Dall'India a Caltanisetta

Cosa è successo

Abbiamo in visione due diverse vicende che si verificano entrambe nel 1998. Nella prima un gruppo di docenti dell'Università La Sapienza e di Tor Vergata lanciano un appello alle autorità indiane affinché svolgano un rapido accertamento della verità nei confronti un'assistente sociale di quel paese, Alice G., ritenuta vittima di un'azione giudiziaria arbitraria. Da anni Alice svolge battaglie a sostegno dei paria e per questo proprio nel 1998 il magazine indiano The week la dichiara <donna dell'anno>. Le sue attività non piacciono al Bjp party, il partito conservatore del Rajasthan al potere fino a poco prima, che da tempo cerca di bloccarla in vario modo: prima le vengono tagliati i fondi, poi viene accusata di aver ucciso una bimba. Lei è costretta a fuggire, alcuni suoi collaboratori vengono arrestati e torturati. Nella seconda un'assistente sociale di trent'anni viene uccisa mentre fa il suo lavoro. Rimane coinvolta in una tragica vicenda di cronaca che avviene a Mussomeli, in provincia di Caltanissetta. Due coniugi con una bimba di due anni si erano in precedenza separati legalmente e la moglie era tornata a vivere dai genitori. C'erano liti continue fra i coniugi, - e fra i genitori di lei e il marito -, anche sulla possibilità di far visita alla bimba da parte del padre. F. S. viene incaricata dal Tribunale dei minori di seguire la cosa e una domenica, quando il marito G. M. arriva a casa dei suoceri, F. si trova sotto l'abitazione ad aspettarlo, per accompagnarlo in visita. Dopo una discussione con la suocera, G. uccide prima lei, poi il suocero e l'assistente sociale, che tentava di disarmarlo. La moglie e la cognata, con i rispettivi figli si barricano in una stanza e chiedono aiuto. Arrivano le forze dell'ordine, lui si arrende.

Il processo mediatico

Nel primo caso non si registra una tenuta significativa della notizia. Essa viene pubblicata nella prima pagina, 'a piede', della cronaca romana del Corriere della Sera e nella sostanza, non ha un grosso seguito, non si determina un "caso" mediatico. La vicenda ha un certo valore simbolico, ma è situata in un paese molto lontano, l'India e c'è una vecchia regola dell'informazione di cronaca per cui di norma interessa al lettore - e di conseguenza a chi prepara i giornali - più ciò che è vicino, piuttosto che ciò che è lontano sul piano geografico e temporale (e tenuto conto delle dovute eccezioni), a meno che non si tratti di eventi di grande rilievo come un terremoto (pensiamo al terremoto che ha distrutto la città vecchia di Baghram in Afghanistan e ucciso moltissime persone) o un'inondazione (quella avvenuta in Germania nel 2002). Nel secondo caso il fatto di cronaca ha un grande rilievo locale - viene trattato a lungo dal Giornale di Sicilia, dove tiene la prima pagina e le pagine interne non solo il giorno successivo all'evento (25 ottobre 1998) ma per un certo periodo di tempo a seguire - e una qualche eco anche a livello nazionale, con alcuni 'pezzi' di cronaca su quotidiani nazionali nelle pagine degli interni (per esempio il Corriere della Sera del 25 ottobre 1998). Non si determina un "caso" delle proporzioni di altri che abbiamo visto.

Gli articoli

Lotta per i diritti dei paria, perseguitata dagli integralisti del Rajasthan, di Giulio Benedetti," Il Corriere della Sera", 06 dicembre 1998, pag 47

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La messa in pagina

Il testo è riportato nella prima pagina del dorso romano del Corriere della Sera. Nelle città più importanti i grandi quotidiani hanno un "dorso", alcune pagine dedicate alla cronaca locale che vengono pubblicate solo in quelle città. Per esempio, la cronaca romana del Corriere della Sera viene pubblicata solo a Roma, e quella milanese solo a Milano. La notizia, anche se di rilevanza internazionale, rimane circoscritta alle pagine della cronaca locale romana in relazione all'appello dei docenti dell'Università La Sapienza e Tor Vergata. L'articolo, piuttosto consistente, è collocato "a piede" con un titolo su cinque colonne: <Lotta per i diritti dei paria, perseguitata dagli integralisti in Rajasthan>. L'occhiello: "Il Caso: Diritti umani. Appello di 50 professori di Sapienza e Tor Vergata al governo indiano per Alice Garg". Il testo la vicenda e ciò che ha messo in moto nel mondo accademico non solo italiano. <Alice Garg, 57 anni, è un'assistente sociale. Vive e lavora nello stato indiano del Rajasthan dove si batte da quasi trent'anni a favore dei diseredati. Ma questo impegno gli ha procurato profonde inimicizie nel partito conservatore Bjp che fino a poco tempo fa ha governato il Rajasthan. Accusata di nefandezze di ogni tipo è stata costretta a fuggire. I suoi collaboratori sono stati imprigionati e, secondo Amnesty international, necessitano di urgenti cure. I familiari vivono sotto la minaccia dell'arresto>. La strategia narrativa in apertura usa un ritmo serrato. Mette in contrasto ciò che è Alice <un'assistente sociale> e ciò che fa <si batte da quasi trent'anni a favore dei diseredati> con il fatto che questo impegno le ha <procurato forti inimicizie nel partito conservatore> e con il fatto che <accusata di nefandezze di ogni tipo, è stata costretta a fuggire>. Il testo cita Amnesty international, la nota organizzazione che difende in tutto il mondo i diritti umani. Spiega che, pur non essendo stata a Roma, <diversi professori di Fisica de La Sapienza e Tor Vergata si stanno battendo per salvare lei e i suoi collaboratori dalla repressione del governo integralista Hindu>. Per questo un gruppo nutrito di docenti ha inviato un appello alle autorità indiane in cui si chiede alla magistratura un rapido accertamento della verità <sul caso della signora Garg, vittima, insieme ai suoi collaboratori, di un'azione giudiziaria a dir poco arbitraria>. Vengono indicati i tanti docenti che hanno firmato l'appello. Si spiega che la mobilitazione è ampia, è partita dal marito di Alice, che è professore di Fisica a Jaipur ha coinvolto anche un docente indiano del centro europeo di Grenoble e sta <appassionando> l'ateneo romano, che ritiene determinante la solidarietà internazionale per liberare Alice e la sua famiglia dagli <orrori> della persecuzione. Viene riportato il numero di conto corrente che i colleghi romani hanno aperto per aiutare il docente indiano nella sua battaglia giudiziaria. Poi il testo entra nel dettaglio e spiega chi è Alice Garg, racconta la sua storia. Comincia con un' interpellazione: <Ma chi è veramente questa donna che ha sfidato carcere e torture per difendere i diseredati e i senza casta? Un esempio concreto. Nello stato indiano, come nella nostra città, ci sono piccoli nomadi che vivono di furti. Nel nord dell'India, questi bambini (saansi), furono incasellati nel grado più basso della casta degli intoccabili, subito dopo gli spazzini (scavengers). Alice da venti anni li difende e cerca di recuperarli a una dignità sociale, a partire dai diritti all'istruzione e all'assistenza sanitaria>. Data la natura dell'articolo, l'assistente sociale è citata specificamente con nome e cognome, con riferimento esplicito alla persona - sappiamo anche quanti anni ha: 57 - e alla sua storia che viene dettagliata. Insieme ai docenti che hanno promosso l'appello è al centro del racconto e agisce <sfidando carcere e torture> per tutelare i diritti dei senza casta. Di madre cattolica e padre parsi, <26 anni fa ha fondato l'organizzazione Bal Rashmi per contrastare le discriminazioni di casta e sesso e tante altre piaghe>. Dalla segregazione globale nelle scuole alla mancata assistenza sanitaria per i figli dei paria e, in casi limite, dalla soppressione delle ragazze madri alla <non ancora spenta tradizione dell'invio al rogo di giovani vedove>. Si è occupata di assistenza a favore dei poveri, dei <diseredati>, ha fondato una organizzazione con la quale <si è sforzata di rendere le persone delle caste più basse consapevoli dei propri diritti, del tutto negati in quella società ancora di tipo feudale>. La chiusura del testo riporta alle ragioni dell'appello: <insieme ai riconoscimenti per Alice Garg sono arrivati anche gli anatemi da parte degli ambienti politicamente più retrivi, in particolare dal Bjp party che due anni fa avrebbe attribuito l'insuccesso elettorale di alcuni suoi esponenti all'attività della donna. Lo scorso dicembre sono stati tagliati i fondi. Nel luglio l'offensiva sul piano giudiziario: Alice Garg viene accusata di aver ucciso una bambina, Nel giro di pochi giorni piovono sull'organizzazione le accuse di tentato omicidio, stupro, tentato stupro e appropriazione indebita. Tre collaboratori vengono arrestati e torturati, secondo quanto ha denunciato il professor Benoty Chakravrethy, con scariche elettriche ai genitali per estorcere la confessione>.

Ipotesi di lettura

La vicenda ha un notevole valore simbolico, il testo mette con forza in evidenza il carattere 'nobile' dell'attività dell'assistente sociale (in questo caso in un paese lontano, l'India). E la sua natura di mestiere esposto a rischi, a seconda dei contesti in cui ci si trova a operare. A partire dalla titolazione: <Lotta per i diritti dei paria, perseguitata dagli integralisti in Rajasthan>, in cui emerge subito il contrasto netto fra l'azione - il lottare per i diritti dei paria - e la reazione - la persecuzione degli integralisti. Il racconto ha in apertura un ritmo narrativo serrato in cui si riprende il contrasto della titolazione. La vicenda viene raccontata con una forte personalizzazione, in modo che emerga tutta la forza della persona (e del suo agire) per il quale viene promosso l'appello e delle sue azioni. Sicché abbiamo non un riferimento astratto a una categoria - l'assistente sociale - ma il richiamo preciso a un nome e un cognome (conosciamo anche la sua età) e a una storia, narrata in modo che emerga il contrasto fra il positivo dell'attività di Alice e la disumanità e la scorrettezza dell'intervento in atto da parte del Bjp che si sostiene abbia montato un caso giudiziario sostanzialmente per togliersela di torno. E con lei i suoi collaboratori, dei quali l'organizzazione umanitaria Amnesty International dice che hanno bisogno di cure urgenti. E' in evidenza che si ha a che fare con un caso legato alla tutela dei diritti umani che Alice opera per salvaguardare e che nei suoi confronti e nei confronti di chi lavora con lei non sono invece tutelati. L'assistente sociale è in questo caso protagonista. Viene in luce la sua attività continua a favore dei senza casta indiani: un agire forte e coraggioso. Alice <da quasi trent'anni si batte a favore dei diseredati>, <ha sfidato carcere e torture per difendere i diseredati e senza casta>, da vent'anni difende i bambini che appartengono alla casta degli intoccabili, si batte <contro le discriminazioni di casta sesso e tante altre piaghe>, lotta per alleviare <le sofferenze dei diseredati>. Azioni nobili che stridono con l'intervento di chi, <gli ambienti politicamente più retrivi> sta lavorando perché non sia più messa in condizione di operare, con una battaglia giudiziaria ritenuta arbitraria e attraverso la tortura dei suoi collaboratori. E che l'accusa di <nefandezze di ogni tipo>. Il testo tratteggia in modo suggestivo, con aggettivi e termini espressivi, un'immagine che arriva ad assumere tratti quasi 'eroici', titanici, di una specifica assistente sociale in India. Va precisato che il contesto è molto diverso dal nostro e il luogo e la natura degli eventi si prestano a una narrazione forte, suggestiva. Il racconto però rimanda a una ricorrenza ulteriore - anche se meno frequente di altre viste - nel modo di disegnare, descrivere, raccontare il lavoro degli assistenti sociali: il carattere 'eroico', titanico, talvolta di abnegazione e smisurato amore per gli altri (Allegri 2000). Ed evidenzia, anche se implicitamente, servendosi solo dei fatti e della narrazione, come questa professione possa, a seconda dei contesti in cui ci si trova a operare, comportare rischi di non poco conto. Che possono anche indurre a perdere la vita, come nel caso di Mussumeli, analizzato in questo stesso segmento di "Racconti e rappresentazioni".

Rinvii

Racconti e rappresentazioni

Alice e Sofia. Analogie e differenze nella rappresentazione di due 'front woman' del lavoro sociale

Missione o professione? Metti a confronto la rappresentazione che emerge dall'articolo del Corriere della sera con l'immagine di Claudine ne "Il grande orfano"

Metti in relazione le due figure di assistente sociale che trovi rappresentate in questo articolo e nel programma di Patrizio Roversi e Susy Blady, facendo attenzione al modo in cui vengono descritte

Coni d'ombra

Leggi questa descrizione/narrazione avendo presente i tratti salienti del lavoro dell'assistente sociale così come emergono dal documento "Definizione" e rifletti sul rapporto fra titanismo, eroismo e professionalità

Leggi questa descrizione/narrazione avendo presente ciò che evidenzia Ponticelli nel suo contributo e rifletti sul rapporto fra titanismo, eroismo e professionalità

Leggi questa descrizione/narrazione avendo presente gli elementi evidenziati nel documento "Funzioni" e nella tabella sinottica e rifletti sul rapporto fra titanismo, eroismo e professionalità


Ha dato la propria vita per il lavoro. A Francesca il mio riconoscimento, di Alessandro Silverio, "Il Giornale di Sicilia" , 28 ottobre 1998, di Alessandro Silverio, "Il Giornale di Sicilia" , 28 ottobre 1998

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La messa in pagina

L'articolo compare sul "Giornale di Sicilia" del 28 ottobre 1998, dopo qualche giorno dall'accaduto. E' inserito in una pagina interamente dedicata alla vicenda di cronaca - in quei giorni seguita nel dettaglio dal quotidiano -, in cui il "taglio basso" è dedicato al commento dell'allora ministro per la Solidarietà sociale Livia Turco nei confronti del gesto di F. S. Si tratta di un articolo su tre colonne in cui è pubblicata anche una foto della giovane. C'è un "bacchettone" <La solidarietà del ministro Livia Turco>. Il titolo mette in evidenza una sintesi del commento: <Ha dato la vita per il lavoro. A Francesca va il mio riconoscimento>. Il testo riporta una nota del ministro <che ha voluto essere vicino al dolore dei familiari, mici e colleghi di F. S., la giovane assistente sociale che ha persona la vita nella tragedia di via Cadorna>. Dice il ministro: <La morte di Francesca mi addolora, mi provoca rabbia, però mi dà anche la forza di battermi affinché le politiche sociali diventino finalmente centrali nel nostro paese e siano valorizzati pienamente gli operatori sociali a partire da quelle fondamentali figure che sono gli assistenti>. Turco sottolinea come gli assistenti sociali sovente operino: <in prima fila e spesso in solitudine affrontando, per risolverli, problemi sempre più complessi; la drammatica fine di Francesca ne è una conferma>. E ancora: <Mi preme esprimere assieme a tutte voi il mio personale riconoscimento a Francesca che ha spinto fino all'estremo sacrificio la passione con cui ha sempre lavorato, così come mi testimoniano le tante assistenti sociali che la conoscevano bene e me ne hanno parlato>. L'articolo riporta anche la voce dell' assemblea delle assistenti sociali della regione Sicilia che diffondono un appello <affinché questa professione non venga svilita nei suoi contenuti professionali>. Cita direttamente il testo dell'appello: <F.S. è morta tragicamente nell'espletamento della propria attività a seguito di formale mandato istituzionale del tribunale dei minori di Caltanissetta. La determinazione professionale di Francesca impone una riflessione sui contenuti e sulla specificità della professione che troppo spesso comporta rischi disconosciuti lasciando spazio a interpretazioni superficiali e qualunquiste>. Viene fatta sentire la voce della presidente dell'ordine professionale della regione, la quale <invita tutti a non sottovalutare l'operato di queste persone che vivono e tentano di risolvere con grande impegno e professionalità i drammi di tante famiglie diseredate>. Il testo - affiancato da una fotografia - cita l'assistente sociale coinvolta nella vicenda con nome e cognome. E riporta anche la nota diramata dagli assistenti sociali siciliani, oltre che la voce della presidente dell'ordine professionale siciliano.

Ipotesi di lettura

E' questa una vicenda italiana in cui un' assistente sociale, nel compiere il suo lavoro, perde la vita. Un fatto accaduto nella quotidianità delle proprie funzioni. L'articolo che vediamo riporta il commento dell'allora ministro per la Solidarietà sociale e la posizione degli assistenti sociali siciliani. L'evento è di tale natura che viene ripreso dal titolo il quale fa anche sintesi del commento di Livia Turco. <Ha dato la vita per il lavoro. A Francesca il mio riconoscimento>. Nel titolo compare anche il nome di battesimo della giovane assistente sociale: una persona precisa che perde la vita nello svolgere il proprio compito professionale. L'articolo è poi corredato dalla foto di F. S., in questo modo noi vediamo il volto - giovane e sorridente - di chi ha compiuto questo gesto. Anche in apertura viene citato con nome e cognome l'assistente sociale. Il riferimento è dunque preciso e personale. L'evento viene fatto parlare da solo ed è di tale rilevanza che il ministro competente interviene direttamente a esprimere la sua solidarietà, come evidenzia il "bacchettone" sopra al titolo. Vengono riportate le parole del ministro. Livia Turco sottolinea, fra l'altro, che F. <ha spinto fino all'estremo sacrificio la passione con cui ha sempre lavorato> e che sovente gli assistenti sociali operano <in prima fila e spesso in solitudine affrontando, per risolverli, problemi sempre più complessi>. Parla di <passione> portata <all'estremo sacrificio>, mette in evidenza la <solitudine> nell'affrontare <problemi sempre più complessi>. Dalle parole del ministro e dal testo emerge dunque chiaramente l'idea di una professione che per sua natura può essere esposta a rischi, un lavoro che si svolge "in prima fila", "in solitudine". E che ci sono casi, come questo, in cui "la passione" può essere portata "all'estremo sacrificio". L'articolo, che ha una natura e una strategia narrativa differente da quello riportato sul caso indiano, non ha forzature formali, non si colora con aggettivazioni o immagini suggestive: fa emergere dai commenti la natura del gesto di F. S e la complessità del lavoro che gli Assistenti sociali si trovano talora a svolgere. Nelle parole della nota diramata dalla categoria viene in luce con chiarezza proprio la necessità di riflettere sull'aspetto professionale e sul fatto che questo è un mestiere che può comportare rischi. Gli assistenti sociali siciliani mettono in evidenza che <F. S: è morta tragicamente nell'espletamento della propria attività, a seguito di formale mandato istituzionale del tribunale dei minori di Caltanissetta>. Sottolineano anche che è necessario riflettere <sui contenuti e sulla specificità di una professione che troppo spesso comporta rischi disconosciuti lasciando spazi a interpretazioni superficiali e qualunquiste>. Parlano di <rischi disconosciuti>, in contrapposizione a <interpretazioni superficiali e qualunquiste>. L'accento è dunque posto sui contenuti della professione, si chiede di riflettere su di essi e sulla loro specificità, fra cui quella di poter essere esposti a rischi "disconosciuti". L'articolo si conclude con voce della presidente dell'ordine professionale che invita <a non sottovalutare l'operato di queste persone che vivono e tentano di vivere con grande impegno e professionalità i drammi di tante famiglie diseredate>.

Rinvii

Coni d'ombra

Leggi questa descrizione/narrazione avendo presente le informazioni contenute nel documento "Definizione" e rifletti sugli aspetti della professione che possono comportare rischi

Leggi questa descrizione/narrazione avendo presente le informazioni contenute nel documento "Funzioni" e rifletti sugli aspetti della professione che possono comportare rischi


Il matrimonio va in pezzi: uccide suoceri e assistente, di Enzo Mignosi, "Il Corriere della Sera", 25 ottobre 1998, pag. 17;

Mussomeli, l'assassinio ai giudici: <Doveva morire solo mia suocera>, di Giuseppe Martorana, "Il Giornale di Sicilia", 26 ottobre 1998, pag. 8;

Una colluttazione, poi gli spari nel mucchio, di Alessandro Silverio, "Il Giornale di Sicilia", 26 ottobre 1998, pag. 8.