conduttore, protagonista, show man. In altre parole, la rappresentazione qui fornita (indicativa in quanto nazional popolare) mette inscena delle funzioni di controllo e riabilitazione e le presenta come tipicamente femminili, per poi farle trasformare, da un immaginario e in una proiezione maschile, in atteggiamenti seduttivi. E' uno dei topoi della tipica commedia all'italiana.
Rinvii
Racconti e rappresentazioni
Una questione di genere. L'assistente sociale e la femminilità/1
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